Urla nel silenzio

Curiale, seconda rete consecutiva...

Curiale, seconda rete consecutiva... 

Max Licari sul pari con la Casertana nel deserto del "Massimino". Il campo conta poco, in attesa di risposte dalla dirigenza.

Il campo in secondo piano…
Il risultato del campo, la prestazione dei giocatori, al momento rimangono, devono rimanere sullo sfondo di una assoluta emergenza a livello gestionale, figlia di una delicatissima situazione sotto tutti i profili. Quanto accaduto in settimana, quanto "non" visto al “Massimino”, desolatamente vuoto e privo dell’unica cosa che conti veramente quando si gioca a calcio, i tifosi, la loro passione, il loro orgoglio, va ad oscurare qualsivoglia considerazione di carattere tecnico o anche vagamente “calcistico”. Si è giunti veramente a toccare il fondo, procurando danni incalcolabili all’immagine del Catania ed evidenziando carenze dirigenziali che non possono che prefigurare tempi difficilissimi per l’Elefante. La sottovalutazione della “vicenda steward”, immagine di un profilo organizzativo ormai ai minimi termini, vicenda legata palesemente a problematiche economiche intercorrenti con il precedente gestore di tali servizi, segna una cesura ormai definitiva con l’ambiente. Un “muro contro muro” che non potrà essere sanato che con decisioni definitive da parte della proprietà. In questo modo, senza alcuna credibilità, non si potrà andare avanti, indipendentemente da eventuali sforzi da profondere nel mercato invernale (che, inevitabilmente, i tifosi si chiedono come possano essere prodotti, considerato quanto “espresso” da questa tristissima pagina conclusasi con l’onta delle “porte chiuse”). Quali garanzie economiche e gestionali può dare una società che produce tali risultati? Le preoccupazioni sono forti e più che legittime. L’unico auspicio è che la dirigenza, come sottolineato bene anche da una nota ufficiale del sindaco di Catania Salvo Pogliese in cui si rende disponibile a un lavoro congiunto, al più presto possibile faccia definitivamente chiarezza, assumendosi precise responsabilità e delineando con sincerità i “passaggi” futuri, senza inutili attacchi a destra e a manca, senza inopportune cortine di fumo. Perché le suddette responsabilità non sono che della dirigenza stessa, di nessun altro. Perché non è più tempo. Del resto, dal punto di vista tecnico, di che cosa si può discutere? Questa squadra appare quasi del tutto immalinconita nelle sue stesse contraddizioni, impantanata in una limacciosa palude fatta di scelte tattiche non adeguate alle caratteristiche della rosa (questo deprimente 3-5-2 tedia anche solo la vista degli osservatori) e da limiti tecnici, tattici e atletici addirittura imbarazzanti per la categoria. Questo, attualmente, sembra un gruppo a stento in grado di lottare per il decimo posto. E non è solo un problema di “senatori”, di giocatori che non hanno più niente da dare al calcio in generale e al Catania in particolare, dei cosiddetti “passeggianti” che avrebbero dovuto essere dismessi tempo fa. Qui si tratta anche della scelta estiva di “nuovi” calciatori di gran lunga inferiori al livello richiesto da una società desiderosa di fare un campionato di vertice e MOSTRUOSAMENTE inferiori rispetto alle attese di una piazza gloriosa e giustamente esigente come quella etnea. Veder giocare Pinto o Dall’Oglio, per esempio, è frustrante. Non ce lo meritiamo. La stessa auspicata “cura Lucarelli”, a livello di classifica, sta portando veramente poco (tre pareggi e una vittoria in casa, una sconfitta in trasferta, 6 punti in 5 gare, nono posto e media da salvezza). E pochissimo pure sotto il profilo delle prestazioni, nella pia convinzione di ridare fiducia a un gruppo di deludenti figuranti, “compattandoli” in un modulo difensivo finalizzato a non prendere imbarcate. Una politica dei “piccoli passi” che potrebbe andar bene se il gruppo avesse margini di miglioramento, non se fosse alla frutta, alla fine “totale” di un ciclo. Ma, ripetiamo, non è questione ormai neppure di classifica, di tabelle, di propositi più o meno illusori. Qui c’è da focalizzare l’attenzione su altro e da chiedere spiegazioni chiare, serie e oneste.




Ancora una volta, meglio con il 4-3-3
Contro la Casertana, in un deserto irreale, il Catania ha lottato, almeno questo, pur mostrando tutti i suoi limiti e le sue magagne. Nessun alibi, ovviamente (il mancato apporto dei tifosi, le assenze, il campo, il riso in bianco senza sale, il petto di pollo crudo, etc.), come da richiesta del medesimo tecnico livornese. Tuttavia, l’assurda (per il sottoscritto) decisione di doversi “per forza” mettere a specchio con l’avversario, anche in casa e contro avversari modesti come i campani (il 3-5-2 di Ginestra produce un calcio ordinato ma senza picchi), ha prodotto per l’ennesima volta un assetto incapace di costruire con un minimo di continuità il gioco, un “ruminare” calcio inconcludente (nessun tiro in porta), salvo poi farsi infilzare nell’unica occasione avversaria, sempre su “classico” calcio piazzato (la rete di Caldore al 36’, fra un nugolo di “presunti” difensori rossazzurri, è quanto di più insulso si possa vedere in un campo di calcio). Uniche note positive, la voglia di mettersi in mostra del giovane Biondi, continuo nelle discese sulla destra, e la vivacità di Lele Catania in avanti, seppur condita da una certa imprecisione sotto porta. Per il resto, solita tiritera in difesa, con l’inutile Biagianti a fare da terzo centrale non si sa per cosa, due “medianacci” dai piedi di pietra (Rizzo e Dall’Oglio, a tratti inguardabili) non in grado di illuminare in alcun modo il gioco, un Mazzarani impiegato quasi da trequartista (una sorta di 3-4-1-2) che, come di consueto quando impiegato dal primo minuto, mostra qualche limite atletico e caratteriale (francamente, non è piaciuta la sua uscita dal campo dopo la sostituzione giunta al 73’, condita da un rabbioso calcio alla bandierina) e una punta, Curiale, che si impegna tanto ma ancora si mostra "morbido" in fatto di presenza in area (sebbene il tap-in al 49’, a porta vuota, del pareggio, possa forse costituire un seppur timido segnale di risveglio, avendo Davis siglato la sua seconda rete consecutiva). Non per nulla, nella ripresa, quando finalmente Lucarelli si decide a tentare di vincere la partita, mettendo dentro Di Molfetta per Biagianti (e Calapai per Biondi), il Catania gioca meglio, appare più propositivo, mette maggiormente in difficoltà la non eccelsa difesa Casertana, sfiorando in qualche occasione la rete della vittoria (in particolar modo con Silvestri e Catania). Peccato che, poi, vadano in campo giocatori come Lodi e Barisic, lenti e irritanti, a inibire ai rossazzurri ogni velleità di vittoria. Ma è pura “normalità” per questo squinternato Catania. Comprendiamo l’emergenza, ma non sarebbe il caso di ANTICIPARE, almeno per dignità, le “purghe” di gennaio? Tanto, non è che i risultati sarebbero peggiori…

A Rieti senza nessuna aspettativa
Unica aspettativa? Parole chiare su presente e futuro, congiunte ad una totale assunzione di responsabilità da parte della dirigenza. Il resto non conta. Lucarelli, Lodi, Curiale, Di Piazza, i ragazzi, i vecchi, il mercato, le sconfitte in trasferta, la classifica, Rieti. Niente. Attendiamo. Let’s go, Liotru, let’s go!