D'altro canto, ragazzi miei, un conto è la cultura, un altro è lo spessore umano delle persone. Non confondiamo i due piani, sarebbe un errore gravissimo.
Ho ancora negli occhi un uomo di tarda età che ho conosciuto quasi mezzo secolo addietro, un vecchio che anzichè godersi la pensione stava ancora lì a guidare la sua vecchia ape piaggio, con la quale guadagnava qualcosa da aggiungere alla sua piccola pensione per poter così aiutare i figli e nipoti che erano in difficoltà. Quest'uomo umile e semplice, sempre con le sue grosse mani sporche di lavoro, senza nemmeno la licenza elementare, era un poeta dialettale che i circoli culturali in città a quel tempo conoscevano bene. In vernacolo scriveva in maniera sublime, è questo era certamente un dono che sgorgava dal suo bellissimo tratto umano. Pensate che ancora, dopo tanti anni, conservo delle sue poesie autografate e lo ricordo con tanto affetto.

Allo stesso modo c'è gente tronfia, arida ma che fa sfoggio della propria cultura, che mi ricorda tanto certi pavoni in amore con code multicolori. Gente che più che all'università andava mandata in cantiere, dove avrebbe imparato la durezza della vita e coltivato umiltà e l'arte del saper vivere in comunità con il prossimo.