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Mazzarani, che delusione...

Mazzarani, che delusione... 

Max Licari sulla bruciante sconfitta subita contro il Siena. Errori tattici, grande cuore e sfortuna. Pubblico da A.

Brucia, ma bisognerà ripartire da ciò che è mancato quest’anno
Fa male, molto male. Eppure, da sconfitte come questa, profondamente ingiuste, bisognerà ripartire per ritrovarsi ancor più forti in futuro. I quasi 20.000 del “Massimino” hanno assistito a un dramma sportivo che verrà ricordato negli anni a venire; tuttavia, non hanno potuto, alla fine, non riconoscere l’onore delle armi ai ragazzi di Lucarelli, cui tutto si può dire tranne che non abbiano sputato l’anima in campo. Il verdetto è atrocemente negativo, ci sarà da soffrire in questa infame categoria un altr’anno, ma la certezza è che questa squadra, con qualche innesto qualitativo e una guida tecnica diversa, potrà e dovrà vincere il campionato, sulle orme di quanto fatto dal Lecce in questa stagione; anche i salentini provenivano da una dolorosa beffa nella semifinale playoff dell’anno prima e hanno saputo costruire una squadra, con pochi e mirati ritocchi, in grado di ripartire da dove si era finito e concludere un lavoro già molto avanzato. L’importante sarà non pensare unicamente che il destino cinico e baro abbia impedito al Catania di raggiungere la promozione. Quella sì, veramente, sarebbe la fine di ogni speranza e l’inizio di un nuovo calvario. Se quest’anno non si è raggiunto l’obiettivo prefissato non lo si deve solo alla pur non benevola Dea Bendata o al Dio del Calcio che pare aver adottato il Siena, cui tutto sta andando per il verso giusto. Lo si deve anche a talune scelte tecnico-tattiche non adeguate e a qualche lacuna non quantitativa, ma qualitativa (soprattutto in termini di personalità) presente nell’organico. È vero, i rossazzurri, dopo gli scempi degli ultimi anni, hanno disputato un buon campionato e anche dei discreti playoff, ma è sempre mancato negli snodi importanti quel “quid” in più che ti consente di portare a casa il risultato cruciale. Diciamocelo chiaramente, nelle partite decisive, questa squadra ha sempre fallito e, purtroppo, sono quelle che ti consentono di raggiungere l’obiettivo, che sia il primo posto o la finale playoff. Paradossalmente, la migliore fra queste gare si è rivelata proprio quella contro il Siena al “Massimino” e non aver superato l’ostacolo brucia ancor di più. La realtà è, però, che anche in quest’ultima sfida da “dentro o fuori”, quando un unico risultato era possibile e nessun calcolo era consentito, si è regalato un tempo ai non trascendentali ma “tosti” avversari (il Siena è inferiore tecnicamente al Catania, ma ha dimostrato di avere gambe e cuore da “top team” in categoria), arzigogolando scelte tecnico-tattiche sorprendenti che, alla luce dei fatti, sono state smentite dal campo e a cui si è dovuto rimediare frettolosamente in corsa. Dispiace dirlo, ma non è stata la prima volta. In quasi tutti gli altri scontri senza possibilità di appello sono stati commessi errori similari, con risultati deludenti. L’anno prossimo si dovrà ripartire, dunque, da presupposti diversi e, magari, si riuscirà a trovare una fisionomia tattica ben precisa in grado di traghettare il Catania verso un campionato di certezze. Catania-Siena, di contro, si è rivelata la cartina di tornasole di tutta l’annata, fondata su di un “balletto” tattico che non può mai portare alle vittorie sperate: si è cominciato con un inutile 3-5-2 che ha regalato campo ai bianconeri, nonché un gol fondamentale in ottica qualificazione, per poi precipitosamente virare in corsa sul ben più produttivo 4-3-3 e riprendere in mano la partita, senza purtroppo riuscire a chiuderla, anche con un pizzico di sfortuna (vedi traversa di Lodi sul finire del secondo tempo supplementare). Non si doveva giungere a questo, quando il 99% degli osservatori e dei tifosi riteneva che dovessero andare in campo i ragazzi più in forma nell’ambito di un 4-3-3 “a specchio” con gli avversari. E non un giocatore, Caccavallo, che non andava in campo dal primo minuto da quattro mesi… La riprova è che, allorquando sono entrati in campo i Russotto e successivamente i Manneh, con Porcino i più in forma della squadra, il Siena è andato in tilt e si è salvato solo perché il suddetto Dio del Calcio (e anche il Dio degli Arbitri, come ben sanno a Reggio Emilia...) in questo momento è vestito di bianconero. Un errore, l’ennesimo, che non doveva essere commesso. Non potevamo permettercelo. E lo abbiamo pagato. L’anno prossimo, in cui andremo nuovamente a Rende, a Francavilla, a Bisceglie, a Lentini, a Vattelapesca, non potremo ASSOLUTAMENTE consentircelo.

