Corsari nella Sila

Mazzarani, prodezza da urlo...

Mazzarani, prodezza da urlo... 

Max Licari sulla cruciale vittoria di Cosenza. Tre punti strappati con il cuore, grazie al muro difensivo e al rinato Mazzarani

Sofferenza da primato
Una partita da squadra destinata a primeggiare in questa categoria. Una vittoria tipica da terza serie, sofferta, strappata con i denti, agganciata precocemente in virtù della prodezza di un elemento di certificata valenza tecnica come Mazzarani e blindata grazie a una difesa di ferro e a un portiere "certezza". Basti considerare un dato: il Catania, dopo l’1-0 di Cosenza, quarto successo consecutivo (secondo in trasferta), vanta la miglior difesa (2 gol subiti come la capolista Monopoli) e, soprattutto 400 minuti di imbattibilità per il buon Pisseri. Se, come la storia insegna, i campionati li vincono le difese meno battute, allora il Catania di Lucarelli è sulla strada giusta. Strada lastricata di difficoltà, come si è potuto constatare anche al “San Vito-Marulla”, tutt’altro che segnata, ma comunque imboccata nella maniera più consona da un gruppo che, gara dopo gara, sta dimostrando di possedere valori morali ben definiti, al di là della composizione dell’ undici iniziale schierato dal tecnico. Contro il Cosenza, Lucarelli (come da logica, in considerazione delle due partite da disputare in tre giorni... e che sfide quelle con Cosenza e Monopoli) ha inserito quattro elementi nuovi rispetto al match vinto in extremis con l’Andria, Mazzarani, Djordjevic, Ripa e Di Grazia, ricevendo da tutti risposte adeguate alle necessità contingenti. Ciò significa, oltre ad avere a disposizione una rosa ampia e qualitativa (riflessione ormai ovvia e acclarata), anche aver cominciato a cementare un gruppo sui fondamentali concetti di mutuo soccorso e lotta strenua su ogni pallone fino all’ultimo minuto di recupero. Chiunque entri sa cosa deve fare all’interno di un modulo predefinito, il 3-5-2 (o il 4-3-3 in corso d’opera), e ragiona in termini di collettività e non di individualità, come purtroppo troppo spesso accaduto nelle ultime deludentissime stagioni. La prestazione sciorinata da Lodi e soci al cospetto del rinato Cosenza di Braglia appare paradigmatica rispetto a tali presupposti. Non si è giocato bene, tranne i primi venti minuti in cui si sono attivati gli esterni (soprattutto Djordjevic), non si sono trovate le geometrie giuste, non sono state prodotte nemmeno quelle tre o quattro ripartenze letali che, di norma, una formazione in grado, nella ripresa, di permettersi di mettere in campo Russotto e Curiale dovrebbe quasi naturalmente concedersi, eppure si è fornita un'impressione di “forza tranquilla” capace di condurre a un successo che sarebbe ineluttabilmente giunto, in quanto “dovuto” al più bravo. Sensazioni, queste, che il Catania non generava agli osservatori e ai tifosi da anni. Proprio per questa ragione, alla fine, l’urlo dei trecento supporters rossazzurri spostatisi in Sila è risultato così feroce. Un urlo liberatorio perché figlio non della gioia frutto di una “pura casualità”, ma della consapevolezza di una superiorità, seppur latente, sempre ben evidente. Adesso, il campionato comincia a delinearsi in modo più concreto. Alla sesta giornata, le due sorprese Monopoli (capolista per un punto dopo il pari ad Andria) e Siracusa (terza vittoria consecutiva in trasferta a… Siracusa con l’Akragas) camminano di pari passo con Catania, Lecce (3-1 al Bisceglie) e Trapani (2-1 in rimonta alla Casertana e una partita in meno). Se le due outsider non riusciranno a mantenere il ritmo a causa di organici meno robusti in ampiezza, saranno proprio le tre favorite dai pronostici a contendersi il posto in Paradiso senza passare per le “forche caudine” dei lunghi ed estenuanti playoff.

