Conta solo risalire

Pablo Cosentino, prime parole da A.D.

Pablo Cosentino, prime parole da A.D. 

Il commento di Max Licari prende spunto dalle parole di Cosentino per cominciare a tracciare il futuro

Primo passo
Ripartiamo dal termine. Dal fine partita, che segna un momento storico: la "vera" presentazione di Pablo Cosentino, in qualità di A.D., alla piazza etnea. Non lo conoscevamo, adesso sappiamo che sa ben parlare. non solo in italiano, ma in generale a livello di proprietà linguistica. Buona dote per un dirigente "a 360°", come si è autodefinito. Dovrà comunicare spesso e volentieri, nella buona e nella cattiva sorte. L'inizio può essere giudicato promettente... a livello verbale. Ma alle parole dovranno seguire i fatti. Ha parlato con chiarezza, non sottraendosi alle domande dei cronisti, confermando Pellegrino e tracciando il quadro societario: sarà coadiuvato da Bonanno e Caniggia. Punto. In buona sostanza, si ritorna all'antico, ai tempi di Lo Monaco e Gasparin: un A.D. plenipotenziario attorniato da figure di supporto, importanti ma non decisive. Cosentino si occuperà di tutto, dal mercato alla gestione dei giocatori, l'asset maggiormente deficitario durante la stagione, tanto che, da quando è stata fatta chiarezza interna in società, il Catania ha ricominciato a fare risultati e i calciatori sono sembrati tutt'altra cosa rispetto al recente passato. Un evidente riconoscimento di quanto non abbia funzionato l'articolazione innovativa pensata in estate.

Una sfida stimolante, ma difficile...
Per quanto concerne Maurizio, posso solo dire che gli ultimi risultati, compresa la vittoria in extremis con l'Atalanta dell'ex Colantuono, dicono: 4 vittorie in 6 partite, miglior media punti di sempre in A. Ma non è tanto una questione di risultati, perché qualcuno potrebbe dire che alcune partite sono state giocate con squadre non motivatissime. E', piuttosto, l'approccio mentale alla partita della squadra, la motivazione che è riuscito a infondere, che mi fanno pensare come sia meritata la riconferma. Ciò non significa che non debba essere considerata una scelta rischiosa, perché Pellegrino si è sostanzialmente riscoperto allenatore proprio in questo finale di campionato, dopo un periodo di riflessione che addirittura lo aveva portato da tutt'altra parte. Evidentemente, è un rischio che la società sente di poter correre, avendone apprezzato "in toto" il lavoro in questo mese. Maurizio sa che sarà condannato a vincere e convincere, giacché il proverbio "Nemo propheta in patria" è tagliato su misura per un piazza come Catania; non gli sarà perdonato nulla, in quanto non ha "background" e non proviene da Milano Marittima o Aosta. Avendo accettato la sfida, dovrà mettere in campo tutto sé stesso affinché la magica alchimia creatasi nelle ultime gare con squadra e ambiente perduri per tutto il prossimo campionato, di per sé difficilissimo, di Serie B, in cui avrà un unico obiettivo: promozione. E risultati, fin dalla prima partita. Sinceramente, un cimento assai probante che, se superato, lo fortificherà a dismisura come tecnico e come uomo. Malgrado Cosentino abbia giustamente glissato, sappiamo che il "placet" dello "zoccolo duro" dello spogliatoio, quello che presumibilmente si farà carico di costituire l'ossatura della prossima stagione, ha avuto un ruolo rilevante nella sua conferma. E ciò non può che far ben sperare. Ma non basterà. Ci vorranno risultati fin da subito. Non necessariamente gioco, Palermo docet. Le parole accorate del trainer rossazzurro sono sembrate sincere e convincenti, così come la sua determinazione ad accettare questa tortuosa disfida.

