Titoli di coda

Maran, game over

Maran, game over 

Il commento di Max Licari sottolinea come la sconfitta con i granata di Ventura metta fine alla lenta agonia di una squadra già mentalmente retrocessa. Al di là di una fantascientifica "matematica" di miracolistico profilo, è giunta l'ora della responsabilità. Imperativo categorico: fornire all'ambiente le adeguate garanzie di una pronta risalita, sia dal punto di vista di una diversa articolazione societaria, sia a livello tecnico. Prendendo atto che una determinata "strada", purtroppo, si è rivelata assai accidentata...

Forse è meglio così...
... Sì, forse sarebbe stato inutile prolungare l’agonia di una stagione nei fatti fallimentare sotto tutti i profili, quando in realtà, al di là dei comunque legittimi proclami di prammatica, questa squadra ha mostrato di essere retrocessa mentalmente sin dal secondo tempo da incubo giocato contro il Sassuolo a Reggio Emilia. E' finita come era prevedibile: dopo una fiammata iniziale nobilitata dalla sesta rete stagionale di Bergessio su splendido assist di Barrientos, si è materializzato il classico calo fisico e psicologico che, alla lunga, ha consentito a un Torino appena sufficiente di piazzare l'uno-due con il neoentrato Farnerud e il capocannoniere Immobile. A un quarto d'ora dalla fine. Senza strafare. quasi per inerzia. Inutile chiedere a Maran i motivi per cui una squadra che va in vantaggio dopo 2', mettendo sui giusti binari una partita da vincere a tutti i costi, poi, giochi 80' in difesa e, soprattutto, un secondo tempo inguardabile a livello tecnico, tattico e, "more solito", atletico. Inutile chiedergli di scelte (Rolin terzino sinistro, Monzon in attacco, Biraghi al posto di Peruzzi, tutte fallimentari) o cambiamenti di modulo in corsa (il 5-3-2 della ripresa, a consegnare la gara al Torino, capace di sviluppare più dell'80% di possesso palla nella sola seconda frazione). Inutile chiedergli perché, ogni volta che un allenatore avversario proponga mezzo cambio tattico, i rossazzurri vadano regolarmente in tilt come se dall'altra parte ci fosse Ancelotti con il Real Madrid. Anche perché Maran è stato rimosso dall'incarico nel fine partita, a favore di Maurizio Pellegrino, un "ritorno" dall'era gaucciana. Un dirigente già nello staff tecnico del Catania (responsabile delle giovanili). Un chiaro segnale di come la fiducia nei confronti del trainer trentino sia venuta meno (ma il precedente esonero ne era palese dimostrazione) e che nel futuro prossimo del sodalizio di Via Magenta non ci potesse essere posto per lui. Una mossa siffatta può essere letta solamente in funzione di un reset totale già in atto su più livelli. Importante, ovvio, non fallire in nessun modo tempi e modi del suddetto reset. Si tratta di una evidente fase di transizione in vista dell'imminente avvento di un nuovo direttore generale e di un allenatore adeguato, figure indispensabili per tentare l'immediata risalita in A. Un "passaggio" da non fallire assolutamente. Vedremo se nelle ultime sei gare questa tipologia di decisione sarà accompagnata da un primo "repulisti" tecnico nei confronti di taluni "senatori", vecchi e nuovi, che hanno fallito in toto la stagione. Finire con dignità, questo si chiede a Pellegrino. Non improbabili "miracolissimi" di una squadra che ha fatto con il "secondo Maran" peggio rispetto alla sciagurata "Era De Canio" (per la serie: al peggio non c'è mai fine...), riuscendo nell'impresa titanica di suicidarsi nel campionato più scarso degli ultimi vent'anni, con tutti i parametri statistici da perfetta "ultima della classe". Li abbiamo ripetuti ogni settimana, non mi va di farlo ancora. Li conosciamo perfettamente. Da record negativo. E con avversarie del "calibro" di Sassuolo, Livorno, Bologna e Chievo risulta ancor più disdicevole. Solo un fattore mi va di annotare, un dato neutro, incontrovertibile, che deve far comprendere come i giocatori etnei alle belle parole in conferenza stampa non abbiano mai o quasi mai fatto seguire i fatti: il Catania, delle "5 sorellastre" è l'unica ad aver mollato. Le altre sono tutte in corsa, compresi gli emiliani che sono andati a vincere a Bergamo contro una compagine proveniente da 6 vittorie di fila e in piena corsa per l'Europa League. Il Catania non lo ha mai fatto. Punto. Meritatamente ultimi. E muti...

Prendere atto del presente e programmare il futuro
Imperativo categorico: prendere atto con umiltà e consapevolezza generale della stagione disgraziata fin qui condotta, in cui errori iniziali in fatto di articolazione societaria (il nuovo assetto, risultati alla mano, non ha funzionato), di scelte di mercato (reiterate, per quanto riguarda il reparto d'attacco, anche a gennaio), di preparazione atletica, di gestione complessiva dei calciatori hanno prodotto esiti assai negativi Cominciare a "metterci mano" da subito, pure. E questo potrebbe essere un inizio. Sebbene, è opportuno ripeterlo, le responsabilità della pessima annata fin qui esperita debbano essere assunte, come naturale che sia, dalla "testa", quindi dal Presidente Pulvirenti in primis e, a cascata, da tutto il suo staff, a cominciare da Pablo Cosentino, l'uomo mercato che ha strutturato una squadra scarsamente funzionale sotto il profilo tecnico, atletico e psicologico. Purtroppo, capita. Gli acquisti estivi non sono "riusciti" e a gennaio non si è posto rimedio alla lacuna più evidente, la sterilità dell'attacco. Questa, a primo acchito, una sommaria analisi, ma poi ci sarà tempo per ragionarci con maggiore profondità. Può succedere che una società come il Catania incappi in una stagione sbagliata e duramente pagata, come in passato Samp, Parma o Torino, ma l'importante è che rimedi subito agli errori commessi, fornisca le dovute garanzie ai tifosi e programmi immediatamente una pronta risalita nella categoria di competenza. Più che andar dietro a dietrologie e illazioni, questo deve chiedere la tifoseria al presidente e a questo deve rispondere in tutta sincerità e propositività lo stesso massimo dirigente etneo. Una volta messe in chiaro le cose, si potrà ripartire con rinnovato entusiasmo, nella consapevolezza che l'aver compreso la portata effettiva di determinati errori odierni potrà costituire il vantaggio competitivo del domani.

Dignità
Come detto sopra, la trasferta di Milano contro i rossoneri di Seedorf dovrà riconsegnare orgoglio a una squadra e una tifoseria depressa. Se abbiamo saputo dare una lettura corretta della prima mossa di Pulvirenti, ci aspettiamo una squadra rinnovata e rinvigorita in fatto di gioventù, con un robusto sguardo al futuro. Vogliamo vedere ragazzi correre dietro al pallone senza paturnie mentali e psicodrammi in corso. Dignità. Let's go, Liotru, let's go!!!