Muro difensivo e ripresa senza acuti
In molti avrebbero scommesso sull’impiego di Mazzarani e Ripa. Lucarelli ha confermato le indiscrezioni della vigilia, inserendo il centrocampista e l’attaccante, sebbene il primo sia ancora in fase di "costruzione" come mezzala e il secondo in chiaro ritardo di condizione. Non si può dire che la buona stella non stia accompagnando il trainer livonese. A risolvere il match è stato proprio l’ex modenese, con una stoccata da categoria superiore quasi dal limite dell’area, al 10’. Un colpo che il ragazzo si porta da casa e che ne giustifica l’impiego. L’impressione è che il piano gara fosse lo stesso di Brindisi: far sfogare il Cosenza, desideroso di riscattarsi dopo un avvio shock anche grazie alla scossa prodotta dal cambio di tecnico, e poi “matarlo” definitivamente nella ripresa favoriti dai cambi di lusso a disposizione, primo fra tutti Russotto, già letale in queste vesti contro la Virtus Francavilla. Purtroppo, la gara non si è dipanata sulla stessa falsariga, vuoi perché il Catania non si è mostrato “scintillante” come al “Fanuzzi”, vuoi soprattutto in virtù della forza dei padroni di casa, sicuramente più attrezzati e motivati rispetto ai pugliesi allenati da D'Agostino. La realtà è che l’undici di Braglia non è calato alla distanza, consentendo di conseguenza alla superiore tecnica dei Lodi e dei Russotto di venir fuori e chiudere il match, ma, al contrario, è cresciuto nel secondo tempo, mostrando ottima gamba e determinazione di recuperare il risultato. Ne è venuta fuori una ripresa di sofferenza (malgrado i calabresi abbiano costruito non più di un paio di palle gol) che i consueti cinque cambi di Lucarelli non hanno alleviato. Mungo, Caccavallo, Statella e poi D’Orazio e Liguori hanno pressato alto, sostenuti da una difesa alta (una sorta di 3-4-3) e non hanno consentito l’uscita con linee di passaggio coerenti (in specie sugli esterni) agli etnei. Tuttavia, il Catania, oltre ad avere un trio difensivo di prim’ordine, ha in organico anche un Pisseri stratosferico che, nell’unica occasione in cui ha dovuto fare gli straordinari (71’), si è prodotto in una miracolosa deviazione sulla linea di porta in risposta a una splendida rovesciata di D’Orazio. Lì si è chiusa la gara, perché poi, al di là di una costante ma sterile pressione, il Cosenza non ha più impensierito il portiere rossazzurro. Un monumento al sano realismo va fatto a Lucarelli che, accortosi della serata non certo brillante dei suoi (nessuna ripartenza pericolosa nella ripresa), ha pensato bene di erigere un muro, inserendo l’ex Caccetta per lo stanco Mazzarani e Bucolo per Lodi, così portando a casa il prezioso risultato con le armi proprie della categoria, mazzuolo e vanga. Siamo in C, non dimentichiamolo mai. Non lo dimenticano, certo, i felicissimi giocatori, andati a fine partita a festeggiare insieme ai tifosi giunti da Catania. Sta, forse, rinascendo qualcosa di “recentemente antico”…

Big match al “Massimino”
Quello di martedì sera con il Monopoli capolista sarà un autentico scontro al vertice tra due formazioni in piena salute. Ottimo, del resto, il pareggio dei pugliesi dell’ex Scoppa ad Andria, in un derby infuocato. Dato l’entusiasmo montante, non è difficile pronosticare non meno di 13-14.000 spettatori sugli spalti dello storico impianto cittadino, al netto delle polemiche, anche infuocate, sorte recentemente tra la società di Via Magenta e l’amministrazione comunale sulle modalità di gestione dello stesso. Impensabili scenari foschi, l’impressione è che si troverà lunedì un accordo di massima. Anche perché il pieno di fiducia così faticosamente conquistato non può e non deve per nessun motivo essere disperso in sterili diatribe. Sarà, dunque, necessaria una prestazione super ai ragazzi in maglia rossazzurra per aver ragione degli uomini di Tangorra. Sicuramente, il mister etneo attuerà un altro mini turnover, inserendo magari i titolari che hanno riposato a Cosenza (primi fra tutti Marchese e Russotto), ma ciò che conterà maggiormente è riversare nuovamente sul campo lo “spirto guerriero” mostrato fin qui, finalmente anche in trasferta. Tutti allo stadio!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!