Vida Roca

Esultanza da tre punti...

Esultanza da tre punti... 

Max Licari sulla meritata vittoria dei rossazzurri sul Latina. Adesso, sfatare il tabù trasferta...

Farina dovrà “rivedere”
Purtroppo, anziché cominciare la mia disamina evidenziando la soddisfazione per la pur sofferta vittoria, i tre punti fondamentali, la classifica sempre meno “orribile”, la grande “prestazione” del pubblico del “Massimino”, l’importante dato statistico di aver mantenuto finalmente la porta inviolata e tutto il positivo che si può trarre dal match giocato contro il grintoso Latina, mi trovo costretto a porre innanzitutto l’attenzione su un problema evidente e potenzialmente pericolosissimo: l’enorme, gigantesca, titanica, infinita inadeguatezza della classe arbitrale deputata a “dirigere” la Serie B. Basta andare a considerare in generale il solo quindicesimo turno appena conclusosi, costellato da errori, orrori, deliri di onnipotenza, fantascientifiche apoteosi di scarsezza, per rendersi conto di quanto sia necessario, ineludibile, improcrastinabile, inderogabile tirarsi fuori nel più breve tempo possibile da questa palude stigia costellata di manfrine da guitti di periferia assurte a simboliche sacre rappresentazioni del Nulla Cosmico, di calci “ad muzzum” tirati casualmente a un pallone per lo più vissuto come il cubo di Rubik e arbitri che vagano, fischiando a caso, per il terreno di gioco, per di più ritenendo di farlo con cognizione di causa, quasi a voler “beffare” il malcapitato pubblico presente allo stadio, in ascolto alla radio o ad assistere davanti alle televisioni. Ciò che si è visto, per esempio, a Brescia o a Catania è raccapricciante, orrorifico, come se si fosse catapultati improvvisamente in una dimensione parallela simile a un incrocio fra “Shining”, “La Casa”, “Nightmare”, “Suspiria” e, dulcis in fondo, “L’Esorciccio”. La domanda che si fa l’uomo di strada è semplice: ma il designatore Farina “vede”? O, perlomeno, gli osservatori arbitrali lo “relazionano” nel modo più adeguato? No, perché, delle due l’una: o il Catania è stato talmente sfortunato ad aver “beccato” i 15 arbitri (diciamo) “meno attrezzati” della categoria oppure non esistono arbitri decenti in B. Se l’andazzo è questo, ci sarà da annacquarsi il sangue almeno (si spera) fino a maggio o oltre. Quanto combinato dal signor Roca di Foggia al “Massimino” lo assegno alla categoria della performance artistica di pura invenzione onirica, una sorta di “pastiche” surrealista in stile Breton: come mandare all’aria una partita tranquilla, corretta, tra due buone squadre animate da sana carica agonistica e nessuna ostilità preventiva? Basta fare esattamente come il “fischietto” pugliese nella ripresa di Catania-Latina. Non entro nello specifico, tutti hanno avuto modo di vedere. La speranza è che anche Farina possa aver modo di “rivedere”. Non solo questa partita, ovviamente, ma tutto ciò che è successo in questa tornata di campionato, giacché in questo modo difficilmente si potrà continuare con serenità.

Un trend “ribaltato”
Partiamo da un dato statistico: il Catania ha raggranellato 13 punti nelle ultime 6 partite; si tratta di quella celeberrima media di 2 punti a partita che porterebbe i rossazzurri all’ipotetica promozione diretta a fine torneo. Attenzione, però: gli etnei hanno giocato 4 gare in casa (vincendole) e 2 in trasferta (pareggiandone una e perdendo l’altra); avvalendosi, quindi, di un calendario sicuramente vantaggioso. Tuttavia, ciò che maggiormente conta è aver “ingranato la marcia”; non è, comunque, mai facile vincere con continuità, anche in casa e contro avversarie sulla carta inferiori. Altra considerazione da fare è che in tutte e quattro le gare interne prese in esame il Catania ha meritato di vincere, senza “se” e senza “ma”, mostrando in ogni caso, malgrado momenti di difficoltà soprattutto fisica (primo tempo con il Vicenza, riprese con Varese e Latina), una chiara superiorità tecnico-tattica rispetto all’avversario. Se consideriamo, parallelamente, le trasferte giocate dagli uomini di Sannino, ci accorgiamo di come, seppur nell’ambito di una prestazione “double face”, il pareggio di Trapani sia assolutamente incontrovertibile e di come quella di Avellino fosse una classica gara da 0-0 priva di alcuno squillo da parte di entrambe le contendenti, risolta da un estemporaneo errore di Frison (e da un’interminabile sequela di istrioniche manfrine “agresti” da far impallidire un “bambocciante” del ‘600). In buona sostanza, il teorema “3 punti in casa, 1 in trasferta” sarebbe (quasi) dimostrato. Ciò significa che la squadra, protagonista di un inizio di campionato che definire negativo sarebbe un eufemismo, sta pian piano cercando di trovare il ritmo giusto, consono al blasone e al valore di una rosa sulla carta (come attestato da tutte le agenzie di scommesse alla vigilia del torneo) superiore alle altre. Di contro, appare assai interessante osservare come il Catania, a quota 19 insieme al Bari, disti 6 punti dall’ultimo posto occupato da Latina e Cittadella e 3 dalla zona Playoff, al momento a 22 punti. Si tratta di una classifica cortissima, di un campionato livellato in cui basta poco per ritrovarsi in vetta o in coda. Non si sarà fatto niente di niente, dunque, se non si riuscirà a mantenere questa media e a trovare quella continuità di risultati che, sola, può condurre alla meta da tutti auspicata. Allo stato attuale, siamo ancora indietro e basterebbe poco, anche una sconfitta inopinata, per ripiombare nel pessimismo storico, cosmico, astrale, sesquipedale. Ergo, nessuna esaltazione per gli ultimi risultati positivi, umiltà, olio di gomito e pedalare. Da questo punto di vista, con Sannino ritengo si possano dormire sonni tranquilli…

