Brutta figura in un derby grottesco

Maldonado, luci e ombre al

Maldonado, luci e ombre al "Barbera" 

Il Catania rischia di perdere contro un Palermo ridotto in 11 elementi dal Covid. Tanto da rivedere nelle alchimie di Raffaele.

Una premessa è d’obbligo. Comprendiamo che il carrozzone debba andare avanti. Che fissare un numero minimo di giocatori disponibili è l’unico compromesso possibile per garantire lo svolgimento della stagione. Ma individuarlo nella misura di 13 giocatori, per giunta senza tener conto del ruolo di quelli che vanno in panchina, consentendo (ed obbligando) la disputa di una gara con soli 10 giocatori di movimento a disposizione, francamente è troppo. In queste condizioni, il campionato, già di per sé falsato, diventa grottesco. Pur essendo del tutto legittimo, ha sbagliato a mio parere Raffaele ad operare dei cambi: sarebbe stato opportuno dare un segnale, fair play oriented, ma prendiamo atto di quelli che sono i (non) valori sui quali si basa il calcio professionistico odierno, nel quale il risultato e il profitto contano più di ogni altra considerazione.

Il Palermo con Palazzi adattato e qualche riserva, nel Catania sorpresa Dall’Oglio
Boscaglia, alle prese con le note vicende che lo hanno privato di più di metà della rosa, conferma comunque il modulo con il quale ha impostato nel precampionato, ovvero il 4-2-3-1. Davanti a Pelagotti, trova spazio in difesa un solo titolare, il terzino destro Almici. Al centro si adatta Palazzi, un mediano, affiancato da Marconi. A sinistra il giovane scuola Inter Corrado. Mediana composta dall’ex Odjer e da un altro rincalzo, l’esperto francese Martin. Trequarti e attacco, invece, sono praticamente quelli titolari: Kanouté e Valente sulle ali, il giovane Rauti a spalleggiare Saraniti al centro.
Raffaele prosegue sul sentiero del 3-5-2, buttando nella mischia Tonucci, recuperato praticamente in extremis. Davanti alla consueta difesa, a centrocampo trovano spazio Calapai e Pinto sulle fasce (il numero 26 beneficia dell’assenza di Albertini), Maldonado in cabina di regia, affiancato da Rosaia e dal redivivo Dall’Oglio. In avanti, prima da titolare per Pecorino, che rimpiazza l’indisponibile Sarao, affiancato da un altro recuperato della scorsa settimana, ovvero “nonno” Reginaldo, che ha smaltito i postumi del Covid.

Catania, idee poche e confuse prima e dopo lo svantaggio
Il Catania, nelle battute iniziali, cerca spesso la profondità, con continui lanci lunghi a cercare gli inserimenti di Pecorino e Reginaldo. Una tattica che non si rivela proficua, sia per la scarsa precisione dei battitori etnei, sia per l’attenzione evidenziata dalla retroguardia rosanero. Il Palermo punta a far arrivare il pallone sulla trequarti, dove spesso Saraniti si abbassa per sfruttare il proprio fisico e fare da sponda a Rauti o agli altri compagni che si aggirano da quelle parti. Nel complesso è una partita bloccata, ricca di falli e interruzioni, che si sblocca, come prevedibile, su calcio piazzato. E’ il 15° e il Palermo batte un corner: dopo la deviazione aerea nell’area piccola Claiton incespica, servendo sul piatto d’oro una facile occasione a Saraniti, che a sua volta ciabatta verso la porta, Martinez viene sorpreso e smanaccia malamente, consentendo il tap-in da due passi di Kanouté. I padroni di casa acquisiscono fiducia ed entusiasmo e, rispetto al Catania, giocano più spensierati, accompagnando coralmente le manovre offensive. I rossazzurri invece hanno troppa fretta, soprattutto a centrocampo, dove a turno i vari Dall’Oglio, Maldonado e Rosaia effettuano la giocata con troppa fretta, senza quasi guardare il posizionamento dei compagni in avanti: in queste condizioni, servire efficacemente gli attaccanti diventa utopia. Dopo il raddoppio divorato da Saraniti al 24° sugli sviluppi di un fortunoso rimpallo, Raffaele ritocca qualcosa. In fase di non possesso, alza Pinto, affidando Kanouté a Silvestri e lasciando il solo Calapai come terzino basso. Allo stesso tempo, sposta Maldonado dal posizionamento fisso davanti alla difesa, laddove soffre oltremodo il deficit fisico con Rauti, facendolo alternare con Dall’Oglio allo scopo di trovare più zolle di campo dalle quali far partire l’azione. Ma il Catania non va oltre qualche calcio piazzato guadagnato e poi non sfruttato. Nel finale della prima frazione di gioco, c’è spazio per un altro brivido difensivo, con l’imbucata di Martin per Valente e la deviazione volante dell’esterno sinistro palermitano che non trova di poco la porta.

