La Difesa di Mario Ierardi

Fino a ieri era il più saldo tra i guardiani di Toscano, poi ha avuto la sua caduta

Nel calcio, come nella vita, la perfezione è un vizio dei teorici. Gli uomini che masticano terra, sudore e responsabilità, inciampano, si sporcano, si pentono. Mario Ierardi, fino a ieri era il più saldo tra i guardiani di Toscano, poi ha avuto la sua caduta.
Fino a poche ore prima era il muro della difesa meno battuta del campionato. Ma il destino si è divertito a piegare la trama.


Un virus intestinale lo ha bloccato prima del via. Così Ierardi si è seduto in panchina.
Quando Toscano lo chiama nel secondo tempo, l’adrenalina gli scatta dentro. Entra, vuole dare tutto. Troppo. In un istante, la fiamma. La “reazione”. L’arbitro Gianquinto non esita — rosso diretto, giusto, via.

Arriva il rigore nel recupero. Pareggio, disillusione, silenzio. E a partita finita, quando le luci si abbassano e il rumore si spegne, Ierardi pronuncia ai microfoni di telecolortv le parole che costano: “Ho sbagliato. Chiedo scusa”.

Mentre lui aveva il capo cosparso di cenere, c’era chi nei commenti sui nostri post invocava la mannaia del boia.

Ma CalcioCatania.com accoglie le scuse di Ierardi senza alcuna riserva. Perché arrivano da un uomo che non finge e non recita.
Chi ha vissuto lo spogliatoio sa che non esiste ruolo più ingrato del difensore. È l’ultimo davanti alla catastrofe, il primo ad essere accusato. Può salvare cento palloni, ma se sbaglia l’unico decisivo, resta marchiato.
La sua espulsione è diventata il simbolo di una serata storta, ma anche la prova che nel calcio esistono ancora uomini capaci di sbagliare senza nascondersi.
Quando tornerà in campo, avrà le idee più chiare.

E forse questa storia è una lezione per tutti: il pallone non appartiene ai perfetti. Appartiene a chi cade, si rialza e resta fedele al gioco.
E Mario Ierardi, dopo Caserta, resta un giocatore del Catania.
Anzi, un uomo del Catania.

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