Stovini a CC.COM: 'Catania, occorre ripartire. Se c’è bisogno sono a disposizione'

Lorenzo Stovini durante la stagione 2007/08

Lorenzo Stovini durante la stagione 2007/08 

L'ex difensore del Catania ai nostri microfoni rievoca il passato ed esprime le sue considerazioni sul futuro prossimo etneo.

A seguito della sua “proclamazione” quale miglior stopper della storia del Catania ’46 nell’ambito del progetto editoriale della Top 11, la nostra redazione ha raggiunto telefonicamente Lorenzo Stovini. Una bella chiacchierata in cui si sono sviscerati temi del passato ed anche del prossimo futuro.

Abbiamo individuato te quale giocatore più forte e rappresentativo nel ruolo di stopper. Un tuo commento su questo riconoscimento?
Una cosa bellissima, mi ha fatto tanto piacere, l’ho visto anche sui social, mi inorgoglisce ancora di più. Sono stato tre anni, sono stato benissimo. Adesso vediamo cosa succederà, spero veramente che il Catania possa ripartire, a prescindere dalla categoria, con le persone giuste. Dopo tutto quello che è successo, che è stato troppo brutto, la piazza si merita di ritornare ai fasti di un tempo.

Facciamo un passo indietro, facendo un riepilogo della tua esperienza a Catania.
Arrivai a Catania nel 2006, mi ero appena svincolato dal Lecce, da lì è partita una nuova avventura per me, una grande avventura, sono stati davvero tre anni importantissimi. Poteva finire diversamente, ma quella è un’altra storia. I ricordi più belli? E’ anche facile individuarli. Quando accadde la disgrazia dell’ispettore Raciti abbiamo giocato sei mesi fuori casa, poi ci siamo salvati col Chievo a Bologna. L’anno dopo la salvezza all’ultima giornata con la Roma. Abbiamo conquistato la salvezza anche l’anno successivo, a Catania non sono mai retrocesso. Le partite da ricordare sono tantissime, è facile dire il 4-0 a Palermo, mi ricordo anche quelle in cui ho segnato qualche gol, anche se di queste qualcuna è andata bene, qualcuna è andata male”.

Nel destino della tua carriera c’è sempre stato il fatto di giocare in squadre del Sud che lottavano per la salvezza. Per un difensore è una difficoltà, ma anche un modo per esaltarsi ancora di più.
Ho sempre giocato per la salvezza, non ho mai giocato in squadre che lottavano per qualcosa di più importante, però è stato un po’ il mio DNA. Tante volte è andata bene, altre volte è andata male, bisogna accettarlo: quando giochi per la salvezza non sai mai come va a finire, a Catania è finita sempre bene, in altre piazze dove sono stato ho vissuto l’anno della retrocessione, purtroppo può succedere. Non sono certo Nesta o Puyol, che possono fare dichiarazioni diverse, è normale che quando giochi in squadre che lottano per la salvezza può capitare di retrocedere”.

Nel 2015, qualche anno dopo il tuo ritiro, quando il Catania finì in C ti dichiarasti disponibile a rimettere gli scarpini laddove la società ti avesse cercato.
Era una possibilità che si poteva sempre valutare, anche se poi non c’è stato il modo. Anche adesso, come ho già dichiarato ad altri portali, se il Catania ha bisogno di qualcuno… Leggo tante dichiarazioni, tante “chiacchiere”, ma se si vuole ripartire veramente occorre chiamare giocatori e dirigenti che hanno voglia di ripartire dal basso. Io non potrei dare niente al Catania a livello fisico (ride, ndr), però mi farebbe piacere una chiamata. Sono tanti i giocatori che, presumo, vorrebbero rientrare in una situazione del genere. Bisogna vedere quello che succederà adesso, mi sembra che ci siano tante situazioni da sistemare, non si sa se si potrà ripartire dalla Serie D, è difficile anche giudicare.

Tu adesso di cosa ti occupi? In che modo potresti essere eventualmente utile alla causa?
Mi occupo di cose personali, che non hanno a che fare col calcio. Ma se arrivasse una chiamata per rientrare nel mondo del calcio non sarebbe assolutamente un problema. Potrei essere utile al Catania come potrebbero essere utili tanti calciatori che hanno fatto la storia, dinanzi ai quali mi metterei per ultimo. Sento ancora qualcuno dei miei ex compagni catanesi, ma è gente che è fuori dal Catania, non saprei neanche da dove partire. Dirigente o preparatore? Mi vedrei di più a livello dirigenziale. Vedremo cosa accadrà e cosa vorrà fare la nuova proprietà”.

Per quanto riguarda le vicende degli ultimi anni, anche se da lontano hai avuto modo di seguirle? Cosa hai pensato quando hai saputo quello che era accaduto al Catania?
Vuol dire che c’erano problemi prima, che nessuno è riuscito a risolvere. Dispiace vedere una società come il Catania che dovrebbe stare in Serie A e che invece è sparita dal calcio. Bisogna ripartire su presupposti diversi, occorre mettere delle basi solide, parlare con gente che sa di calcio e soprattutto valutare quali sono le reali possibilità”.

Un messaggio da mandare alla città ed ai tifosi?
Alla città dico che, se e quando sceglieranno di ripartire, chiunque avesse bisogno o volesse fare due chiacchiere sono a disposizione. Per quanto riguarda i tifosi non c’è niente da dire, sono stato tre anni da Dio, mi hanno fatto stare e sentire come un re. Non ho altre parole, spero solamente che possano ritornare ai fasti di un tempo”.