Il “fattore Calaiò”
Quando hai in campo un giocatore di categoria superiore, parti quasi sempre in vantaggio. L’Arciere sta dimostrando di esserlo, “costruendo” reti decisive e bellissime. Dopo la rovesciata con il Varese, ecco la punizione dai 20 metri alla Lodi, altro capolavoro da consegnare alla cineteca di questo tecnicamente povero campionato di B. Certo, poi qualcuno ha immaginato che quella prodezza bastasse e che dovesse “finire” di giocare, ma è altra storia, da consegnare, come detto sopra, alle considerazioni di chi di dovere. A noi tocca solo elogiarlo, sia per il contenuto tecnico della sua prestazione, sia per il comportamento assimilabile a quello di San Procopio Martire davanti ai giudici che gli deponevano carboni ardenti e incenso sul palmo della mano…

Puntare su questo “undici”
Sannino, come ovvio, ha puntato sugli undici e sul modulo che un po’ tutti ci aspettavamo a seguito delle indicazioni ricevute dalla ripresa di Trapani: un 4-4-2 che diventa 4-3-1-2 allorquando Rosina si accentra, con i 3 mediani più “robusti” contemporaneamente in campo e 4 difensori in linea. Devo dire che, sebbene la prestazione in generale non possa definirsi né continua né scintillante, mi pare che non si possa non perseverare su questa strada, la strada maestra di una squadra finalmente logica. È vero, Almiron è al 40%, Rinaudo non è al massimo, Rosina, dopo aver cantato e portato la croce, sta un tantino tirando il fiato, in difesa si è quasi sempre in emergenza, ma tutto sommato la squadra sta reggendo botta anche fisicamente e, quando c’è da randellare, randella. Ecco, questo mi preme sottolineare, il match contro il Latina fa ben sperare per il futuro proprio perché si è trattato di una classica gara “di B” vinta con le armi “di B”. Finalmente questi ragazzi si sono calati nella mentalità della categoria e fanno “quello che devono fare” quando non riescono a dettare i ritmi del gioco secondo caratteristiche tecniche. A inizio campionato si cercava di fare poesia anche quando non vi erano gambe e testa per farla, adesso la si fa a tratti, ma se non è possibile, palla in tribuna e via. Quando i Bruno, i Crimi, i Rossi, i Pettinari, tutti buoni giocatori di categoria (il Latina mi ha fatto un’ottima impressione, di sicuro più qualitativa rispetto a team come Avellino o Perugia), ti mettono in difficoltà, soffri, lotti e badi al sodo, anche rendendoti “brutto”. Il Catania lo ha fatto, con gente come Sauro, Capuano, Monzon, Escalante (anche se poteva fare di meglio sotto porta…), Rinaudo in prima linea a battagliare. I pontini hanno lottato con onore, procurandosi però una sola occasione nitida, fallita malamente con un tiro a lato. Per il resto, tanto volume di gioco, pochissime conclusioni verso la porta difesa da Frison. Questo è il percorso da seguire da parte del Catania. Così si fa. E così devono continuare Leto, autore di un’altra prestazione gagliarda e sostanziosa (giusti gli applausi tributatigli all’atto dell’uscita dal campo), e Rolin, al rientro, capace di soffrire e reggere mentalmente fino al 94’.

A Terni per vincere
Lo ribadisco: se non vinci qualche gara in trasferta, in A non ci vai. Bisogna tentarci da subito, seppure la gara di Terni si presenti come non facilissima. I rossoverdi costituiscono, in specie fra le mura amiche, un buon sodalizio, veloce, grintoso, con alcune ottime individualità come il terzino Vitale o l’attaccante Avenatti. E a Sannino mancheranno gli squalificati Capuano ed Escalante (ammoniti sotto diffida). Ma rientrerà Spolli e, forse, sarà anche il turno di Castro. Nessun timore e… Let’s go, Liotru, let’s go!!!