Punti fermi
Tutto dipenderà dall'appoggio che Pellegrino riceverà dalla società, dalle strategie e dalle scelte di mercato. Cosentino non ha voluto parlare di futuro in termini tecnici, rimandando alla conferenza stampa che, con tutta probabilità, verrà indetta nei prossimi giorni congiuntamente al presidente Pulvirenti. Ma l'esperienza di altre grandi piazze che hanno vissuto una retrocessione similare per poi prontamente risalire (dal Chievo alla Samp all'Atalanta al Palermo) insegna che va mantenuta una importante ossatura di A in cui innestare buoni elementi di categoria, sia d'esperienza, sia di giovanile talento. L'A.D. ha sottolineato come il Catania voglia puntare proprio sui giovani, seguendo l'esempio degli spagnoli del Villareal, società che ha vissuto l'esperienza di un anno di "purgatorio" in "segunda", per poi risalire prontamente in Liga e raggiungere la qualificazione in Europa League quest'anno. Il paragone si riferisce alla comunanza di solidità delle strutture societarie di entrambi i sodalizi. Io pregherei giorno e notte perché Cosentino possa avere ragione, ma attendo i fatti, malgrado le parole posseggano indubbia dose di fascinazione. Un duplice e opposto errore non bisognerà correre all'atto di scegliere: guardare SOLO alla ultranegativa gestione Maran-De Canio oppure guardare ESCLUSIVAMENTE alla più felice esperienza Pellegrino. Sarà necessario fare una valutazione GLOBALE di TUTTA la stagione. E senza guardare in faccia nessuno. A mio parere, ma, lo sottolineo, è soltanto uno spunto di riflessione puramente personale e NON verità assoluta, un'ossatura importante in grado di poter AIUTARE a vincere il campionato cadetto il Catania la possiede: Frison, Gyomber, Bellusci, Monzon, Izco, Rinaudo, Bergessio, Castro, con Capuano e Almiron a fare da "chiocce" allo spogliatoio, sull'esempio di Ricchiuti. Portiere, difensori, centrocampisti, attaccanti. Il problema di fondo è che almeno tre di questi sono e saranno richiestissimi: il giovane centrale slovacco in primis, adattabile come visto contro l'Atalanta anche a destra; ma anche Lucas e Gonzalo, giunto contro gli orobici alla decima rete stagionale (primo rossazzurro a segnare almeno 10 reti in A in due campionati consecutivi). E uno, il neoconvocato nella lista premondiale argentina Fabian Rinaudo, per il quale sarà molto difficile convincere lo Sporting Lisbona a rinnovare il prestito, sebbene la volontà del giocatore (con gli stessi Gyomber e Bergessio da considerare il più convincente in stagione) sia quella di rimanere alle falde dell'Etna. In tutto ciò, vi sarà da risolvere la questione Lodi, che vuole restare ma è in comproprietà con il Genoa, ha un contratto assai oneroso e ha deluso profondamente. Per non parlare di tutte le altre comproprietà importanti, da Tachtsidis a Martinho ad Antenucci a Fedato, solo per fare qualche esempio, tenendo pur sempre conto di tutte le limitazioni sugli over 23, under 23, under 21, "bandiere", controbandiere, "salary cap" e compagnia cantante. Molti nodi da sciogliere che daranno le prime risposte sull'effettiva valenza di Cosentino in un mondo difficile come quello della B italiana, lontana anni luce dalle mostrine "inter-milan-juventine" della massima serie. Staremo a vedere e, come al solito, giudicheremo attenendoci ai fatti. Fatti che ingloberanno anche la fondamentale questione "stadio nuovo", sulla quale si giocherà una buona fetta di credibilità della società. Fatti che, dati alla mano, quest'anno hanno parlato indubbiamente in negativo. Tuttavia, noi rimarremo sempre in prima linea a sostenere, indipendentemente dalla categoria. Proprio quella, per il sottoscritto e per tutti i veri tifosi del Catania, ha importanza relativa. In A come in Z, l'amore non muore mai. Let's go, Liotru, let's go!!!