Le verità distorte sulla fine del Catania ’29 e sulla rifondazione del 1946

Una formazione dell'A.F.C. Catania del maggio 1941 (Fonte: Tutto il Catania minuto per minuto)

Una formazione dell'A.F.C. Catania del maggio 1941 (Fonte: Tutto il Catania minuto per minuto)  

La ricostruzione storica del filo rossazzurro tra 1929 e 1946, a cura di Filippo Solarino, con alcuni particolari inediti.

Come spesso accade quando si affrontano temi storici, anche in occasione del nostro pezzo sulle “carte d’identità” dei tre Catania è risultata preziosa la consulenza di Filippo Solarino e del gruppo di “Tutto il Catania minuto per minuto” per reperire informazioni, dati e chicche varie. Con l’occasione Filippo ci ha raccontato una serie di aneddoti sulle circostanze che portarono alla fine del “Catania ‘29” ed alla successiva nascita del ‘46 senza che si riuscisse a mantenere il titolo sportivo della vecchia società. Questa storia è stata già in buona parte raccontata dagli storici, in special modo sul famoso volume, ma in questo caso Solarino ci ha fornito un quadro approfondito del periodo in cui si sono sviluppate tali vicende, aggiungendo anche qualche particolare inedito. Pertanto abbiamo ritenuto di condividerlo coi nostri lettori e dedicare a tali aspetti, più che mai d’attualità, un approfondimento ad hoc.

Di seguito, la ricostruzione storica del filo rossazzurro tra 1929 e 1946, a cura di Filippo Solarino.

Il Catania anteguerra non continuò l’attività dopo la fine delle ostilità, come invece accadde ad altre ex associazioni fasciste calcistiche del nord Italia. Su ciò che si cela dietro questa storia c’è stata una narrazione approssimativa, di cui furono responsabili in primis i principali giornalisti del dopoguerra, i quali comunque davano per scontata la continuità diretta con il Club Calcio Catania 1946. Tempo fa, col prof. Tino Vittorio, ci siamo chiesti il perché: lui sostiene che con l’arrivo della pace c’era voglia di dimenticare tutto, non solo in ambito calcistico. Vennero così narrate in maniera poco attenta le motivazioni che portarono il Catania 1929 allo scioglimento.

L’affiliazione all’Associazione Fascista. Ripercorrendo le tappe, nel 1936, dopo aver donato al Comune ed alla S.S. Catania il campo dove fu costruito il “Cibali”, il Duca di Misterbianco lasciò la presidenza, non potendo più investire per contrasti con la famiglia. Per non far fallire la squadra (cosa che capitava anche allora, il Palermo nel 1939 era già fallito due volte), si decise di far affiliare il Catania all’Associazione Fascista delle società sportive, per farla vivere dei contributi statali del partito. Fu una scelta obbligata per evitare la fine dell’attività e per tale ragione la società fu ridenominata “Associazione Fascista Calcio Catania”. Anche altre squadre (come Venezia o Vicenza) avevano adottato la stessa denominazione, ma riuscirono a continuare l’attività dopo la caduta del fascismo, per un motivo legato alle sorti del conflitto bellico.

L’epurazione antifascista di matrice inglese nel Regno del Sud. Quando Catania fu liberata dagli inglesi nell’estate del 1943, i soldati di sua maestà fecero partire una epurazione verso tutto ciò che recava riferimenti al fascismo. Questo colpì anche la squadra di calcio. Lo stesso Ruggero Albanese, già fondatore e dirigente del club, fu arrestato per errore proprio in quanto membro dell’Associazione Fascista Calcio Catania, nonostante non fosse di provata fede fascista, visto che non aveva la tessera del partito. Nel luglio 1944 fu emanato il decreto luogotenenziale del principe Umberto di Savoia, figlio di re Vittorio Emanuele e reggente dell’allora “Regno del Sud”, decreto che sopprimeva tutte le associazioni fasciste, sia politiche che sportive: in quel momento la società di calcio fondata nel 1929 cessa di esistere.

Al nord approccio totalmente diverso nei confronti dei club calcistici. Nello stesso momento e sino al 1945, nel nord Italia veniva disputato il campionato organizzato dalla Repubblica Sociale, giocato tra mille problemi sino a poche settimane dalla liberazione: questo fece sì che non si creasse un grande stacco temporale con la fine delle attività, giacché nel giro di un paio di mesi le vecchie associazioni fasciste si erano trasformate in associazioni calcistiche con estrema facilità, anche in mancanza di una epurazione come quella operata al sud dagli inglesi.
La differenza, quindi, tra le sorti della compagine etnea e delle squadre del nord dipese essenzialmente dal lasso di tempo ristretto che separò la fine del conflitto dalla ripresa dei campionati, oltre al fatto che le nuove autorità del C.L.N. non misero in atto una epurazione come quella delle autorità britanniche al sud, che aveva fatto sì che nel 1944 i dirigenti sportivi etnei avessero il timore che la fondazione di una nuova società chiamata “Catania” potesse essere equivocata quale simpatia verso il vecchio regime.


Il niet della Virtus impedì il recupero del titolo sportivo della vecchia società. Pertanto in città nacquero squadre di calcio che si chiamavano in tutti i modi (S.S. Virtus Catania, U.S. Catanese, S.S. Elefante, S.S. Etna) tranne che Catania, anche se sostituta nei fatti della società delle origini era la Catanese, che indossava già il rossazzurro. Quando nel 1945 la Figc offrì alla città di Catania il titolo di serie B della vecchia società, essendo rimaste due squadre (Catanese e Virtus), chiese la loro fusione. La Catanese si disse pronta, mentre la Virtus si oppose per tentare un percorso sportivo autonomo. Per anni venne riportato dal giornalista Prestinenza che la società del ’29 era fallita per un debito di 200.000 lire. In realtà non andò così, visto che la Virtus preferì spendere la propria quota di pertinenza per non confluire nel Catania, pensando di vincere il campionato di Serie C (concluse invece al penultimo posto, ndr).

Il legame 1929-1946 e le successive storture. Quando nel 1946 le due società si unirono, consentendo la nascita del nuovo Catania, il Duca di Misterbianco fu nominato socio vitalizio, proprio per riconoscere l’apporto primigenio decisivo dato dalla S.S. Catania al calcio nella nostra città. Per questi motivi, nel volume “Tutto il Catania minuto per minuto” abbiamo voluto raccontare la storia del Catania per intero: non c’è stata mai una cesura con la squadra rifondata nel 1946, questa avvenne in maniera del tutto artificiale e frettolosa nel 1993, quando il rischio della perdita della squadra e l’avvento di una nuova estranea al contesto cittadino crearono le condizioni per una visione errata e distorta della storia che sino ad allora era stata univoca. Chioso con un aneddoto citando quanto detto dal sindaco Munzone, uno dei quarantamila dello spareggio promozione di Roma nel 1983: ‘’sono rossazzurro sin da bambino, quando andavo con papà nelle gradinate dello stadio di Piazza Giovanni Verga’’.

Ritaglio di giornale risalente al periodo della costituzione del Catania '46