Viter...boh!

Sottil, è il capolinea?

Sottil, è il capolinea? 

Max Licari sul disastro di Viterbo. Prestazione imbarazzante, cambio tecnico improcrastinabile.

Un disastro annunciato
“Senza offesa, piuttosto che vedere non giocare questa squadra, preferisco guardare le repliche delle previsioni del tempo del 1973”…
Citando un messaggio comparso sui tanto chiacchierati “social”, un messaggio dell’amico Silvio Zingale, grande tifoso del Catania, apro questo mio editoriale relativo alla gara del cosiddetto “non ritorno” stagionale, il disastro annunciato che solo i ciechi non avevano pronosticato. Così come l’anno scorso dopo Monopoli, la squadra ha inviato un segnale preciso alla dirigenza. In quell’occasione tale chiara “invocazione” non venne recepita, con i risultati che perfettamente ricordiamo. Quest’anno, l’auspicio è che venga presa la decisione più coerente, l’unica al momento possibile: il cambio tecnico. Ma, attenzione, ciò non suoni come comodo alibi; le responsabilità di un’annata che si sta sviluppando in modo difforme rispetto alle previsioni della vigilia sono in bassa percentuale attribuibili all’attuale allenatore rossazzurro. Di contro, la percentuale più corposa va assegnata alla società stessa per gli evidenti errori commessi nella composizione dell’organico sia in estate sia a gennaio, errori lampanti che proprio nella sfida in terra laziale si sono palesati in tutto il loro “fulgore”. Inevitabilmente, in situazioni del genere, a pagare è l’unica figura “solitaria” all’interno della squadra, il tecnico. Pertanto, che sia ben chiaro, non è che si invochi la sostituzione di Sottil come “panacea” di tutti i mali, ma soltanto in direzione di un ultimo tentativo, doveroso, di sistemare in qualche maniera un trend tecnico-tattico inaccettabile; una prova per capire se, con un'altra “mano”, l’attuale organico possa rendere meglio. Una speranza, insomma, da offrire a una tifoseria affranta da tanti, troppi anni di Serie C, fatti di promesse altisonanti non mantenute. Tifosi da considerare gli unici incolpevoli nell’ambito di una situazione che definire delicata è un eufemismo. Del resto, e lo scrivo con amarezza, tale epilogo appariva ai più, e al sottoscritto in particolare, quasi scontato, viste le prestazioni di questa stagione. L’amarezza deriva dal fatto che lo si era ripetuto, ancora una volta, in tutte le solfe come non si dovesse perdere tempo, perché si sarebbe giunti inevitabilmente a questo… rimanendo invariabilmente inascoltati. Errore, questo, che, sommato ai precedenti, contribuisce ad alimentare un quadro problematico ora di difficile risoluzione. La sosta invernale, affidata a un altro tecnico in grado di indirizzare magari in maniera diversa il mercato di riparazione, probabilmente avrebbe regalato tempo e mezzi per cercare di cambiare la situazione. Adesso, si possono solo proporre le classiche “toppe della disperazione”, nell’auspicio che non sia troppo tardi per mettere in condizione un organico in ogni caso buono, anche se lacunoso, di riprendere la corsa verso una posizione playoff più vantaggiosa. Al momento, al seguito della sconfitta del “Rocchi”, i rossazzurri si allontanano dal secondo posto (non parliamo, per favore, del primo, blindato dalla Juve Stabia grazie alla vittoria sulla Reggina, a +11 rispetto al Catania e a +6, con una partita in meno, rispetto al Trapani), rimanendo fermi a quota 50, a -5 (seppur con una gara in meno) dagli stessi granata di Italiano e a -1 (con un match in più) dal terzo posto occupato dal Catanzaro, vittorioso in casa con il Monopoli. Una “fotografia” veritiera delle attuali forze in campo e un’ulteriore riprova della deludente stagione fin qui disputata dagli etnei medesimi. Basti pensare che il Catania non segna fuori casa dal’85’ del match di Siracusa del 20 gennaio scorso, esattamente da 275 minuti e che l’ultima rete su azione in trasferta risale alla gara di Rieti, autore Calapai. Rimane pacifico, quindi, come quanto visto a Viterbo sia troppo grave per non presupporre interventi “forti”, pena la certezza di un totale fallimento.

