meLODIa rossazzurra

Lodi, ancora decisivo dal dischetto...

Lodi, ancora decisivo dal dischetto... 

Max Licari sulla sofferta ma fondamentale vittoria sull'Andria. Russotto ancora sugli scudi, 4-3-3 decisivo per la vittoria.

Segnali dal cielo
Quando si vincono partite del genere, non puoi non pensare che la stagione sia cominciata sotto la stella giusta. Avevamo avvertito che si sarebbe trattato di un match difficile, scorbutico, contro un avversario ostico, ben messo in campo e pericoloso in ripartenza. E così si è rivelato. Pertanto, portare a casa i tre punti al 88’ su rigore, al termine di un match soffertissimo, a nostro parere assume un valore triplo. Significa che, al di là dei valori tecnici e atletici indubbi di una rosa costruita sulla carta per primeggiare, c’è dell’altro; ci sono valori morali, c’è un gruppo che ci crede fino all’ultimo e non molla la presa, come evidenziato nel postpartita dallo stesso Richard Vanigli, alla sua seconda panchina consecutiva stante la squalifica di Lucarelli. Sono segnali importanti quelli provenienti da gare del genere, perché coinvolgono tutto l’ambiente, non solo i ragazzi che scendono in campo. Quando Ciccio Lodi ha insaccato la palla della vittoria, si è risentito il “Massimino” dei bei tempi, quelli della Serie A, e non solo per il congruo numero di spettatori presenti, quasi 11.000, un’enormità per la categoria. Si è riassaporato il piacere dell’urlo liberatorio del successo strappato con gli attributi, si sono rivisti gli occhi felici dei tifosi che non hanno mai abbandonato i propri colori nemmeno durante le burrasche, ci si è aggrappati alla vibrazione di un unico cuore che batte all’unisono per un ideale. Sensazioni antiche, sensazioni vere, purtroppo sconosciute agli innamorati del Liotru negli ultimi, tristi tempi. Ciò non significa che battere in extremis l’Andria abbia assicurato la promozione al Catania, sarebbe da folli pensarlo, anche alla luce del risultato proveniente da Catanzaro, dove il nuovo Lecce di Liverani ha facilmente disposto dei battaglieri padroni di casa (non dimenticando come il Trapani riposasse in questo quinto turno di campionato). Di contro, confermarsi, dare continuità alle vittorie appare un primo fondamentale passo verso un futuro felice. Matteo Pisseri non subisce gol da 270’, a dimostrazione di come la difesa del Catania si stia dimostrando attrezzata. Di solito, questi campionati vengono vinti dalle squadre che subiscono meno gol. Inoltre, i rossazzurri hanno segnato almeno una rete in quattro match su cinque (a secco solo nella deludente sconfitta di Caserta, l’unica gara veramente “ciccata” in questo avvio di torneo). Numeri confortanti, numeri di un team solido e consapevole della propria forza. Poi, è chiaro, ci vuole anche un po’ di fortuna. Nelle scorse disastrate annate, contraddistinte da pesanti penalizzazioni, a organici non del tutto pronti per i quartieri alti si abbinavano massicce dosi di iella. Situazione normalissima, secondo la ben nota “legge di Murphy”: quando fai di tutto per attirare su di te la sfiga, essa puntualmente arriva. Adesso, la squadra pare avere dalla sua parte la Dea Bendata proprio perché ha le caratteristiche adatte a farsela amica. Parliamoci chiaro, se una delle due o tre ripartenze letali dell’Andria avesse trovato il gol invece che la traversa o l’imprecisione degli attaccanti pugliesi, probabilmente staremmo parlando di altro. Tuttavia, con i “se” e con i “ma” non si fa la storia. La storia si fa con gli atti reali. E la realtà dice che il Catania ha conseguito la terza vittoria consecutiva e si trova, in condominio con il Lecce, al secondo posto in classifica dietro il sempre meno sorprendente Monopoli, capace di sconfiggere nettamente al “Veneziani” anche il deludente Matera di Auteri. E i pugliesi dell’ex Scoppa saranno il prossimo avversario del Catania al “Massimino” nel turno infrasettimanale (3 ottobre, ore 14.30) susseguente alla difficile trasferta di Cosenza.

