Casertana–Catania 2-2: un finale che brucia
Sugli spalti solo casertani (4.000 circa), in campo il solito Catania, capace di imporre il proprio ritmo sul sintetico del “Pinto” nella prima metà di gioco. Due avvisi seri al 16’ e al 19’ (punizione a giro e staffilata di Cicerelli, entrambe sventate da De Lucia) anticipano il vantaggio: al 27’ Lunetta traccia il corridoio, Di Tacchio arriva coi tempi giusti e scaraventa in porta la sua prima gioia in rossazzurro. Partita in controllo, identità chiara.
La Casertana reagisce dove può, sulle palle inattive. Un offside le nega l’immediato 1-1, poi al 34’ Proia punisce sullo sviluppo di un corner: sinistro secco e Dini colpevolmente battuto. È l’unico vero difetto del primo tempo etneo: la gestione delle marcature in area, dettaglio che in Serie C pesa come un macigno.
Ripresa più sporca. Coppitelli alza l’intensità in mezzo e il Catania perde per venti minuti il controllo del gioco. Toscano interviene: D’Ausilio per Lunetta per alzare un esterno più tecnico, poi Caturano per Forte a legare i reparti e Rolfini per dare gamba e attacco alla profondità. La mossa funziona: al 73’ Donnarumma sfonda di destro – lui, mancino puro – con una rasoiata che rimette il Catania avanti. L’inerzia torna dalla parte giusta, e i rossazzurri chiedono anche un penalty su Rolfini al 76’: l’arbitro lascia correre.
Finale all’inglese, di nervi e transizioni. All’83’ l’espulsione di Ierardi (Catania in dieci) costringe a ridisegnare: Casasola scala nella linea a tre, D’Ausilio si abbassa, baricentro più prudente e blocco per schermare l’area. Si resiste fino al 90’+7: episodio che fa discutere, contatto in area fra D’Ausilio e l’attaccante campano dopo un “liscio” sul pallone; on-field review e rigore confermato. Dal dischetto la Casertana fa 2-2. Una beffa nel recupero, quando il Catania aveva già speso tutto ciò che una squadra può spendere in trasferta: coraggio, corse, cambi#.
Il cammino resta tracciato: consolidare l’identità, ridurre le oscillazioni, trasformare i “quasi” in punti pieni. Le trasferte senza tifosi (stop imposto dal 14 ottobre) tolgono ossigeno emotivo; fino a Monopoli non si rivedrà la nostra gente, e non è un dettaglio.
Stasera brucia. Ma l’idea di calcio c’è, la personalità pure. E questa è la strada. Arbitri permettendo.
