Milan-Catania 3-0
Si può stare tranquilli, Se il Catania continuerà a giocare così come ha fatto al “Meazza” contro il Milan, la salvezza, primo e unico obiettivo stagionale, sarà cosa fatta in men che non si dica.
Ci è piaciuto il Catania. Veramente. A onta di un risultato troppo pesante, maturato nelle proporzioni del 3-0 solo nel finale, i rossazzurri hanno giocato bene, soprattutto nella ripresa, con personalità e correttezza, riuscendo i n un paio di occasioni a sfiorare il pareggio con Spinesi e Caserta, ancora una volta il migliore dei suoi.
Ciò, naturalmente, non significa che il Milan, team indubbiamente più forte, non abbia meritato la vittoria. Limpido il merito dei rossoneri, forse in una delle migliori versioni di questo campionato. Sei o sette le chiare azioni da rete che hanno legittimato la vittoria. Ma, c’è un però ... In realtà, si può dire che, al di là del gap tecnico esistente (non dimentichiamo che tutti i componenti dell’undici meneghino sono o sono stati nazionali dei rispettivi Paesi d’origine), si potrebbe sintetizzare la gara in un “Kakà-Catania 3-0”. E non si tratterebbe di certo del classico paradosso pallonaro stile “L’allenatore nel pallone”, ma di un’affermazione vicinissima alla realtà.
Assolutamente sontuoso, magnifico, imprendibile, catastrofico (per gli avversari) il trequartista brasiliano, che ha tirato in porta a fil di palo circa 7 volte, segnando anche due splendide reti. Demerito del Catania non avergli saputo creare, malgrado le intenzioni della vigilia, una “gabbia” intorno (e, del resto, è nella filosofia del Catania non occuparsi di distruggere il gioco altrui, ma crearlo di propria iniziativa), ma francamente ci sarebbe voluto una doppia trincea stile Isonzo ’17 per poterlo arginare questa sera. Affiancato da un rinato Gilardino, abilissimo a fargli da sponda (si ripeterà in occasione della seconda rete personale del brasiliano) , il “kakà meravigliao” non ha lasciato scampo a Baiocco al 4’, inserendosi proprio alle spalle del pur bravo mediano perugino. E da quel momento, gara in discesa per il Milan, che ha sfiorato in altre tre occasioni il vantaggio, sempre con il brasiliano, con il Catania volenteroso ma abbastanza sterile in attacco, dove Mascara (comunque fantastico nel centrare un legno su punizione) non riusciva a fare la differenza sulla trequarti e il Gabbiano rimaneva troppo isolato. Certo, il forfait all’ultimo momento di Colucci, complice un “pestone” di Anastasi nell’allenamento di venerdì, ha scompaginato i piani di Marino, costringendolo a inserire il catanesissimo Millesi il quale, pur impegnandosi molto, non è riuscito a incidere sulla fascia destra. Il ragazzo si è forse giocata l’occasione della vita, ma non lo si può caricare di troppe responsabilità. È un buon giocatore e lo ha dimostrato ad Ascoli. Ha sicuramente pagato lo scotto dell’emozione. L’importanza di Colucci, fra i più in forma, no la scopriamo certo adesso.
Ma nella ripresa, con Corona al posto di Millesi e Vargas (più bravo in fluidificazione) al posto di Lucenti, abbiamo visto un ottimo Catania, trascinato sa un onnipresente Caserta (assolutamente folle da parte di Donadoni non considerarlo ancora per la Nazionale). Gran possesso palla, ottima corsa e voglia di attaccare hanno messo in difficoltà il Milan, che si è difeso con affanno e, se Bonera non avesse salvato sulla linea una conclusione dello stesso Caserta, ben imbeccato da Silvestri, i rossazzurri avrebbero anche pareggiato. Quello che è mancato, forse, è stato il grado di penetrazione in attacco, ma non era facile, visto che Kaladze e Bonera hanno giocato una buona partita, ben protetti dai due “mastini” Brocchi e Gattuso, ancora una volta “anima” di questa non certo eccezionale formazione rossonera. Le due reti di Gilardino e Kakà nel finale, in questo senso, non fanno testo, visto che il Catania era sbilanciato in avanti a ricercare la parità.
I numeri rossazzurri (23 punti, quarto posto, seconda peggior difesa a 29 reti subite e buon attacco con 21 gol fatti) fino a questo momento ci dicono che contro le formazioni oggettivamente più forti dal punto di vista tecnico (Inter, Roma, Palermo, Fiorentina e Milan), il Catania mostra poche possibilità di poter competere, a dimostrazione di costituire un buon complesso ben costruito per un campionato (si spera) tranquillo e non certamente un team da primi posti. Quindi, niente illusioni e testa sulle spalle, giacché c’è da conquistare una salvezza. Il Milan è di altro pianeta come rosa e il campo lo ha dimostrato. Ma pensiamo non vi fossero dubbi, andando a verificare i nomi. Non montiamoci la testa e rimaniamo umili, non sono queste le partite che dobbiamo vincere.
Pensiamo piuttosto alla Samp di Novellino, capace di inanellare 10 punti in 4 partite. Condivide il quarto posto con Catania e Udinese ed è una delle squadre più in forma del momento. Ma è alla portata del Catania. Mancherà di bomber Quagliarella (9 reti), squalificato. Un vantaggio da sfruttare a pieno, con grande umiltà e mai dimenticando che non è l’Europa il primo obiettivo stagionale. Altrimenti si rischiano scivoloni inattesi ... Umiltà, umiltà, soprattutto da parte dei tifosi. Troppe bestialità su Champions e affini si sono sentite nelle ultime settimane. Pensiamo a mantenere la categoria, senza fronzoli; poi, l’anno prossimo, ben consolidati in Serie A, potremo cercare avventure più prestigiose. Let’s go, liotru, let’s go!!!
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