Tifosi gonfi d'orgoglio, Sigi rossa di vergogna

Inequivocabile striscione della Curva Nord a fine partita

Inequivocabile striscione della Curva Nord a fine partita 

Il commento al valoroso pari dei ragazzi di Baldini con l'Avellino, con un'inevitabile premessa sulle questioni societarie.

Sigi, ma non ti vergogni?
L'ennesima prestazione convincente del Catania di Baldini, tra l'altro al cospetto di una delle compagini più attrezzate del girone, fa aumentare il disappunto per la grottesca gestione societaria che ha caratterizzato le ultime settimane, con il noto mancato rispetto del termine per il pagamento degli stipendi che costerà una (seconda) penalizzazione, con evidenti ripercussioni sulla graduatoria: i rossazzurri, che sul campo stanno tenendo il passo della zona playoff (tra il 3° posto ed 14° occupato dagli etnei ci sono soltanto 4 punti), sono destinati ad essere risucchiati nel vortice della zona playout in virtù delle decisioni della giustizia sportiva che, questione di tempo, si abbatteranno sul club.
Le questioni interne alla Sigi non lasciano esenti da colpe nessuno dei soci. Non ci sono "scontri tra fazioni" o diversità di vedute che tengano. La scadenza federale DOVEVA ESSERE RISPETTATA, perché questo è il dovere della società nei confronti della tifoseria, della città e di quei giocatori che il loro dovere lo adempiono alla grande scendendo in campo e dando sempre il massimo. Anche laddove il mancato rispetto degli adempimenti non fosse dovuto a mere dispute interne ma ad una carenza di liquidità, quest'ultima DEVE ESSERE COMUNICATA. Ci vuole TRASPARENZA. Niente più promesse da marinaio, niente più "un pignoramento ci ha bloccato i conti" o "contavamo di chiudere in tempo l'affare Torre del Grifo". Se non ci sono certezze sull'espletamento degli atti di gestione ordinaria e sulla stessa possibilità di concludere regolarmente la stagione, la città LO DEVE SAPERE.
Non a caso non molto tempo fa auspicavamo l'acquisto di un frontman che comunicasse adeguatamente con tutte le componenti. Ci si augura che il 29 ottobre, in occasione della nuova convocazione dell'assemblea dei soci, Sigi metta definitivamente ordine e faccia chiarezza una volta per tutte. Basterebbe semplicemente deliberare sui punti all'ordine del giorno: l’eliminazione dallo statuto societario della clausola limitativa del diritto di voto; la nomina del nuovo CdA; la nomina o la conferma dell'amministratore unico del Calcio Catania. Concludere la nuova riunione con un nulla di fatto, stavolta, non sarebbe tollerabile. Non lo è stato neanche la scorsa volta, ma adesso siamo giunti ad un punto di non ritorno. Ci scusiamo se abbiamo utilizzato qualche maiuscolo di troppo, peccando di netiquette, ma la misura è colma.

La saggia prudenza di Baldini
Sebbene l'extra-campo acquisti ora più che mai una preponderanza rispetto a ciò che accade sul terreno di gioco, faremmo un torto alla cronaca ed all'encomiabile lavoro dell'area sportiva rossazzurra se non riservassimo al match Catania-Avellino il giusto e doveroso spazio. La partita con gli irpini conferma i passi avanti compiuti da Baldini, il quale, rispetto al recente passato, ha imparato a mettere da parte il proprio integralismo ed apportare necessari correttivi al suo impianto di gioco, laddove ciò sia richiesto dall'avversario di turno. L'Avellino si è presentato al "Massimino", come previsto, con un tridente rapido, composto da Kanouté, Plescia e Di Gaudio. Un po' meno prevista la difesa a 3, che comunque non ha attenuato la trazione anteriore che caratterizza la squadra di Braglia, che punta sulla rapidità dei propri esterni, peraltro adeguatamente supportati dal lavoro dei tornanti di centrocampo Rizzo e Tito (soprattutto quest'ultimo). Al cospetto di una formazione del genere, corroborata da un tasso tecnico tra i più alti della categoria, opportunamente Baldini ha deciso di abbassare i propri esterni offensivi ed adottare un atteggiamento più attendista, mettendo in soffitta il pressing alto a cui ci aveva abituato.
Una soluzione adottata con profitto anche col Bari, che anche in questo caso ha fatto sì che l'avversario di caratura superiore producesse, palle inattive a parte, pochissimi pericoli. E, soprattutto, ha consentito, in particolar modo nella prima parte di gara, lo sviluppo di diverse ripartenze che hanno evidenziato la capacità di corsa dei vari Zanchi, Greco, Russini e l'ormai proverbiale abilità nel posizionamento in area di Luca Moro, il cui fiuto del gol gli ha consentito di arrivare per primo sulla ribattuta di Forte (che si era opposto ad una violenta conclusione di Zanchi, giunta al termine di una splendida azione individuale), portando il Catania in vantaggio. In un altro paio di circostanze, gli etnei non sono stati altrettanto bravi a capitalizzare gli spazi concessi dall'Avellino, ma il canovaccio del match sembrava ormai consolidato.

