Certificazione di un (ennesimo) fallimento
- di Max Licari
- Serie C | Juventus NG | Grella | Pelligra |
- 12 Jan 2025 8:06

Disarmanti...
Max Licari sul disastro interno contro la Juve NG. Diversi giocatori ormai improponibili, urgono risposte e risorse.
Squadra senza attributi, la certificazione dell'ennesimo fallimento. Urgono corposi interventi di mercato.
Si invocava un direttore sportivo d'esperienza in grado di costruire una squadra con criterio e acume. Si invocava un allenatore vincente capace di forgiare un gruppo di carattere impermeabile alle naturali pressioni generate da una piazza importante come Catania. Domenica 12 gennaio, terza giornata del girone di ritorno del girone C della Serie C, la sconfitta interna contro la modesta Juventus NG certifica l'ennesimo fallimento che, a questo punto, ci dice con chiarezza come il successo nel calcio non dipenda dalle singole figure, seppur importanti, ma dalle capacità della società. Una società forte ottiene risultati importanti, una società debole naufraga, anche se incamera al suo interno i migliori professionisti della categoria. E il Catania, non siamo certamente contenti nell'esprimere tale concetto, si dimostra assai debole sotto questo profilo. Non si spiegherebbe altrimenti quanto sta accadendo in questo inizio di 2025, un incipit che sprigiona l'amarissimo olezzo del disastro. Cercare capri espiatori di comodo, dall'allenatore ai giocatori, tutti più o meno colpevoli, intendiamoci, sarebbe l'ulteriore errore "storico" ascrivibile all'ambiente rossazzurro. No, non serve esonerare Toscano, allenatore comunque indiscutibile sebbene non esente da errori talora evidenti; non basta mandar via sei o sette giocatori (anche se ciò appare indispensabile e indifferibile). Serve, da subito, ripensare la struttura societaria e inviare segnali concreti, segnali che presuppongano la volontà di investire nel calcio a Catania. Mercato e strutture. È uscito allo scoperto, alla buon'ora, anche Toscano, fin qui forse eccessivamente "protettivo" e "paludato", e ciò potrebbe rivelarsi positivo al fine di eliminare ogni alibi residuo alla proprietà. Ha chiesto un "cambio di strategia" (traduzione: investimenti, anche nel campo d'allenamento, per esempio) e giocatori nuovi, perché molti di quelli giunti in estate non sono da Catania, ma nemmeno nella più piccola delle unghie incarnite... La verità è che quanto accaduto in estate ha fortemente minato la fiducia della tifoseria e il prosieguo del torneo, purtroppo, non può che essere letto come la naturale conseguenza di tale "black out". Proprio per tali ragioni, sembra assolutamente improcrastinabile una seria e chiara presa di posizione da parte di Pelligra. Ci deve onestamente comunicare, corredando l'eloquio (in inglese, in italiano, in siciliano, faccia lui...) con le necessarie pezze d'appoggio, quali siano le sue reali intenzioni, al di là delle "belle parole" pronunciate a inizio settembre e, frettolosamente, a Natale. Senza questo cruciale "passaggio", il rischio di uno scollamento totale con la piazza sarebbe reale e tangibile. La contestazione delle curve a fine gara ne è soltanto una primissima avvisaglia: la pazienza è finita, servono risposte. Anche perché le possibilità che possa ripetersi la tragica stagione scorsa, conclusasi con una fortunosa salvezza all'ultimo minuto dell'ultima giornata della "regular season", senza peraltro il "paracadute" della Coppa Italia (gettata via consapevolmente e scientemente), cominciano a divenire meno irreali di qualche mese fa. E, se dovessimo anche solo pensare di dover iniziare a guardarci dietro piuttosto che avanti, sarebbe esiziale. La classifica (nono posto, a quota 31, in condominio con il Sorrento) comincia a essere veramente bruttina per una squadra costruita per vincere il campionato...
Male, malissimo in tutti i reparti. E alcuni giocatori, ormai mentalmente fuori dal progetto, non potranno essere riproposti al "Massimino".
Toscano ripropone lo stesso undici di Benevento, mentre Brambilla mette in campo una formazione imbottita di ragazzini promettenti capitanati da Guerra, Scaglia e Afena Gyan (un ventunenne, ma d'esperienza). Il Catania tenta di prendere in mano le redini del gioco, grazie alla verve di De Rose e Jimenez, fra i meno negativi (accanto a Quaini) dei rossazzurri, ma i bianconeri rimangono compatti e ben coperti, subendo davvero poco. Scarse le occasioni in cui Inglese e soci riescono a liberarsi in direzione della porta del bravo Daffara, a causa di una prestazione complessiva insufficiente in specie in alcune individualità, davvero deludenti... Da Gega ad Anastasio, da Carpani a Stoppa, nessuno riesce a fornire i guizzi necessari per supportare la manovra d'attacco e cercare di porre in ambasce la munita difesa piemontese. A parte un paio di tiri di Raimo e un improvvido esterno destro di Castellini da buona posizione, nulla da segnalare in casa etnea, mentre la Juve prima costringe Farroni a un doppio difficile intervento su Guerra e Afena Gyan e poi, a una manciata di minuti dal fischio del signor Drigo di Portogruaro, passa in vantaggio con lo stesso ex romanista, bravo a sfruttare un errore di posizionamento in linea di Castellini e a bucare centralmente il Catania, depositando imparabilmente in rete alle spalle dell'estremo difensore etneo. Nella ripresa il tecnico calabrese tenta subito la carta D'Andrea, inserito al posto dell'evanescente Carpani, contestualmente all'ingresso di Lunetta in vece di uno svagato Anastasio. Qualcosina cambia sulla corsia mancina, grazie alla miglior corsa di quest'ultimo, ma per il resto non si può che riscontrare grande confusione, poca determinazione e fragilità nervosa, soprattutto quando successivamente Toscano, dopo aver inserito Guglielmotti per Raimo e dovuto sostituire l'infortunato Castellini con Ierardi, si gioca la carta Verna al posto dell'insufficiente Gega, passando alla difesa a quattro. Peggio di peggio. È vero che la fortuna non aiuta Inglese, protagonista di una clamorosa traversa al 64', ma il resto è davvero deprimente. Determinati giocatori, in primis i subentrati (ancora una volta, dopo Benevento...), onestamente non si vede come possano continuare il loro percorso a Catania, soprattutto dopo le parole nette e conclusive dell'allenatore a fine match. Il grave è che, come nella scorsa stagione, sono tanti, troppi a mettere il marchio sull'ennesimo fallimento. Il raddoppio del neoentrato Semedo al minuto 87 e il gol a tempo scaduto di Lunetta, ovviamente, non cambiano di una virgola l'analisi. Bisogna fare in fretta, come dice Toscano. Ci vogliono investimenti. Risorse. E subito... Let's go, Liotru, let's go!!!