Dispersi nella Boscaglia...

Toscano e Boscaglia prima della partita...

Toscano e Boscaglia prima della partita... 

Max Licari sulla pesante sconfitta interna al coapetto del Latina. Scarsa "gamba", poca lucidità, attacco "muto".

Il peggior Catania stagionale
Il problema non sta tanto nei sette punti di distacco dal Benevento o nella considerazione che l'Avellino, alla quinta vittoria consecutiva, per giunta con punteggio tennisitico, abbia superato in classifica i rossazzurri; sta nella prestazione, la peggiore dall'inizio del campionato. Il gol di Ercolano nella ripresa, agevolato da un erroraccio di Di Gennaro, punisce un Catania molle, impacciato, spento e spuntato. Un Catania che si fa sgambettare inopinatamente dal disastrato Latina, miracolosamente rivitalizzato dalla cura Boscaglia, da "ben" due giorni sulla panchina dei laziali. Non scherziamo, ovviamente. Gli etnei avrebbero perso in questa disgraziata domenica con qualsiasi delle squadre di questo girone C, anche con l'ultima in graduatoria. Non l'avrebbe messa dentro nemmeno se si fosse giocato sei ore. Per carità, una giornata storta ci può stare e proprio in questi frangenti è necessario stringersi ancora più stretti attorno ai ragazzi; tuttavia, il modo in cui è giunta questa sconfitta non può non generare approfondimenti e riflessioni critiche atte a stimolare una reazione positiva nella squadra. La sensazione, suffragata dai numeri, è che il Catania sia inferiore in attacco rispetto alle concorrenti dirette per l'alta classifica, segnatamente Benevento, Avellino e Trapani. È vero che Toscano non è stato fin qui particolarmente fortunato, avendo dovuto rinunciare per infortunio a praticamente tutto il centrocampo titolare, ma è altrettanto pacifico che al momento gli attaccanti rossazzurri, a parte Inglese, peraltro non al top della condizione, abbiano deluso. Male D'Andrea e Montalto, non brillantissimo Stoppa, bravo ma un tantino a corrente alternata Jimenez. Senza un apporto qualitativo continuo dalla trequarti in su, gli etnei fanno fatica a tramutare in rete la mole di gioco prodotta. Anche contro Di Livio e soci, tanti corner, tanti cross, tanto "fumo" e pochissimo arrosto. Al cospetto di un Latina ordinato e nulla più, sono emersi i limiti offensivi riassunti dai dati statistici: 14 reti siglate contro le 25 del Benevento e le 23 dell'Avellino e del Trapani. Ma anche Crotone, Cerignola, Picerno e Potenza hanno segnato di più. Obiettivamente, così appare impossibile poter ritagliarsi concrete chance di contrastare le più forti, a meno che non si intervenga corposamente sul mercato proprio in questo reparto. A fine gara, malgrado la sconfitta, i sedicimila del "Massimino" hanno comunque incoraggiato la squadra, a testimonianza di una comunione d'intenti chiara e inequivocabile, ma adesso la palla passa agli uomini di Toscano: serve una pronta reazione a Torre del Greco, anche per non perdere ulteriore terreno in classifica.

Centrocampo bloccato, attacco "muto". Sconfitta che deve far riflettere
Il 3-4-2-1 di Toscano, impostato sul duo D'Andrea-Jimenez dietro al centravanti Inglese, diventa un 3-5-2 in fase di non possesso con l'arretramento a mezzala dello spagnolo, mentre Boscaglia risponde con uno schieramento a specchio, molto solido dietro e veloce nelle ripartenze con capitan Di Livio e Martignago. La prima frazione propone un Catania proiettato nella metà campo avversaria, ma assai sterile nelle conclusioni. Verna e Carpani fanno fatica a impostare gioco, mentre il solo Jimenez talora riesce a illuminare la trequarti con qualche imbucata d'autore. Inglese si sfianca in un lavoro più da boa centrale che da punta, mentre D'Andrea gli gira attorno facendo parecchia confusione. In buona sostanza, solo un'occasione clamorosa, con lo stesso ex Cerignola incapace di mettere dentro a porta vuota un cross dalla destra di Inglese. Nella ripresa, il mister calabrese cambia subito D'Andrea e Anastasio, entrambi deludenti, inserendo Stoppa e Lunetta e qualcosa in fatto di brillantezza,  di "gamba", sembra cambiare, soprattutto per merito dell'esterno mancino ex Lecco. Il forcing del Catania, però, viene sempre rintuzzato dell'attenta difesa di Berman, Di Renzo e Vona, ben schermati dall'ex Ndoj, fra i migliori, Petermann e Crecco. Boscaglia, si sa, è un cultore della tattica del fuorigioco, ma ci riesce difficile pensare che in due giorni sia riuscito a inculcare nei suoi l'arte di lasciare sistematicamente in offside gli attaccanti avversari; eppure, la linea laziale riesce spesso a proporre questa tattica, come testimoniato dalle due reti annullate a Inglese nel giro di pochi minuti nella prima metà del secondo tempo. Così, al 60', per la famosa "legge di Murphy", arriva la beffa: Di Gennaro "sballa" un facile pallone e lascia Ercolano a tu per tu con Bethers, preferito dal primo minuto ad Adamonis; niente da fare per il giovane estremo difensore lettone. La certificazione della giornataccia rossazzurra è l'ultima mezz'ora di gara. Malgrado le ulteriori sostituzioni di Toscano, che cerca di inserire qualità e forza d'urto con Quaini, Luperini e Montalto, solo spasmodica fretta di proiettarsi in avanti, poca razionalità e scarsa lucidità. Qualche mischia, qualche protesta verso il "non collinesco" direttore di gara, ma nessuna parata decisiva da parte di Zacchi. Una sconfitta pesante, pesantissima. Una debacle che dovrà far riflettere. Let's go, Liotru, let's go!!!