Solo i tre punti...

Andrea, finalmente un sorriso...

Andrea, finalmente un sorriso... 

Max Licari sulla sofferta vittoria contro la Virtus. Discreti primi 45', affanno nella ripresa. Ma contava solo il risultato...

Una boccata d’ossigeno
Contava solo il risultato. È giunto e questo può, per il momento, bastare. Era importante arrestare l’emorragia di cinque sconfitte consecutive e la missione, con qualche patema in più, è stata portata a termine. Ma non si può dire che questa squadra sia guarita. Tutt’altro. Prestazione sufficiente e volitiva solo per la prima mezzoretta di gioco, in cui l’approccio, finalmente, si è rivelato positivo. Un paio di occasioni nitide, il bel gol di Di Grazia su perfetta verticalizzazione (quasi un miraggio per i sparuti tifosi etnei sparsi fra i desolati spalti del “Massimino”) di Russotto e un atteggiamento propositivo dettato da uno schieramento votato alla qualità (contemporaneamente in campo tutti i migliori giocatori, sotto il profilo tecnico, della rosa). Poi, di certo non il “buio”, come accaduto in altre circostanze, ma un’ora di affanni, scarsa “gamba, baricentro eccessivamente basso e paura (o impossibilità) di affondare il pressing. Un'ora in cui si è concesso il pallino del gioco a una confusionaria Virtus che, nel finale, avrebbe anche potuto pareggiare la gara (traversa di Ayina). Rispetto al recente passato, un qualche sprazzo di ordine in più, una spruzzata di grinta qua e là e quel pizzico di fortuna che, per esempio a Catanzaro, si era dimostrata nemica ai colori rossazzurri. Come osservato dal collega Alessandro Vagliasindi nel postpartita di “Pianeta Catania” su Radio Delfino 90.4, c’è da vedere solo se si sia trattato di un calo fisico dovuto a una condizione atletica insufficiente oppure di una "defaillance" mentale causata dalla naturale paura di non farcela, dopo le clamorose debacle subite nell’ultimo mese. Nel primo caso, non ci sarebbe purtroppo nulla da fare in prospettiva cinque gare alla fine del campionato più eventuali play-off); nel secondo, la situazione potrebbe anche essersi sbloccata con la corroborante vittoria ottenuta sugli uomini dell’agitato mister Calabro. La riprova definitiva l’avremo domenica prossima a Vibo Valentia, contro un team in piena lotta per la salvezza e proveniente dalla fondamentale vittoria ottenuta a Melfi contro una diretta concorrente. Pertanto, non conta, a mio parere, moltissimo la classifica attuale, che vede il Catania in piena zona play-off, al nono posto a quota 42, in condominio con Andria e Paganese (la quale, comunque, deve recuperare la gara con il Taranto). O, per lo meno, non conta in prospettiva “alta”, giacché i tre punti conquistati da Biagianti e soci risultano essenziali per allontanare definitivamente qualsivoglia “cattivo pensiero” relativo alla zona play-out.

Un 4-1-4-1 più qualitativo
Di giovani in campo, l’unico aspetto positivo di cui avrei avuto piacere a parlare, nemmeno l’ombra. Come ampiamente previsto. Tuttavia, almeno, mister Pulvirenti schiera una squadra più propositiva, articolando una sorta di 4-1-4-1 o 4-2-3-1 che dir si voglia, impostato sui giocatori di maggior qualità a disposizione in organico: Scoppa, Di Grazia, Mazzarani, Russotto e Pozzebon. Infatti, come detto, la prima mezzora si è caratterizzata per una maggiore incisività nelle verticalizzazioni, grazie soprattutto a Russotto e Mazzarani, aiutati dalla propositività nelle imbucate di Di Grazia e Djordjevic. Nulla di trascendentale, intendiamoci, ma comunque maggior pressing, maggior velocità di esecuzione e maggior incisività in zona gol, tanto che, prima della splendida rete del 21’ siglata dal catanesissimo Andrea Di Grazia, il Catania si era reso pericoloso con Mazzarani e Russotto. Leggermente meglio del solito Biagianti e Scoppa in mediana, anche se l’argentino non brilla certo per pulizia in regia; meglio anche gli esterni bassi, soprattutto un Parisi in netta crescita (sembra il giocatore più preparato, sotto il profilo atletico, del Catania); meglio i tre trequartisti rispetto al passato, sebbene Pozzebon si confermi in un periodo di forma nerissimo: nettamente il meno in palla della squadra fino alla sostituzione avvenuta al 82’ (Barisic). Peccato che questi segnali positivi abbiano avuto una durata limitata: appunto, fino al 32’ (bella azione di Djordjevic finalizzata da Biagianti e ben parata da Albertazzi). Poi, un lento declino, purtroppo segnato a fine primo tempo dall’infortunio di Bergamelli (si sospetta uno stiramento), sostituito dal giovane ‘Mbodji (essendo indisponibile Marchese); un calo protrattosi per tutta la ripresa, condotta in netto affanno fisico e contrassegnata da un forcing continuativo degli ospiti, seppur non pericolosissimo, se non nel soffertissimo finale di partita, in virtù di una buona prova difensiva offerta da Drausio (riscattatosi dalla pessima prova di Catanzaro), dallo stesso ‘Mbodji (a parte qualche svarione tecnico) e da Parisi sui pericolosi Abate e ‘Nzola. Questa volta, il primo cambio tecnico di mister Pulvirenti, giunto al 64’, Bucolo al posto di Mazzarani (apparso per nulla contento della sostituzione), è risultato produttivo, aggiungendo un po’ di corsa a una mediana dove il solo Biagianti rimaneva a duellare con i vari Triarico, Galdean o Prezioso. Tutto sommato, un Catania assai modesto contrapposto a una Virtus ancor più modesta (non positivo il momento dei pugliesi). Prendiamoci questi benedetti tre punti, recitiamo qualche rosario in più e aspettiamo la prossima partita. Di più, non si può fare.

A Vibo capiremo
Come accennato sopra, in terra calabra, contro una squadra in forma e alla disperata ricerca di punti, comprenderemo se quello del Catania sia più un blocco mentale o un'ineludibile deriva atletica, sostanzialmente decisiva in negativo a cinque partite dal termine della “regular season”. Mi auguro fortemente che possa aver ragione mister Pulvirenti, alla sua prima vittoria sulla panchina etnea, più incline alla seconda interpretazione, il quale pare attribuire importanti significati psicologici a una vittoria ottenuta in modo così sofferto. Pozzebon, ammonito e in diffida, non ci sarà. E, forse, sarà un bene anche per lui riposare e riflettere su un rendimento da considerarsi assolutamente non consono alle attese della piazza. Probabilmente, rientrerà Marchese e la sua presenza risulterà fondamentale, considerata l’assenza di un pilastro difensivo essenziale come Bergamelli. Forse, Di Cecco avrà qualche possibilità in più di andare in campo e, magari, lo stesso Barisic potrà giocarsi le sue ultime chance. Nessuna illusione, comunque. Solo sostegno. Let’s go, Liotru, let’s go!!!