#Top11 - ALA SINISTRA: Mascara

 

10a puntata del progetto editoriale realizzato in onore del Catania '46 con Tutto il Catania minuto per minuto e Quelli del '46.

La presentazione del progetto

Le scorse puntate: Vavassori, Álvarez, Legrottaglie, Stovini, Vargas, Szymaniak, Hansen, Prenna, Danova.

ALA SINISTRA: Giuseppe Mascara
Nonostante una concorrenza spietata, il segno che ha lasciato Peppe Mascara è tale che non si poteva che affidargli la maglia da titolare in questo ruolo. Si fece conoscere dai tifosi del Catania con le sue prestazioni nella stagione 2000/01, quando indossava la maglia dell’Avellino. Dopo un’esperienza a Palermo condizionata da un grave infortunio, venne portato in terra etnea da Guido Angelozzi nelle ultime battute di mercato dell’estate 2003. Divenne il beniamino dei supporter disputando una stagione straordinaria, condita da alcuni gol d’autore, per poi passare sulla sponda perugina a seguito della cessione del club rossazzurro dai Gaucci (proprietari del Grifone) a Pulvirenti. Un anno dopo, rimasto svincolato dopo il fallimento della società umbra, fu riportato alla base da Lo Monaco e trascinò il Catania alla promozione in Serie A con un altro grande campionato, instaurando un grande feeling col compagno di reparto Gionatha Spinesi. I primi due anni in massima serie furono altalenanti e non all’altezza delle aspettative generate dal suo talento, al di là di alcune gemme come il gol a San Siro contro l’Inter. Nel 2008/09, con Zenga in panchina, la consacrazione definitiva: doppia cifra raggiunta in Serie A, leadership tecnica, fascia di capitano e la ciliegina sulla torta del gol da centrocampo nello storico 0-4 a Palermo. L’anno dopo, ecco il sorpasso su Prenna nella classifica dei goleador rossazzurri in massima serie (record poi migliorato da Bergessio) ed un’altra invenzione rimasta nell’immaginario collettivo: il cucchiaio a Julio Cesar nella magica serata del 12 marzo 2010. Nel gennaio 2011, il discusso passaggio al Napoli, che buona parte della tifoseria non gli perdonò, fischiandolo nei suoi due ritorni al “Massimino” (coi partenopei e col Novara). Ferite che il tempo ha lenito, riconsegnando a “Topolinik” quel ruolo da icona rossazzurra che si era già conquistato a suon di magie…e di numeri: con 60 gol, rimane il più grande marcatore della storia del Catania ’46.

1 marzo 2009: la Storia 



-> La riserva: Salvador Calvanese. Per “Todo” abbiamo fatto una piccola eccezione, posizionandolo al di fuori del ruolo ricoperto più spesso (centravanti) ai tempi della militanza etnea. Ma abbiamo ritenuto che uno come lui non potesse mancare tra i 22 prescelti, per l’importanza che ha rivestito nel Catania di Marcoccio e Di Bella, di cui era un leader tecnico, nonché uno tra i giocatori di maggior classe. Inoltre, va rimarcato che l’italo-argentino non era un “9” classico, ma era solito svariare su tutto il fronte d’attacco, giostrando talvolta anche come ala e mettendosi al servizio dei compagni. Che non si trattasse di un attaccante puro lo si vede dalle esigue statistiche in termini di gol che, però, raccontano poco delle sue performance. Giunse in Italia nel 1959, a 25 anni (fu il Genoa a pescarlo dal campionato argentino). In Liguria non si ambientò e fu presto etichettato come bidone dai tifosi del Grifone. Ciò nonostante, l’anno dopo il Catania neopromosso in Serie A puntò su di lui. Dopo un inizio in sordina, Todo divenne ben presto il faro offensivo del team di Di Bella, firmando 9 gol (suo record in Serie A), tra i quali il primo dei due realizzati all’Inter nel celebre incontro del 4 giugno 1961. Nell’autunno del 1962 si trasferì all’Atalanta generando una plusvalenza monstre per la società etnea. In Lombardia vinse una Coppa Italia e giocò in Coppa delle Coppe, ma non si trovò mai davvero a suo agio, spingendo per un ritorno a Catania, che si materializzò nell’estate 1964. Seguì un’eccellente stagione (grazie ai gol suoi, di Danova e di Facchin, gli etnei vantarono il quinto miglior attacco del campionato), prima del capitombolo in B del 1965/66 e di un’annata da comprimario in cadetteria, preludio al ritiro. Rimase in terra etnea intraprendendo la carriera di allenatore, formandosi nelle giovanili rossazzurre, per poi guidare la prima squadra nelle prime battute della stagione 1971/72, ma problemi burocratici (non aveva il patentino per allenare in B) decretarono un rapido esonero da parte del presidente Massimino. Tornato in patria dopo qualche anno, allenò per decenni e fino alla sua morte (2019) le giovanili del Vélez Sarsfield.

Calvanese (il secondo da sinistra in basso) insieme ai compagni della stagione 1960/61 



-> Gli altri. Anche sulla fascia sinistra d’attacco il Catania ha potuto vantare diversi cavalli di razza. Procedendo in ordine cronologico, partiamo dagli anni ’50 e da Franco Bassetti, attaccante basso di statura ma rapido e particolarmente prolifico sotto porta, tra i protagonisti della promozione in A del 1954. Qualche anno dopo si mise in luce Remo Morelli, che dopo aver contribuito al ritorno in massima serie nel 1959/60, stava trascinando a suon di gol (9 in 17 presenze) gli etnei nel primo anno del ciclo Marcoccio, con la squadra che lottava nelle zone nobili della classifica, prima che un grave infortunio compromettesse la sua carriera e generasse uno dei più grandi rimpianti della storia rossazzurra. Nel 1964 giunse a Catania Carlo Facchin, che si rivelò un vero e proprio uomo gol in uno dei reparti offensivi etnei più forti di sempre. A proposito di reti, come non citare Aquilino Bonfanti, capocannoniere della Serie B 1969/70, conclusa con la promozione in A. Gol e promozione, binomio che si rinnovò poco più di dieci anni dopo grazie anche ad Angelo Crialesi, peraltro autore dell’unico, ma decisivo, gol negli spareggi di Roma. Altro bomber spesso sacrificato sulla corsia mancina è stato Giorgio Corona, che a Catania ha lasciato un ottimo ricordo nell’unico anno disputato alle falde dell’Etna (2006/07, in Serie A). Da lì in avanti, nel massimo campionato, il ruolo è stato appannaggio di Mascara e, infine, del “Papu” Gómez, di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata.

Facchin (il primo da sinistra, in alto) coi compagni nella sfortunata stagione 1965/66