Senza capo né coda
Le lacune dell’organico, non sanate a gennaio, apparivano chiare già a inizio febbraio: mancanza di un sostituto di Calapai (del lungo infortunio di Ciancio si sapeva a dicembre, Aya risulta un adattato); mancanza di un’alternativa valida ai due centrali difensivi, considerato che Esposito non fornisce garanzie fisiche e Lovric è stato bocciato tecnicamente; mancanza di un centrocampista di passo e qualità, abile negli inserimenti. Pleonastici, dunque, gli innesti di Carriero e Di Piazza in ruoli già coperti (o, meglio, avrebbero potuto essere una buona opzione come sostituti di elementi al di sotto delle aspettative come Angiulli e Curiale, per i quali però si sarebbe dovuto procedere alla cessione); unico inserimento mirato: Sarno, nel ruolo di esterno destro alto. Al “Rocchi”, tali carenze sono “esplose” in modo assai fragoroso, ma non inatteso. È bastato che non fosse disponibile Calapai per costringere Sottil a spostare un acciaccato Aya a destra e inserire un Esposito in non buone condizioni al centro della difesa, andando a squinternare l’unico reparto che fin qui aveva fornito una qualche certezza di tenuta. Se a ciò aggiungiamo una condizione atletica imbarazzante e le solite incertezze di Sottil in merito alla composizione del centrocampo e dell’attacco, possiamo comprendere come l’epilogo non potesse che configurarsi in un determinato modo. Anche se l’impressione, lo ripeto, è che questa di Viterbo sia stata una partita dai contenuti caratteriali e psicologici simili a quella di Monopoli della scorsa stagione e, quindi, da interpretare non solo in chiave tecnico-tattica. Il centrocampo messo in campo dall’inizio, con Biagianti al centro e due mezzali come Lodi e il rientrante Rizzo, è stato subito sommerso dal ritmo di un avversario proveniente da un “tour de force” incredibile e da un match settimanale perso a Siracusa, seguito da una vera e propria “odissea” conclusasi da un rientro in sede giovedì pomeriggio. Questa considerazione fa realmente comprendere quanto sia messo male il Catania in termini di condizione fisica… Baldassini, Damiani e Tsonev hanno letteralmente “distrutto” le fragili linee rossazzurre, spalleggiati da un esterno mancino, Mignanelli, parso un incrocio tra Maldini e Roberto Carlos e da un attaccante, l’ex trapanese Polidori, reso dai frastornati difensori etnei un mix tra Van Basten e Ronaldo (quello vero, il Fenomeno). Catania inesistente dall’inizio alla fine della partita, sempre in balia del superiore ritmo degli avversari, mai capace di concludere nello specchio della porta (inoperoso Valentini), con i tre attaccanti (Manneh, Marotta, Di Piazza) in giornata no e bersagliato dalle azioni in percussione della Viterbese, andata in gol due volte già nel primo tempo con lo stesso Polidori (una su azione, facilitata peraltro dall’ennesimo errore di un Pisseri purtroppo inaffidabile, e l’altra su netto rigore causato da Aya) e capace di fallire non meno di altre quattro nitide occasioni da rete nel corso del match. Ciò va “implementato” con l’infortunio precoce di Esposito (che non doveva giocare e probabilmente si è stirato) che ha costretto Sottil a utilizzare Carriero nel ruolo di terzino destro e con la sconsolante impotenza del tecnico, letteralmente surclassato tatticamente dal collega Calabro, nel proporre sostituzioni in grado di cambiare il corso della partita. Il 4-4-2 simile a un 4-2-4 presentato a inizio ripresa, per esempio, è apparso più che altro una carta della disperazione. Il rientrante Sarno e Manneh sulle ali, Di Piazza e Marotta in attacco, con un centrocampo composto dai soli Biagianti e Lodi, due dal passo inadeguato rispetto agli arrembanti avversari. Poi, il solito ingresso di tutti gli attaccanti rimanenti disponibili in panca, nella fattispecie Brodic e Curiale (al posto di Manneh e Di Piazza), ancora una volta a intasare gli spazi in avanti senza alcun costrutto. La gara ha anche ribadito che Di Piazza da esterno mancino è un ripiego (non ha la tecnica per farlo, tanto che alcuni suoi cross si sono rivelati a dir poco inadeguati), Manneh a destra nel 4-3-3 è un adattato e a sinistra da centrocampista nel 4-4-2 non si trova a suo agio, Marotta e Curiale non sono in condizione, Sarno è l’unica speranza (ma ci vorrà tempo per averlo al meglio), Brodic non è un esterno d’attacco (mentre Sottil continua a buttarlo dentro in quella posizione). In buona sostanza, errori di valutazione, confusione tattica, incertezza tecnica. Situazione non provocata né dai tifosi, né dai giornalisti. Alla dirigenza, che invece con staff tecnico e giocatori ne è responsabile, il compito di dipanarla. Ora.

Scossa e… silenzio
Cosa ci aspettiamo dalla prossima settimana che conduce alla sfida interna con il Potenza? Un’autentica svolta tecnica che possa far cambiare registro a questa squadra anche sotto il profilo atletico, oltre che caratteriale e tecnico-tattico. E silenzio. Concordiamo con la scelta della società relativa al silenzio stampa. Le ultime polemiche non hanno per niente giovato alla squadra e all’ambiente. Fatti, non parole. Let’s go, Liotru, let’s go!!!