Significativi passi avanti

Festa a fine gara per i rossazzurri al

Festa a fine gara per i rossazzurri al "Nobile" di Lentini 

Il commento al match vinto contro la Juve Stabia. La squadra di Raffaele mostra dei progressi, ma c’è ancora qualcosa da affinare.

Partiamo dalle fredde statistiche. Sul campo, il Catania ha totalizzato 7 punti nelle prime tre partite. Soltanto il Bari, tra le formazioni che hanno disputato lo stesso numero di gare, ha fatto altrettanto. E già questo la dice lunga sulle buone premesse della squadra di Raffaele. Oltre i numeri, però, c’è un percorso, fin qui breve, ma caratterizzato da graduali passi avanti. La squadra vista contro la Paganese, tra defezioni, giocatori fuori ruolo e manto erboso impraticabile, appariva molto indietro nella “messa a punto”, reparto difensivo a parte. A Monopoli, l’innesto di Tonucci aveva registrato definitivamente la retroguardia, mentre sul profilo del gioco e delle occasioni create il piatto continuava a piangere, nonostante la vittoria maturata grazie ad un blitz di Silvestri sugli sviluppi di una palla inattiva. Ieri, al “Nobile” di Lentini, un ulteriore step, indotto dall’auspicabile e previsto passaggio al 3-4-3, modulo più consono alle caratteristiche dei giocatori a disposizione che, unitamente ad un terreno di gioco molto più adatto al fraseggio rispetto all’attuale “Massimino”, ha finalmente consentito ai ragazzi di Raffaele di sviluppare buone trame di gioco e cominciare a forgiare un’identità di squadra. Il processo di maturazione non è ancora al 100% - d’altronde non lo si può pretendere - e ci sono degli aspetti da rivedere (sui quali torneremo). Ma come inizio, considerando le non facili condizioni affrontate dalla società per la costruzione dell’organico, non è assolutamente male. Tutt’altro.

Le scelte iniziali: Raffaele, novità e coraggio; Padalino fa di necessità virtù
Prima del previsto, Giuseppe Raffaele decide di virare sul 3-4-3, il modulo più logico data la presenza di tanti esterni offensivi di qualità e l’assenza di un metronomo da piazzare davanti alla difesa. Conferma per Martinez tra i pali, nonostante l’arrivo di Confente, e per il trio difensivo che già a Monopoli aveva dimostrato tutto il proprio valore. Sorprese a centrocampo: sugli esterni, panchina per Calapai, con Albertini che torna nel proprio ruolo di laterale destro, e prima da titolare nella propria posizione naturale per Zanchi, designato “vice-Pinto” in estate ma sin qui sacrificato in posizione più arretrata; in mediana, spazio alla coppia tutta quantità e dinamismo, formata da Rosaia e Welbeck. Davanti le scelte più logiche: Emmausso e Biondi, i più adatti a giocare da ali, e Sarao, il centravanti titolare. Pasquale Padalino, alle prese con assenze importanti quali quelle di Bentivegna, Lia, Orlando e Russo, accantona il 4-3-3 di inizio stagione per passare ad un 4-3-1-2 in cui trova spazio Cernigoi, uno degli ultimi arrivi, lanciato in tandem con Romero, con Golfo a galleggiare alle spalle del duo.

Un Catania più logico e “identitario”
Sin dai primi minuti di gioco, ci si rende conto di come qualcosa sia cambiato nel modo di stare in campo del Catania. Squadra molto più sicura di sé e consapevole dei propri mezzi, con buona parte dei giocatori che interpreta bene il canovaccio studiato da Raffaele: la difesa tiene una linea medio-alta e tende ad anticipare le soluzioni di passaggio tentate dal centrocampo avversario; i laterali Albertini e Zanchi, tra i più positivi nei movimenti, si alzano e abbassano all’occorrenza, facendosi trovare pronti per ricevere il pallone sui cambi di gioco ed aggredire il proprio lato; la coppia di mediani, a parte una qualità di palleggio non sempre scintillante, si dimostra tremendamente efficace nel lavoro di riconquista del pallone, con immediata giocata in avanti; gli unici ancora non in linea con le attese sono gli esterni offensivi, che non riescono a combinare con i tornanti né sfondare per vie centrali, lasciando così isolato (ancora una volta) Sarao.

Parterre de rois sui calci piazzati
Così, per la terza partita di fila, un calcio piazzato si dimostra risolutivo per le sorti rossazzurre. Gravissima, nella circostanza, l’ingenuità della difesa stabiese, che consente a Rosaia e Silvestri di replicare il medesimo schema messo a punto con profitto a Monopoli. Stavolta, però, il capitano non trova la porta, ma sforna una sorta di assist che si rivela decisivo per la deviazione vincente di Tonucci. Dopo Claiton e Silvestri, è l’altro membro del pacchetto arretrato a timbrare il cartellino e garantire punti pesanti alla propria squadra. Le grandi potenzialità etnee sulle palle inattive emergono anche a fine primo tempo, con una nuova punizione battuta da Rosaia (piede niente male) ed una nuova conclusione mortifera di Tonucci, che oltrepassa la linea di porta dopo l’impatto con la trasferta, ma né il direttore di gara né il suo assistente se ne avvedono. Per fortuna, l’episodio non risulterà decisivo… Ad ogni modo il fattore dei calci da fermo sembra sin d’ora una grande arma che il Catania 2020/21 potrà e dovrà sfruttare, non solo per gli schemi appositamente predisposti da Raffaele, ma per la grande varietà e qualità di “marcantoni” a disposizione: se ogni volta che si batte un corner o una punizione in area ci sono contemporaneamente Tonucci, Claiton, Silvestri e Sarao, è chiaro che qualunque retroguardia avversaria dovrà recitare delle preghiere.

