Catania-Udinese 1-0
Foto Barbagallo
Apoteosi rossazzurra.
La prima vera squadra da Serie A giunta a Catania quest’anno. Certamente la migliore, malgrado una sconvolgente confusione a livello tattico (ci pare che fra giocatori e Galeone ci sia poco dialogo, considerata la non certo compattissima disposizione friulana). L’Udinese, diciamolo subito, perché essere tifosi non significa non essere obiettivi, ha mostrato doti tecniche superiori e giocatori di grande livello sia in difesa (Zapata e Natali), sia in mediana (Muntari e Obodo), sia in attacco (Di Natale e Iaquinta). Proprio per questo, magari, i rossazzurri non hanno disputato la loro miglior gara dal punto di vista del gioco. Ci sono anche gli avversari, non dimentichiamolo. Ma quella etnea è una squadra vera, composta da gente che lotta e sa soffrire, per poi punire l’avversario al momento giusto. E poi, è chiaro, in questo frangente la stella è fortunata. Senza la Dea Bendata le imprese non si compiono.
Pertanto, la vittoria ottenuta grazie all’ottava rete stagionale del Gabbiano (sesta rete consecutiva in casa; ormai, lo possiamo dire tranquillamente, il miglior attaccante della storia catanese), assume rilevanza ancor più sostenuta. E non solo perché, incredibilmente, il sodalizio capitanato dal presidente Pulvirenti si ritrova al quarto posto solitario in classifica (a 3 punti da Livorno e Atalanta). Ma soprattutto perché ha dato un segnale forte di saldezza mentale che può far star tranquilli per il futuro. Solo le squadre con valori importanti, pur in difficoltà come oggi Baiocco e compagni (l’Udinese ha fallito almeno 4 o 5 occasioni limpidissime davanti a Pantanelli, peraltro autore di alcuni interventi miracolosi su Di Natale e Iaquinta), possono conquistare risultati su risultati.
Il pericolo, adesso, potrebbe risultare quello dell’euforia. Gli obiettivi non cambiano, almeno fino a quando non sia stata definitivamente raggiunta la quota salvezza. Parlare di Uefa o, addirittura di Champions, sarebbe pericoloso. Naturalmente, non diciamo che, legittimamente, i tifosi non debbano godersi questo momento storico ed esaltante, magari indulgendo in qualche piccolo sognarello fuori stagione; tuttavia, esaltarsi e perdere di vista l’obiettivo primario ci sembrerebbe una follia. Prima il dovere, poi il piacere.
Il match odierno ha mostrato tutto il meglio e il peggio delle possibilità del team di Marino in questo girone d’andata. Il gioco ormai consolidato (merito di Marino, che ormai viene considerato uno dei trainer emergenti del calcio italiano, pronto anche per una Grande), impostato su un reparto d’attacco fra i più prolifici (21 reti realizzate); il carattere di ferro, la qualità di alcuni giocatori obiettivamente importanti (Stovini, Baiocco, Caserta, Colucci, Spinesi), senza dimenticare tre elementi come Vargas, Mascara e Corona; la capacità di inserire all’interno dello scacchiere tattico giocatori anche non eccelsi (vedi Lucenti e Del Core nelle ultime due gare), senza subire eccessivi traumi; queste le doti principali del Catania. La fragilità difensiva dovuta principalmente all’atteggiamento propositivo della squadra (tale considerazione si interseca alla maggior qualità dei rossazzurri), la non eccelsa qualità di alcuni ricambi; queste le principali zone d’ombra.
In questo senso, ci è parso francamente sorprendente che Marino, dopo la insipida prestazione di Ascoli, abbia riproposto Del Core al posto del più tonico Millesi. Riteniamo che dovrebbe essere il campo a dire l’ultima. E il catanese di “Zia Lisa” meritava la riconferma. Invece, il trainer marsalese, peraltro coerentemente con quanto mostrato in questi due anni, ha scelto ancora una volta il barese, del quelle evidentemente si fida di più. Sbagliando per la seconda volta consecutiva, giacché il buon Umberto ha disputato nuovamente una gara piuttosto negativa sotto il profilo tecnico e tattico. Contro l’Empoli, comunque, saranno nuovamente a disposizione Corona e Mascara … Stesso discorso non può essere fatto per Lucenti che, preferito a Falsini solo perché l’ex reggino ancora non è prontissimo. Il ragusano ha sbagliato qualche cross sin modo grave, però ha mostrato tanta diligenza tattica nelle diagonali in un ruolo non suo, raggiungendo una valutazione sufficiente.
Da sottolineare, oltre alle parate decisive di Tarzan Pantanelli), la prestazione eccezionale di Baiocco, vera anima della squadra, seguita a ruota dalla verve di Colucci (sontuoso l’esterno destro del cross per la rete di Spinesi). Sull’ex livornese ci sentiamo di dire una cosetta: il Catania, nel cambio con il discontinuo De Zerbi, ha fatto Bingo. Dotato di buona tecnica, risulta proprio di un’altra categoria, in fatto di forza fisica, corsa, velocità e, soprattutto, continuità, rispetto al fantasista bresciano. Fondamentale per gli schemi di Marino.
Adesso, sotto con l’Empoli di Cagni, squadra votata alla difesa a oltranza e al contropiede targato Vannucchi-Buscè. Pericolosissimo. Ma questo Catania “può”. Let’s go, Liotru, let’s go!!!
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