Bastava cominciare con il 4-3-3…
Non ne abbiamo la riprova, ma i secondi 45’ e i supplementari ci hanno suggerito che sarebbe bastato cominciare con Kalifa Manneh e Andrea Russotto a supporto di Curiale per avere molte più chance di chiudere preventivamente un match difficile ma ampiamente alla portata. A cosa servissero tre difensori con due cursori, di cui un “adattato”, Barisic (che non capiremo mai perché sia stato “inventato” quinto di destra del 3-5-2), quando dovevi vincere con due reti di scarto e l’avversario si schierava con il 4-3-3, non riusciremo forse nemmeno fra vent’anni a penetrarne i motivi. Si era detto in tutte le salse negli ultimi giorni che sarebbe stato più opportuno schierarsi in un certo modo e inserire i ragazzi più in forma, ma si è voluto proseguire su una strada che, risultati alla mano, non ha dato frutti. Infatti, frettolosamente, in svantaggio di una rete (Santini al 30’), e in difficoltà in mezzo con Vassallo e Gerli pronti a innescare i mobili Marotta e Neglia dietro i due esterni catanesi, già al 35’ si è dovuto virare al 4-3-3, spostando a destra Aya in difesa e avanzando a sinistra Barisic in attacco. Magicamente, è giunto quasi subito (43’) il gol, proprio su di un cross dello sloveno per il colpo di testa di Curiale! Incredibile, un minuto dopo, il rigore non concesso al Catania da Maggioni per un netto atterramento di Curiale in piena area, ma ci siamo abituati (e pure a Siena lo sono…). La riprova di quanto Lucarelli avesse sbagliato la formazione iniziale la si è avuta al 52’, quando Barisic e Caccavallo, le due ali, sono uscite per far posto a Russotto e Di Grazia, sebbene non si capisca per quale motivo Manneh, nettamente il più in forma dei rossazzurri, sia stato tenuto in panca in una partita in cui serviva velocità per scardinare la strenua difesa bianconera. Il rendimento dell’esterno offensivo catanese, purtroppo, dirà come anche in questo caso il tecnico toscano non abbia indovinato il cambio. Comunque, con Russotto in campo, e nel suo ruolo, è cambiato tutto. Il Catania, dopo aver sfiorato il gol, lo ha ottenuto con un netto rigore (mani di Rondanini) trasformato da Lodi al 66’ e solo la sfortuna, che si è materializzata al 78’ in un infortunio per lo stesso ex catanzarese (che nell’occasione aveva comunque provocato l’espulsione di Iapichino per doppia ammonizione), non ha consentito al Catania di affondare ulteriormente. Quando, a 12’ dalla fine, è entrato in campo Manneh (Mazzarani aveva sostituito Biagianti al 71’) al posto dello sfortunato numero 7 etneo, si è compreso perché il suo mancato utilizzo dall’inizio possa essere ritenuto dannoso. Il giovane gambiano ha letteralmente "spaccato" la partita e, in combutta con Porcino, asfaltato tutto e tutti sulla corsia mancina. Al netto della grande (e unica) occasione fallita dal neoentrato Guberti al 88’, Manneh nel primo tempo supplementare ha mpegnato Pane in una grande parata e nel secondo si è procurato (provocando anche l’espulsione di Rondanini per doppio “giallo”) la punizione dal limite che Lodi ha purtroppo stampato sulla traversa, per la disperazione dei 20.000 cuori rossazzurri. Un passo completamente diverso rispetto a tutti gli altri giocatori in campo, una “gamba” che sarebbe servita come il pane sin dall’inizio del match! Ci si consenta, infine, di non voler “approfondire” sui calci di rigore. Sono un’autentica “lotteria” e ci sta che, alla fine, qualcuno sbagli. Dare addosso a chi si è preso la responsabilità di tirare e ha fallito la realizzazione sarebbe ingiusto. Non è assolutamente colpa di Blondett e Mazzarani se il Catania non andrà a Pescara. Ci permetteremmo solo di chiedere, sommessamente, come mai non abbia tirato l’ultimo rigore il “sicuro” Lodi, considerato che Mazzarani aveva in passato fallito qualche penalty di troppo. Ma ormai è andata…

Arrivederci al prossimo campionato
Il cuore piange, ma ci sarà da soffrire ancora in questa categoria che non ci compete. Sarà dura, difficile, ma noi ci saremo, non molleremo mai, seguiremo sempre i santi vessilli dell’Elefante. A, B, C, D, Zeta, sottozero, in qualunque serie militerà il Catania, il nostro cuore sarà lì, a battere all’unisono. Usque ad finem! Let's go, Liotru, let's go!!!