Catania-Parma 2-0
Foto: Barbagallo
Il Gabbiano torna a volare!.
Obiettivamente non si è trattato del miglior Catania stagionale. Altrettanto francamente, risulta doveroso dire come contro un Parma di questa caratura sia materialmente impossibile non vincere anche agevolmente per tutte o quasi tutte le compagini del campionato. Tuttavia, per i giocatori e per l’Elefante Marino l’importante era cancellare dalla mente e dai muscoli la debacle di Roma (e farla dimenticare pure agli splendidi 12.000 dell’Olimpico), condita dal corollario costituito da tutto quell’ambaradan di polemiche mediatiche abbastanza stucchevoli, dimostrando di essere una squadra mentalmente salda e capace di reggere certe pressioni. Obiettivo centrato. E, diciamolo pure, senza sovrumani sforzi.
È bastato, infatti, un Catania volitivo, grintoso e poco più per mettere a nudo i tanti difetti di una formazione ospite in emergenza (Cardone, Paci, Morfeo e Budan non si regalano a nessuno), nonché imbottita di giovani interessanti (come il centrocampista Dessena, per esempio) ma ancora acerbi. Del Resto, la classifica, a dire il vero anche prima della gara odierna del “Massimino” (ancora pieno, quasi 20.000 civilissimi tifosi presenti), è lì impietosa a testimoniare il divario esistente, al momento, fra i “nobili decaduti” emiliani e i rampanti etnei. La squadra ducale è in piena zona retrocessione a 8 punti, mentre i siciliani, forti di 19 punti, si ritrovano, contro ogni pronostico, in zona Uefa e a un punto dal quarto posto occupato dal Livorno di Arrigoni, già battuto fra le mura amiche. Naturalmente, nessuna esaltazione, quelli racimolati finora sono punti-salvezza ancor più preziosi se “pescati” in scontri diretti come quello di questo pomeriggio. Gli obiettivi non sono cambiati e non cambieranno. I rossazzurri devono raggiungere la quota tranquillità al più presto e stanno mettendo del buon fieno in cascina per i momenti di magra. Fare altri discorsi sarebbe delittuoso.
Delittuoso come non rinforzare l’organico gialloblu a gennaio se i dirigenti emiliani vorranno concedere qualche speranza ai propri sostenitori di non retrocedere con una decina di giornate d’anticipo. In tutta evidenza, anche un Catania privo di elementi importanti come Baiocco, Biso e Mascara, orfano del promettentissimo peruviano Vargas dopo una ventina di minuti e in campo con due debuttanti assoluti in A come il portiere Polito (Pantanelli, infortunatosi al gomito venerdì, non ce l’ha fatta: in panca il terzo Ferrante) e il giovane mediano argentino “Zico” Izco è riuscito a mettere all’angolo la formazione allenata dal traballante Pioli, impostata in pratica su di un “catenaccio” vecchia maniera: 9 giocatori sistematicamente dietro la linea del pallone e il solo ex messinese Muslimovic a tentare, secondo caratteristiche, la percussione centrale. Giocare così a Catania, contro una squadra che, anche in giornata non trascendentale, ti gioca costantemente in pressione facendo girare la palla, ci pare un suicidio, giacché il gol prima o poi lo prendi.
E infatti, dopo un primo tempo quasi privo di occasioni e fallosissimo (il primo emiliano ammonito dal modestissimo Bergonzi è il nazionale australiano Grella, al 32’, al millesimo fallo di squadra), il Parma lo ha preso il gol, su netto rigore (fallo di Bocchetti su Colucci) trasformato dal Gabbiano, alla sesta segnatura stagionale. Ovvio e tardivo, visto che i rossazzurri già nel primo tempo avevano fallito una colossale occasione con lo stesso Spinesi e non avevano beneficiato di un monumentale rigore sull’intraprendente Izco (assolutamente desolante come arbitro e collaboratore di linea non abbiano potuto vedere il nettissimo aggancio da dietro del difensore parmense, passibile anche di ammonizione) Se aggiungiamo nel poverissimo calderone parmense altri indigesti ingredienti come l’espulsione per doppia ammonizione, già al 40’ della prima frazione, dello stesso sciagurato Grella e l’incontrovertibile dato di fatto che il Parma mai ha tirato in porta (addirittura, Pisanu, il vice-Morfeo, non ha praticamente toccato palla), ci sembrerebbe quasi inutile andare a intraveder chiavi tattiche o spunti di riflessione tecnico-tattici alla “dialettica” della gara.
Spunti di riflessione che, di contro, emergono dall’analisi del rendimento in campo di alcuni giocatori rossazzurri.
Innanzitutto, i debuttanti. Polito è un portiere di affidamento. Lo conosciamo, quando è stato chiamato in causa si è sempre disimpegnato bene (a Pescara l’anno scoro e oggi non ha subito reti). Non ha dovuto fare parate importanti, ma si è mostrato sicuro in uscita e nei rinvii. Discorso diverso per “Marianito” Izco. Più giovane, meno noto ai tifosi, alla prima esperienza in un Paese a lui sconosciuto e in un campionato difficilissimo, il ragazzo argentino ha mostrato qualità di certo interesse. Una certa personalità nell’approccio al match, corsa e recupero palla, propensione alla percussione palla al piede, discreta tecnica. Tutte doti che, se confermate, potrebbero farne, al pari di Vargas, un gioiellino. Ma è troppo presto per trarre conclusioni, va rivisto. Confortante, comunque, la “prima”. In questa categoria potrebbe essere inserito anche il ragusano Lucenti, giocatore d’esperienza ancora mai utilizzato dal primo minuto. Ha giocato quasi tutta la partita, da esterno sinistro, senza strafare e con giudizio. Un jolly umile che può fare tutto (era in ballottaggio con Izco per un posto in mediana).
Poi, Gatto Silvestri. Era mancato, eccome. Non ci sembra azzardato dire che attualmente sia uno dei migliori interpreti italiano del ruolo di fluidificante di destra. Bellissimo il cross per Colucci in occasione del rigore. Migliore in campo. Tutta un’altra cosa.
Infine, i “mostri sacri”. Stovini e Sottil, sebbene non impegnatissimi, hanno annullato gli avanti (per modo di dire) gialloblu. Reggia Caserta, sebbene non brillantissimo, ha messo a segno la sua seconda rete stagionale. Il Gabbiano ha ancora una volta dimostrato come sia indispensabile tatticamente. Ha sì fallito due reti, ma ha fatto sempre da punto di riferimento, tirandosi dietro due uomini, e ha siglato implacabilmente la sua sesta rete stagionale, quarta su calcio piazzato. Anche questo conta. Lo stesso Re Giorgio Corona, non scintillante come di consueto perché toccato duro in apertura (speriamo non sia in dubbio il suo impiego ad Ascoli), si è sacrificato molto per i compagni. Questo lo spirito giusto per andare avanti.
Adesso, sotto con i marchigiani dell’ex trainer rossazzurro Tornedo Sonetti, uno che la sa lunga. Guai a pensare di andare a fare una scampagnata, vista la classifica dei bianconeri. Sarebbe un errore imperdonabile. Fenomeni in giro non ce ne sono, e me che mai a Catania. Solo mantenendo unità e umiltà si riuscirà a venir fuori indenni dal “Del Duca”, rinverdendo una rivalità antica. Intanto, però, godiamoci questa classifica da urlo ... Let’s go, Liotru, let’s go!
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