La girandola di cambi…cambia poco: pari fortuito
Ad inizio ripresa gli etnei si mostrano più pimpanti, finalmente giocano il pallone con più raziocinio e come logica conseguenza trovano spazi e mettono in difficoltà gli avversari, come testimoniato dal fallo provvidenziale con cui Palazzi ferma un Pecorino auto-lanciatosi a rete. Pochi minuti dopo, alla buon’ora, giunge un traversone in area: è Calapai a servirlo, il colpo di testa di Pecorino si spegne a lato di un soffio. A stretto giro di posta Raffaele opera i primi cambi: un convincente ma stanco Dall’Oglio ed un Pinto sottotono lasciano spazio ad Izco e Biondi, che si posizionano nei medesimi ruoli. Il Catania però non riesce a produrre e ad un certo punto il tecnico decide di stravolgere tutto: fuori un difensore (Claiton), dentro un’ala (Emmausso); fuori un mediano (Rosaia), dentro un’altra ala (Piovanello). Biondi si abbassa nel ruolo di terzino sinistro e la squadra si ridisegna con una sorta di 4-2-4. Si alza la pressione nei confronti del Palermo che comincia ad accusare stanchezza ed anche un po’ di paura, ma in contropiede di tanto in tanto trova qualche spazio, con un Saraniti volenteroso ma impreciso. Particolarmente irritante si rivela Emmausso, che ha il vizio di tenere troppo il pallone e di giocarlo male, ignorando in una circostanza Biondi tutto solo in area di rigore. Se non altro, il numero 28 si rifà all’80° spedendo in area il pallone da cui nasce il pareggio, trovato e cercato con abnegazione e furbizia da Pecorino. I rosanero lamentano una deviazione di braccio dell’attaccante etneo. I rossazzurri a loro volta avevano in precedenza invocato un rigore per un atterramento di Reginaldo da parte di Pelagotti in uscita. Dopo l’1-1, paradossalmente, il Palermo che sembrava aver mollato fisicamente e psicologicamente si risveglia e cerca con rabbia addirittura il 2-1, sfiorandolo con Rauti sugli sviluppi di un calcio piazzato: provvidenziale nella circostanza Martinez. Raffaele addirittura decide di coprirsi, inserendo Welbeck per Reginaldo. Ciò nonostante, è il Catania ad avere le migliori chances nel finale, con Biondi che però per due volte si rivela sprecone.

Catania: così non va
E’ chiaro che il Catania non può essere soddisfatto del risultato e della prestazione. La condizione dell’avversario è solo un’aggravante rispetto alle tante defaillances mostrate dagli etnei. Il 3-5-2 non sembra ancora messo a punto, con i tornanti che non fanno la differenza che dovrebbero, non arrivano sul fondo, Maldonado che va a corrente alternata, i centrocampisti che randellano ma non si inseriscono, gli attaccanti che si sacrificano dietro ma davanti si vedono poco e non riescono a combinare. E sotto quest’ultimo aspetto, tanto di cappello ad Emanuele Pecorino che, come Sarao, ha svolto bene quel lavoro di sacrificio impostogli da Raffaele, senza perdere la prontezza e la lucidità di riversarsi subito in avanti andando ad occupare l’area di rigore. Un punto fermo, forse l’unico, da cui ripartire. Per il resto quasi tutto continua a non funzionare. E sarebbe anche noioso tornare sulla questione delle scelte di mercato nel settore difensivo, apparse assolutamente scellerate, come evidenziato dall’ennesimo problema fisico di Tonucci. Chiusa la grottesca parentesi derby, adesso in arrivo un’altra farsa. Giovedì 12, in teoria, si dovrebbe tornare al “Massimino”, il cui manto erboso è stato perfettamente ripristinato, ed ospitare il Bisceglie. I pugliesi, però, sono nel bel mezzo di un’altra emergenza Covid, con ben 17 positivi emersi nella giornata di ieri. Molto probabile che giunga un rinvio, il secondo dopo quello che il Catania ha dovuto “subire” contro la Vibonese. In tal caso, la successiva partita in programma sarà la trasferta di Teramo, contro una delle formazioni più brillanti di quest’avvio di stagione. Se in Abruzzo gli etnei replicheranno la prestazione di stasera, torneranno a casa con le ossa rotte e forse qualche riflessione occorrerà cominciare a farla. Ma meglio non bagnarsi prima che piova: l’auspicio è che la partita di stasera serva da lezione e rappresenti la scossa per ripartire e rivedere tante cose. A livello mentale sicuramente. Ma, probabilmente, anche sotto il profilo tattico.