9 Giugno 2002: N.O.P.A.Q.U.I.E.

Tifosi rossazzurri presenti al

Tifosi rossazzurri presenti al "Jacovone" di Taranto 

Diciannove anni fa la storica promozione in Serie B conquistata nell'inferno dello 'Iacovone' di Taranto

Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est!
Taranto, 9 giugno 2002. Una settimana più tardi dal successo del "Cibali" targato Michele Fini Taranto e Catania sono nuovamente faccia a faccia, stavolta nella bolgia dello stadio “Erasmo Iacovone. Vantaggio minimo, quello degli etnei, facilmente ribaltabile per gli jonici, considerando la propensione al gol del centravanti Christian Riganò. Con ventisette reti in stagione, il muratore di Lipari, ha costruito una scala che porta Taras ad un passo dalla Serie B. Manca poco, soltanto qualche gradino. Gianni Simonelli, l'ex di turno, ha il dente avvelenato. Catania non l’ha capito e l’occasione per ‘vendicarsi’ e farsi rimpiangere è assai ghiotta per non essere sfruttata a dovere. In mezzo al campo c’è Igor Marziano, altro ex in cerca di rivincite. Da colonna della squadra di Cucchi che conquistò la C1 nel 1999, Igor da Lamezia Terme, è andato via dall’Etnea con tanta rabbia in corpo. Tra i due mari cerca B, rivalsa e un gol buono dopo quello annullatogli nella gara d’andata. Altra arma pericolosa è Ciccio Galeoto, uno dei picciotti del Palermo di Arcoleo: nell’infuocato finale del Cibali c’era di mezzo anche lui. Oltre venticinquemila tifosi rossoblu si riversano sulle tribune dell’ex Salinella. Nel tappeto erboso ci sono ricamate due “B”. Anche se il sole è nascosto dietro le nuvole l’atmosfera è caldissima. Taranto confida nei suoi uomini migliori per portare a termine la rimonta.

Dall'altra parte, la maglietta è bianca e il rossazzurro è dentro il petto. L’Elefante è fiero, non conosce paura; quell’ambiente così ostile non lo turba, ma lo esalta. È pronto, come non mai: ha la sicurezza di Gennaro da Castellammare di Stabia; la combattività di Michele, quello con quell’accento romanesco, l’orgoglio del Capitano di Brescia e la generosità di Massimo di Alghero; in mezzo al campo c’è la saggezza del Pane, la freschezza del Bussi, il ‘mulatto’ di Varese, il mancino dal capello lungo e biondo e l’estro del Michele di Sorso; in avanti, insieme a Cicconi il guerrigliero, c’è Eddy, il fratello del Divin Codino. Il fischietto è bergamasco, a lui il compito di contenere le fiamme e di non far alzare troppo la temperatura del catino jonico.



Mazzoleni fischia, inizia la Battaglia. Il Taranto è contratto, non trova i varchi che vorrebbe. Il Catania c’è, si difende bene e non corre pericoli. Anzi. In avvio di ripresa, con Baggio, spaventa Di Bitonto. Poteva essere la rete dell’1-0, quella che avrebbe chiuso anzitempo i giochi. Invece si riamane sullo 0-0, con tutto un tempo ancora da giocare. L’orologio rossazzurro rintocca i minuti lentamente, mentre la sabbia nella clessidra jonica scivola via con estrema velocità. Ci prova Marziano, con una punizione dal limite dell’area. È una sassata che sfiora il palo destro di Iezzo. Il Taranto preme sull’acceleratore, gli basterebbe una rete per prolungare la contesa e vincerla, con lo stesso risultato, dopo l’appendice dei supplementari. Il pericolo più grande arriva dall’asse Palermo-Messina: Iezzo smanaccia la conclusione velenosa di Galeoto, la palla finisce sulla testa di Riganò (braccato da Baronchelli) per poi terminare la sua corsa fuori dal campo, a pochi centimetri dalla porta etnea. Al secondo minuto dei quattro di recupero, il solito Marziano, si guadagna un calcio d’angolo. Bisogna stringere i denti, mentre dagli spalti continua a piovere di tutto. La traiettoria è insidiosa, Iezzo sale in cielo è blocca il pallone che potrebbe valere la B. Il tarantino Parente prova ad affrettare la ripresa del gioco, ‘invitando’ con poco garbo il portiere stabiese a rialzarsi da terra. Si crea una mischia, arriva un rosso per il numero 18 di casa. L’ultimo giro della lancetta dei secondi è interminabile, sembra non finire mai. La sfera finisce nella metà campo jonica e nel silenzio di uno stadio ammutolito e sconfitto il triplice fischio di Mazzoleni sancisce la vittoria dell’Elefante. Nel settore ospiti dello Jacovone i tifosi etnei ‘saldano’ il conto: “Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est!” Non offendere la Patria di Agata perché ella è vendicatrice delle ingiurie. Il Catania vola in serie B, l'ingiuria alla Santuzza è vendicata.

Il tabellino del match:


TARANTO: Di Bitonto, Galeoto, Pisano, Marziano, Siroti, Bennardo, Cazzarò (23’ Andrisani), Giugliano, (46’Parente), Riganò, Triuzzi, Cariello (82’ De Liguori). All: Simonelli

CATANIA: Iezzo, De Martis, Zeoli, Pane, Bussi, Baronchelli, E. Baggio (87’ Breda), Cordone, Cicconi, C. Bonomi, Fini.

ARBITRO: Mazzoleni di Bergamo.