Baronchelli a CC.COM: ''Il Catania gioca a Taranto e il mio pensiero va a quel 9 giugno''

I convenevoli tra Monza e Baronchelli prima dell'inizio della gara del 2 giugno 2002

I convenevoli tra Monza e Baronchelli prima dell'inizio della gara del 2 giugno 2002 

Ai nostri microfoni l'indimenticabile difensore e capitano rossazzurro Giuseppe Baronchelli

In vista della gara di domenica contro il Taranto la nostra redazione ha contattato telefonicamente Giuseppe Baronchelli, ex capitano rossazzurro che proprio sul campo del Taranto conquistò la promozione in Serie B il 9 Giugno del 2002.

Beppe, domenica si giocherà Taranto-Catania ed è inevitabile non pensare a quel 9 giugno. Cosa ci racconti?

Quando ho letto che domenica il Catania avrebbe giocato a Taranto il pensiero è andato immediatamente a quella gara. Eravamo un gruppo fatto da persone serie che tutt’oggi, attraverso un gruppo su WhatsApp chiamato 9 giugno, continua a sentirsi con stima e simpatia. Quella vittoria fu proprio il frutto di un gruppo compatto, coeso che ha creduto fino all’ultimo in quello che stava facendo, non facendosi intimorire dagli eventi e trasformando la pressione data da un ambiente come quello di stadio di Taranto in qualcosa di positivo.

Fu una promozione che, ancora oggi, suscita grandi emozioni nei sostenitori rossazzurri perché ottenuta proprio sul campo di una rivale.

Probabilmente quello è stato anche l’inizio del percorso che poi ha portato il Catania di Pulvirenti ad imporsi in Serie A per 8 stagioni consecutive. Essere riusciti a lasciare la Serie C dopo diverse stagioni è stato il giusto viatico per le stagioni successive. Fra l’altro quel gruppo visse l’ultimo periodo prima che i calciatori diventassero super tecnologici attraverso i social perché noi ci incontravamo in centro a bere un caffè con il piacere di stare in mezzo alla gente. Questo ha permesso di creare un legame con la piazza che, forse, oggi con l’avvento dei social è diventato solamente virtuale. Io ricordo che abitavo in via Etnea e passeggiando per strada con mia moglie e mia figlia, mi ritrovavo a fermarmi con le persone a parlare del Catania.

Sempre a Taranto, in quella stagione (28 ottobre 2001), ci fu un'altra gara che vide i pugliesi imporsi per 1-0 grazie alla rete di Cristian Riganò a testimonianza che quella che contese la promozione al Catania era certamente una bella squadra.

Era sicuramente un organico di valore. Con Riganò ho avuto la fortuna di giocarci poi insieme a Firenze e devo dire che era un giocatore di valore assoluto. Ma c’erano anche Marziano, che era stato con noi a Catania, Parente, Galeoto, Di Bitonto, insomma era una squadra di qualità. Ma, comunque, anche noi avevamo una squadra importante con elementi con Michele Fini, che poi fece 10 anni di Serie A, Iezzo in porta, Breda, Pane e Cordone a centrocampo che ci davano il giusto mix di esperienza per poter affrontare ogni avversario. E poi c’era Cristian Kanjengele, una vera mascotte del gruppo. Un ragazzo sempre sorridente che riusciva a trasmettere allegria in qualunque momento e non si lamentava mai anche se giocava poco.

A dirigere quella squadra c’era Riccardo Gaucci, un presidente diverso dagli attuali dirigenti del panorama calcistico?

Riccardo nel tempo è diventato un amico e ogni tanto ci sentiamo sempre con molto piacere. Ricordo che lui all’indomani della sconfitta nei playoff contro il Messina ci diede la carica per affrontare al meglio la stagione successiva in cui poi riuscimmo ad ottenere la promozione. Era una proprietà che non ci facevamo mancare nulla, anche il più semplice dettaglio. Ad esempio, proprio per la trasferta a Taranto anziché sobbarcarci ore di viaggio in treno ci mise a disposizione un aereo per permetterci di arrivare in Puglia con la giusta serenità. Sembrano cose banali ma ti assicuro che per un calciatore farsi ore in pullman o in treno significa non consentire al proprio fisico di stare in movimento e te ne accorgi poi nella fase finale della partita che devi giocare.

Parlando del Catania attuale, che idea ti sei fatto dell’attuale organico rossazzurro?

Ho visto la gara contro il Bari e devo dire che ho visto una squadra che ha fatto una bella gara persa solo all’ultimo per un errore di inesperienza. Ho letto che anche in altre gare sono accaduti errori simili e posso dirti che non sono situazioni “allenabili” perché si tratta di errori individuali in cui l’allenatore può fare ben poco. Concediamo a questi ragazzi la possibilità di maturare anche attraverso questi errori, anche se ovviamente la classifica ne risente. Faccio comunque i miei complimenti a Baldini che sta gestendo al meglio una situazione particolare, riuscendo a creare un gruppo che sta facendo tornare la gente allo stadio nonostante i mille problemi societari.


Ecco, a proposito di problemi societari: la vita del 46 è a rischio e tu che ne hai fatto parte che idea ti sei fatto?

Faccio faticare a giudicare perché non conosco bene i dettagli. Mi rendo conto, però, che in questo momento è una bella sfida tra il cuore, legato alla matricola per la quale si farebbe di tutto, e la realtà che probabilmente suggerisci di ripartire da zero per evitare di allungare un’agonia ad una matricola che ha l’encefalogramma piatto… Ciò che non capisco è come si è fatti sfuggire l’opportunità Tacopina. Posso dirti che gente che lo conosce molto bene me lo descrive come un uomo molto passionale che in una piazza come Catania avrebbe potuto fare grandi cose.

Per finire, che partita ti aspetti domenica allo “Iacovone” di Taranto?

È sempre una partita difficile perché è un campo in cui si sente forte la pressione dagli spalti. Nella prima mezz’ora loro potrebbero metterci in difficoltà perché sono molto aggressivi e mi aspetto che sin da subito vorranno arrivare al goal. Se siamo a bravi a reggere per i primi trenta minuti, possiamo poi cercare di sfruttare al massimo le ripartenze dando qualche pallone interessante a Moro che, al rientro dalla Nazionale, vorrà continuare a far goal in rossazzurro.

È davvero bello sentirti parlare al plurale del nostro Catania

Io l’ho sempre detto: “Sono nato a Brescia ma mi sento catanese perché Catania mi ha dato di più di quanto io abbia dato e sarò sempre un tifoso rossazzurro”