Poche leggerezze in difesa, Martinez decisivo ma non del tutto convincente
La Juve Stabia, però, al netto degli indisponibili, si dimostra squadra più scafata e competitiva del Monopoli e per la prima volta da inizio campionato il Catania qualche pericolo lo corre. Nel primo tempo, in verità, ciò accade solo in un paio di circostanze per palloni gestiti in malo modo da Albertini ed Emmausso, che “restituiscono” la sfera agli avversari in zone pericolose del campo. In entrambi i casi, Martinez respinge, ma non nel modo giusto, perché fa rimpallare il pallone in posizione centrale, correndo il rischio di consentire agli avanti delle vespe di provare a ribadire in rete. Un fondamentale sul quale il portiere spagnolo, positivo per altri aspetti e addirittura miracoloso nel finale, dovrà lavorare, in quanto anche nella ripresa è parso parimenti insicuro in situazioni del genere. Proprio nel secondo tempo, l’aumento del forcing degli ospiti e una lieve flessione fisica di Rosaia e compagni fa sì che in qualche circostanza di troppo i centrocampisti della Juve Stabia riescano a sfondare sulla trequarti e andare al tiro da posizione pericolosa. Poca roba, nell’economia dell’intera gara, ma è comunque la dimostrazione che i rossazzurri, nonostante un assetto difensivo brillante, possono essere messi in difficoltà e devono farsi trovare pronti per evitare “scherzetti”.

Squadra camaleontica, che deve però crescere in fase offensiva
Fiutata l’antifona, Raffaele a un certo punto decide di coprirsi, dimostrando un ulteriore dote sulla quale poter contare: la duttilità. Con Reginaldo (inadatto per caratteristiche atletiche a giocare largo nel tridente) buttato nella mischia al posto di Emmausso, è sufficiente abbassare Biondi per passare al 3-5-2. L’esperto brasiliano, tra alti e bassi, dimostra di poter essere molto più utile a partita in corso, con alcune fiammate improvvise che fanno venire il mal di testa a Troest e Allievi. Con “Godot” Maldonado momentaneamente fuori dai giochi e prima che venga inserito in campo Vicente, per la terza partita consecutiva è Rosaia ad essere chiamato a giostrare davanti alla difesa nella frazione del match disputata col tale impianto di gioco. Nel complesso, il 3-5-2 sembra un modulo adatto a trasferte come quella di Monopoli (o, a maggior ragione, come quelle che attendono il Catania contro avversarie ancor più ostiche, come il Bari), in quanto già sufficientemente rodato in fase difensiva. In casa e, più in generale, nelle partite “da tre punti a tutti i costi”, invece, meglio puntare sul 3-4-3 e lavorare su quello che è forse l’unico aspetto che non sta convincendo nel buon inizio di stagione degli etnei: la scarsa quantità di occasioni create e la mancanza di gol su azione. In tal senso, il problema non è certo Sarao, che anzi si sobbarca un lavoro determinante, non ricevendo praticamente neanche un pallone in area (peccato, invece, per l’occasione sprecata da Pecorino nel finale). Il problema è lo sviluppo di un gioco che possa portare più spesso al tiro: in questa direzione, risulteranno determinanti alcuni recuperi, su tutti quello di Pinto, l’elemento che più di ogni altro sembra dotato del dinamismo e dalla capacità per arrivare sul fondo e mettere palloni pericolosi in mezzo.

Pausa rigenerante, con tanta carne al fuoco
Nel prossimo turno, il Catania sconterà un amarissimo riposo. Sabato 10 era in programma l’anticipo Catania-Trapani, ma le note, tristissime e inaccettabili vicende che hanno portato la società granata all’esclusione dal campionato hanno precluso la disputa del match. Tonucci e compagni torneranno in campo domenica 18 ottobre, sul campo della Virtus Francavilla. Sfida infarcita di ex (Albertini e Sarao da un lato, Nunzella dall’altro), nella quale potrebbe ripetersi il canovaccio visto a Monopoli, trattandosi di formazione ostica e “abbonata” al 3-5-2. Ma dopo la trasferta al “Veneziani” qualcosa in casa Catania è cambiato, grazie ai progressi mostrati contro la Juve Stabia, in primis la dimostrazione che questa squadra può permettersi di passare ad un modulo più propositivo. Sarà interessante vedere se Raffaele intenderà proseguire sul sentiero tracciato, fregandosene dell’avversario e del fatto di giocare fuori casa, o se invece approfitterà della doppia anima tattica fin qui mostrata dai suoi ragazzi. Da qui alla gara contro la formazione di Trocini potrebbero esserci ulteriori novità: la soluzione (positiva o negativa) della grana Maldonado; l’ingaggio di uno svincolato (perlomeno un difensore…Spolli?); magari, degli sviluppi sul fronte dell’appello contro i 4 punti di penalizzazione. Nel frattempo, occorrerà patire l’astinenza di calcio giocato. Ma dopo due vittorie consecutive, forse non sarà così difficile…