L'incubo degli harakiri difensivi
Invece...il dramma della pessima tenuta difensiva sui calci piazzati si è ripresentato vigorosamente. L'occasione di Silvestri in avvio di partita, d'altronde, aveva rappresentato un evidente campanello d'allarme, non colto dalla difesa etnea che ha lasciato clamorosamente solo e libero di calciare a rete Plescia sulla punizione calciata da Aloi al termine della prima frazione di gioco. Ed anche il pareggio finale, firmato Silvestri, è frutto di una marcatura a dir poco approssimativa in occasione di un corner avversario. Un vero peccato, perché fin lì, nonostante un Monteagudo non proprio impeccabile, la difesa etnea aveva retto, anche dopo i cambi propositivi di Braglia, che era passato alla difesa a 4 ed aveva utilizzato tutte le cartucce offensive a propria disposizione.
Senza questi errori individuali e questi limiti difensivi, il Catania in questo momento veleggerebbe tranquillamente nella parte alta di classifica, ma è evidente che il trend dei ragazzi di Baldini è positivo in quanto, nel complesso, si notano miglioramenti settimana dopo settimana e l'auspicio è che anche questo fondamentale della marcatura sui calci piazzati venga man mano riveduto e corretto. Per fortuna, non mancano e non sono poche le note liete. Rappresentate principalmente dall'atteggiamento e dalla mentalità della squadra, che sa soffrire ma quando arriva il momento opportuno sa reagire e far male. Ancora una volta Zanchi, nella ripresa, si è reso protagonista di una sontuosa ripartenza, dai cui sviluppi è nato il corner dal quale è propiziato il gol di Claiton. Bravo Rosaia, nella circostanza, a coordinarsi bene e calciare a botta sicura, trovando la deviazione del difensore brasiliano. Per il Catania è la terza rete prodotta su azione d'angolo in questo campionato, dopo quelle di Moro al Bari e di Biondi alla Turris.

Chi sale e chi scende
Spostandoci sul fronte delle prestazioni individuali, segnali importanti sono giunti da Zanchi, che ha giganteggiato in entrambe le fasi, al netto di qualche errorino dettato dalla foga. Il numero 29, al momento, appare davvero imprescindibile, nonché un'alternativa migliore al Pinto pre-infortunio ed all'attuale Ropolo. Bene anche Rosaia, che sta vivendo un buon periodo di forma. Peccato per l'ammonizione che lo costringerà a saltare, in virtù della precedente diffida, la partita col Monterosi. Conferme anche per Greco, che ormai non è più una sorpresa e garantisce un adeguato cambio di passo alla mediana, settore del campo che paga, invece, un andamento altalenante di Maldonado, che non perde il vizio di abbassare la guardia in alcuni frangenti del match e continua ad alimentare la propria fama da incompiuto. L'atteggiamento attendista voluto (giustamente) da Baldini ha limitato le sortite offensive delle ali, sia quelle che hanno giocato dal 1' (Russotto e Russini), sia quelle entrate a gara in corso (Ceccarelli e Biondi). Peraltro, l'espulsione di Calapai, reo secondo l'arbitro di aver difeso un raccattapalle da un inqualificabile condotta di Kanouté, ha indotto l'impiego di un assetto ancora più prudente. Inutile spendere altre parole per Moro, che dimostra una personalità notevole, aiutando la squadra per tutti i '90 e non solo in area di rigore.

A Viterbo un unico pericolo: sottovalutare l'avversario
Domenica prossima, una delle settimane più complicate della storia del Catania si concluderà con il match di Viterbo contro il Monterosi, matricola ed al tempo stesso sorpresa di questo torneo, capace di accumulare 13 punti (3 vittorie, 4 pareggi, 3 sconfitte) in questo primo scorcio di stagione. La squadra laziale è reduce dal k.o. esterno col Picerno ma ha costruito tra le mura amiche il proprio "tesoretto", anche grazie a risultati inattesi come la vittoria con l'Avellino ed il pari imposto al Palermo. Si tratta, pur sempre, di una formazione dal tasso tecnico inferiore a quello dei rossazzurri ed anche di una squadra come la Virtus Francavilla, con cui Claiton e soci hanno pareggiato senza troppi problemi non più tardi di quattro giorni fa. E' vero che al Catania mancheranno Calapai e Rosaia per squalifica, ma Albertini e Provenzano sono pronti a fare la loro parte come hanno già fatto fin qui. L'unico pericolo è di rifiatare, tirare i remi in barca e sottovalutare l'avversario: equivarrebbe a sconfitta certa, contro una squadra che non vede l'ora di conquistare un risultato storico contro una compagine che, al netto delle note ed amare vicende che la riguardano, rimane pur sempre tra le più blasonate della categoria e non solo. Se c'è però una cosa sulla quale ci sentiamo di sbilanciarci, quello è l'impegno che i ragazzi di Baldini metteranno in campo. Stasera hanno dimostrato una volta di più di avere le palle. L'auspicio è che adesso sia la proprietà a mostrare un minimo di attributi e supportarli come meritano.