Cosi di Catania (Calcio): I miei miti? Matteo Russo & Luca Moro

Il piccolo Matteo Russo insieme a Luca Moro. A sinistra il disegno di Enzo Salanitro

Il piccolo Matteo Russo insieme a Luca Moro. A sinistra il disegno di Enzo Salanitro 

Nuovo appuntamento con la seguitissima rubrica del nostro Alessandro Russo

La partita del Catania non è ancora finita
Catania, sabato ventisette novembre duemilaeventuno: cronistoria.
All’una e venticinque p.m. il tredicenne Matteo Russo sguscia veloce come un’anguilla dal “Galileo Galilei” salta in macchina, mi sorride e mi chiede dove sono i biglietti e i panini. Nel momento in cui metto in moto, lui si sfila il giubbotto e mi domanda se ho fatto in tempo a salutare gli storici colleghi medici del Policlinico. Quindici minuti più tardi siamo in centro e abbiamo già trovato posteggio; scendiamo dall’auto e festeggiamo quest’evento abbracciandoci in modo vigoroso.

Quando poi, mano nella mano, mio figlio e io ci avviciniamo verso il più importante Tempio dello sport di Catania, il sole accarezza piazza Spedini ma l’emozione sovrasta il cielo. Di colpo, lo sguardo di Matteo si fa magnetico e questa cosa qui accade allorquando il mio rampollo legge con attenzione il nome e il cognome della persona a cui da quasi vent’anni quest’impianto cittadino è intitolato, sarebbe a dire il suo bisnonno. Mentre mio figlio sale piano piano le scale della tribuna A, i suoi occhi luccicano perché intravede il grande prato verde rettangolare delimitato dalle canoniche linee bianche ortogonali, la gigantesca circonferenza del centrocampo e i due piccoli semicerchi che circoscrivono le aree di rigore. Poco dopo, seduti sui comodi seggiolini rossi, ci guardiamo attorno e insieme scorgiamo un’unica sola bandiera rossazzurra sventolare con fierezza. Ancora una volta mi accorgo che da queste parti i pomeriggi autunnali così come anche quelli invernali sono dotati d’un tepore e di una luce che li rende primaverili se non addirittura estivi. Alle due e dieci diamo il via al nostro pranzo che di sicuro non è lauto ma abbonda in trepidazione e contentezza. Decido quindi di contare all’interno dell’intero stadio ognuno degli stendardi che inneggiano alla lava dell’Etna e al mare di questa nostra città che è Catania: ce ne sono solo tre. Da più di otto anni il club che ha per simbolo l’elefante rossazzurro è in crisi nera e da un minuto all’altro c’è nientemeno il rischio che la sua storia possa scomparire. Allo stadio “Angelo Massimino” frattanto sta cominciando Catania-Potenza, match valevole per la sedicesima giornata del torneo di calcio di serie C, girone C.

D’improvviso si ode un po’ di baccano ma non si tratta di quel tipo di frastuono che arreca fastidio, tutt’altro. Poi la sarabanda s’accresce, giacché alla nostra sinistra c’è un signore sui quaranta che con la mano destra raccoglie da un piccolo sacchetto azzurro un minuscolo quantitativo di sale molto grosso e lo lancia in modo ritmico e caratteristico verso l’interno del campo di gioco.
«Che sta succedendo?» domanda Matteo.
«È un rito propiziatorio,» -risponde un signore molto distinto e col viso da eterno ragazzo dietro di noi- «venire allo stadio consente in un certo senso di conoscere meglio la storia della propria città.»
«Insomma, oggi si vince!» conclude mio figlio con uno dei suoi sorrisi che mi emozionano ogni santo giorno.

Poi, alle due e mezza in punto, io mi deconcentro come talvolta mi succede un attimo dopo aver mangiato; mi torna in mente la settimana trascorsa e soprattutto l’appuntamento letterario dedicato a Vincenzo Bellini che ho organizzato mercoledì ventiquattro novembre al Palazzo della Cultura. Continuo a pensare ad altro, mi viene in mente la nuova avventura lavorativa che inizierà a breve nel reparto ortopedico dell’ospedale San Marco. Di colpo, però, rivedo pure il S. Natale del 2020 con l’Italia intera ferma durante la pandemia venuta fuori dalle pagine d’un thriller e mi ritrovo ricoverato in Rianimazione per il Covid. Ho come la sbiadita percezione di quanto mi sta accadendo in terapia intensiva, intubato e prono. Il corpo come robotizzato, le funzioni vitali monitorate da macchinari che emanano suoni stridenti, luci che si percepiscono a palpebre chiuse, presenze di altri malati che colgo con gli occhi della mente. Quasi un mese trascorso in una trincea dove la linea di demarcazione tra la vita e la morte non è mai netta. I tubi mi tengono ancorato alla vita, la posizione prona mi rende sempre più inerme epperò la mia testardaggine mi salva. Finis vitae, finis vitae, finis vitae leggo nel monitor di fronte a me, ripetutamente, a vari caratteri, con molteplici intermittenze ma con ogni probabilità si tratta d’una proiezione della mia paura che è diventata la mia realtà. Un mese di ricovero, e poi una significativa totale ripresa grazie alla mia famiglia, ai miei amici, al dottor Francesco OIiveri e grazie soprattutto a tutta Catania tutta.
Finalmente, poi, intorno alle 4,40 p.m. in macchina, mentre facciamo ritorno a casa, mio figlio mi rinfresca le idee e mi regala il resoconto integrale della partita di oggi.

«Luca Moro –parola di Matteo Russo – è veramente fortissimo però oggi allo stadio Angelo Massimino c’era poca gente. Il Catania ha giocato un buon primo tempo e ha sbloccato la partita grazie a un campione vero, una persona dal cuore d’oro che ho conosciuto una settimana fa a Torre del Grifo. Oggi, alla fine del primo tempo e con un fantastico tiro dagli undici metri, Luca ha spiazzato il portiere avversario e lo ha beffato in modo micidiale. Nel secondo tempo, poi, al tredicesimo minuto con un altro dei suoi guizzi ci ha portati sul due a zero. Purtroppo dopo un quarto d’ora è arrivato il gol del Potenza, e secondo me, c’è stato in quell’occasione un errore del nostro portiere. Infine proprio al novantesimo abbiamo rischiato grosso, perché il Potenza stava per agguantare il pari. Per fortuna quel pallone è finito alto sopra la traversa e al novantaquattresimo minuto, dopo un rilancio lungo del loro portiere, l’arbitro ha fischiato la fine. Emozionante sentire le urla dei tifosi, che gioivano. Papà, anche oggi il Catania ha vinto grazie al suo “CR7” Luca Moro.»


16. giornata serie C girone C- Catania Stadio Angelo Massimino 27 novembre 2021
CATANIA-POTENZA 2-1

Catania: Sala, Calapai, Claiton, Monteagudo, Ropolo, Rosaia, Greco (89’ Zanchi), Ceccarelli (76’ Albertini), Moro, Sipos (76’ Izco), Russini (34’ Russotto). All. Baldini

Potenza: Marcone, Matino (89’ Maestrelli), Piana, Cargnelutti, Vecchi (62’ Sepe), Zampa (62' Zenuni), Zagaria (62’Banegas), Sandri, Coccia, Ricci, Volpe (69’ Sessa). All. Trocini

Arbitro: Ricci di Firenze

Gol: 46’ Moro (rigore), 58' Moro, 72’ Ricci