Cambio di modulo decisivo
Che la gestione Lucarelli si stia contraddistinguendo proprio per la “corposità” dei cambi, non è argomentazione da mettere in dubbio. Addirittura tre in un colpo solo, al 67’, a stravolgere un 3-5-2 che, a dire la verità, era andato duramente a cozzare contro il superabbottonato 4-5-1 attuato dall’undici di Loseto. Non si può certo dare all'ex tecnico del Messina il torto di aver voluto fornire continuità a un progetto ben definito di squadra che, al momento, prevede come titolari gli undici andati in campo dal primo minuto; però, non tutte le ciambelle riescono con il buco. Gli esterni sono stati bloccati dai raddoppi sistematici delle finte “ali” avversarie e il duo Caccetta-Biagianti ha fatto fatica a tirarsi fuori dalla morsa dell’affollato pressing ordinato da Piccinni e Matera. Così, il pur francobollato Lodi (gran lavoro di Scaringella), non riusciva quasi mai a trovare sbocchi nell’imbastire coerenti trame di gioco. E, quando non funziona lui, sono dolori… Forse, se Curiale (evidentemente in ritardo di condizione) avesse sbloccato subito la partita al 9’, trasformando in gol il prezioso assist di Russotto, ancora una volta il migliore in campo dei suoi, ora si starebbe disquisendo di altri scenari. Ma, ciò che era accaduto a Brindisi, la rete “apripartita” che cambia il canovaccio tattico disegnato dalla squadra avversaria, sempre identico, improntato cioè a difesa in undici dietro la linea del pallone, corse a perdifiato, pressing su Lodi e sporadiche (sebbene pericolose) ripartenze a campo aperto, non si è verificato. E, se non le sblocchi per tempo, gare del genere diventano sempre più difficili e “scivolose”. Rischi persino di perderle, come ha del resto fatto il Catania in almeno due circostanze nella ripresa (traversa di Minicucci e tiro a lato da favorevolissima posizione di Esposito). Ecco perché l’averla vinta “a tutti i costi” assume connotati così significativi. Il 4-3-3 ridisegnato dal trainer livornese a seguito delle citate sostituzioni (in campo Di Grazia e Ripa in avanti, Mazzarani in mediana) ha realmente consentito al Catania di destabilizzare gli equilibri dei pugliesi. Maggiore qualità, magari meno fisicità, ma è necessario rischiare qualcosa se si vogliono conseguire risultati importanti. Non si può, infatti, dire che gli etnei non abbiano, comunque, alla fine meritato la vittoria per la mole di gioco prodotta e per le quattro-cinque importanti occasioni complessive create con il mobile Russotto e l’arrembante Marchese, fino a giungere al rigore procurato dal neo entrato Ripa (decisivo, quindi), affossato da un difensore andriese in piena area a seguito di un calcio piazzato di Lodi dalla sinistra. L’impeccabile trasformazione, seconda consecutiva, del 10 etneo e la corsa sotto la Curva Nord, inseguito da tutta la panchina, non ha prezzo per i sostenitori presenti, il cui boato ha realmente fatto tremare le fondamenta dello stadio. Emozioni forti che abbiamo un po’ tutti bisogno di provare con continuità, come è giusto che sia per una società che si porta dietro una storia così gloriosa.

A Cosenza in…
Quanti? Tanti, riteniamo. L’entusiasmo monta, gli abbonati sono saliti a quasi 6.000 (molti, considerati i “chiari di luna” del finale della scorsa stagione), le vittorie accendono la fantasia e la voglia di rivincita del popolo dell’Elefante. I silani, accreditati di ottimi pronostici a inizio stagione, hanno cominciato male il campionato (penultimi con soli 2 punti in classifica, frutto di due pareggi) e, proprio per questo, saranno ancora più pericolosi: la sfida del “San Vito” con il lanciato Catania potrebbe, difatti, costituire la tanto agognata “svolta”. Ci sarà, dunque, ancora da soffrire e lottare per continuare a incamerare punti promozione. Ma questo Catania lascia ben sperare… Let’s go, Liotru, let’s go!!!