#Top11 - ALLENATORE: Di Bella

 

12a puntata del progetto editoriale realizzato in onore del Catania '46 con Tutto il Catania minuto per minuto e Quelli del '46.

La presentazione del progetto

Le scorse puntate: Vavassori, Álvarez, Legrottaglie, Stovini, Vargas, Szymaniak, Hansen, Prenna, Danova, Mascara, Spinesi.

ALLENATORE: Carmelo Di Bella
La storia della panchina del Catania è stata caratterizzata da brevi interregni ed un continuo viavai di tecnici, ad eccezione di colui che più di chiunque altro ha lasciato il segno all’ombra dell’Etna: Carmelo Di Bella. Il “Mago del Sud”, dalla fine del 1958 all’inizio del 1966, fu in grado, nell’ordine: di condurre - da esordiente in cadetteria - i rossazzurri alla salvezza dopo essere subentrato a campionato in corso; di conquistare appena un anno dopo la promozione in massima serie; di mantenere il club in Serie A per oltre un lustro, ottenendo cinque salvezze consecutive (con tre ottavi posti come miglior piazzamento, nonché diversi successi di prestigio contro le big). Basterebbe soltanto questo per legittimare l’incoronazione di Don Carmelo a miglior tecnico della storia del Catania. Ma l’eredità di Di Bella trascende l’aspetto meramente sportivo. Il tecnico catanese si affermò infatti negli anni ’60 come uno degli allenatori di spicco della massima serie grazie ad una serie di qualità: cura della preparazione atletica, sapiente gestione del gruppo, disciplina ferrea e pragmatismo tattico. Qualità che gli vennero riconosciute da stampa e addetti ai lavori (fra questi, spiccò l’endorsement di Vittorio Pozzo). Di Bella era un tecnico che non rinunciava ad un gioco offensivo, esaltando i migliori talenti che il tandem Marcoccio&Giuffrida gli metteva a disposizione, ma con intelligenza ripiegava su soluzioni più attendiste quando il momento della squadra o il valore dell’avversario lo richiedeva. Dopo aver raccolto applausi anche a Palermo (da lui riportato in A nel 1968), tornò un paio di volte a Catania negli anni ’70, in Serie B, per volere di Angelo Massimino, senza però ottenere i risultati sperati e chiudendo il proprio ciclo etneo con una retrocessione che grida ancora vendetta, ma che non ha scalfito l’imperitura stima della piazza nei suoi confronti.

Di Bella riprodotto sul murale del "Massimino" con la sigaretta d'ordinanza, accanto a Marcoccio 



Gli altri. Come nel caso dei giocatori, limiteremo il raggio di osservazione ai tecnici che hanno frequentato la massima serie o, tutt’al più, hanno conquistato la promozione in Serie A, escludendo in tal modo tanti allenatori non meno amati dai tifosi. Seguendo un criterio puramente cronologico, partiamo da Piero Andreoli, primo trainer a portare il Catania nel massimo campionato, nel 1954, per poi guidarlo in modo brillante l’anno successivo, con una tranquilla salvezza compromessa da fatti finiti sotto la lente d’ingrandimento della giustizia sportiva. Conclusa l’era Marcoccio-Di Bella, nel 1969 iniziò quella Massimino, che varò la linea della continuità confermando il tecnico che aveva concluso la stagione precedente, Egizio Rubino, il quale conquistò immediatamente la promozione in massima serie. Tornato all’ovile dopo qualche anno, riportò il Catania dalla C alla B nel 1974/75, stagione rimasta impressa per le caterve di gol della coppia Ciceri-Spagnolo. Nel 1982 approdò alle falde dell’Etna Gianni Di Marzio e fu amore a prima vista con tifosi e stampa, sublimato dalla promozione raggiunta nell’ambito di un campionato iper-competitivo, dopo gli spareggi di Roma. Impresa purtroppo resa vana da una discutibile gestione del mercato nell’estate successiva. In termini iconici ed affettivi, probabilmente il vero erede di Di Bella fu Pasquale Marino, altro tecnico siciliano in grado di conquistare il salto di categoria e farsi valere anche nel massimo campionato (col Catania in zona Champions prima dei fatti del 2 febbraio), peraltro mostrando un gioco votato all’attacco che ha avuto pochi eguali da queste parti. Negli anni successivi, salvezze in serie con record di punti battuti anno dopo anno da Walter Zenga, Siniša Mihajlović, Diego Pablo Simeone e Vincenzo Montella, che hanno trovato nella società diretta dal duo Pulvirenti-Lo Monaco il trampolino di lancio per le rispettive carriere. Se col tecnico serbo si è vissuta l’impresa più bella (la rimonta salvezza del girone di ritorno 2010), con l’aeroplanino si è ammirato il gioco più spumeggiante, influenzato dal tiki-taka imperante grazie al quale la sua squadra venne ribattezzata “il piccolo Barcellona”. A raccoglierne con intelligenza il testimone, l’emergente Rolando Maran, timoniere nella stagione del record di punti.

Pasquale Marino insieme al presidente Pulvirenti