Sarao una Potenza!

Raffaele,

Raffaele, "dolce" ritorno a Potenza... 

Max Licari sulla vittoria di Potenza. Partita difficile, ma volontà di ferro. Bene la difesa, Welbeck e Sarao.

Risultati da “big”
Alla fine è giunta. È giunta “sporca”, brutta e cattiva, ma si è materializzata inesorabile, come una sorta di “spada di Damocle” pendente sulle teste dei pur battaglieri ragazzi in maglia rossoblù. La vittoria dei rossazzurri al “Viviani”, in virtù della quarta rete stagionale di Sarao, vale un tesoro, un doppio tesoro. “In primis”, perché difficile, acciuffata per i capelli al termine di un match “ruminato”, farraginoso, equilibrato, in cui il Potenza ha orgogliosamente messo in campo tutte le risorse disponibili, scarse e raffazzonate, tuttavia quasi sufficienti a imbrigliare la comunque evidente superiorità tecnica degli etnei. In secondo luogo, perché assai significativa in termini di classifica: il settimo risultato utile consecutivo consente al Catania, con 26 punti, di raggiungere meritatamente il quarto posto in condominio con il Catanzaro, a una sola lunghezza dal Teramo (a proposito, gli abruzzesi pareggiano in casa 1-1 con la Cavese…), rimasto terzo. Inutile, ormai quasi sterile, ribadire che, senza i due punti di penalizzazione, il sodalizio di Via Magenta occuperebbe il terzo posto solitario, a 5 lunghezze di distanza dalla “corazzata” Bari. Ecco il motivo per cui il “dolce” ritorno di mister Raffaele nella “sua” Lucania assume ancora più importanza. Il tecnico di Barcellona Pozzo di Gotto ha finora prodotto 8 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte; il dato da porre sotto attenzione, più che il 18/14 relativo alla differenza reti, è quello concernente i successi esterni, ben cinque, un bottino non facile da ottenere in un girone “infernale” come quello meridionale della Serie C. Inutile star lì a menare il can per l’aia, bisogna affermare con onestà intellettuale che il Catania di Raffaele sta rispettando, in termini di “sostanza”, la tabella di marcia stilata a inizio torneo; un percorso che avrebbe dovuto attestare il Catania in graduatoria, più o meno, dove si trova attualmente. Non è poco, considerate le premesse e le complicate condizioni iniziali. I ragazzi ci stanno mettendo tutto quello che hanno dentro, lottando con vigore e serietà in ogni partita, dimostrando di aver costituito un gruppo solido, di categoria, “conditio sine qua non” per potersi incamminare sulla strada della costruzione di una realtà vincente, in grado di proiettarsi verso obiettivi superiori. In questo senso, assume ancor maggiore rilevanza la presa di posizione di Maurizio Pellegrino in settimana, volta a garantire a tecnico e giocatori un livello di serenità quanto più alto possibile, proprio in un frangente “di passaggio” così delicato, considerata la spasmodica pressione mediatica intorno alla pur decisiva vicenda Tacopina. Ha avuto ragione, a testimonianza della bontà del lavoro fin qui svolto (in tandem con Guerini), sia in fatto di costruzione dell’organico, sia in termini di gestione complessiva del gruppo squadra.

La vittoria di Raffaele
Il Catania si è presentato al “Viviani” in formazione rimaneggiata. Quasi la normalità per i rossazzurri in questo primo scorcio di stagione. Fuori gli infortunati Maldonado, Pinto, Claiton e Pecorino, nonché lo squalificato Tonucci, cinque titolari inamovibili. Non assenze di poco conto, insomma. Di contro, mister Capuano ha potuto recuperare in extremis il bomber Cianci (10 reti in campionato), magari anche con un pizzico di giustificata pretattica. Così, gli etnei si sono schierati con un coraggioso 3-4-3, rimpolpato in avanti dal trio Piovanello-Sarao Piccolo, supportato sulle corsie laterali da Calapai e Biondi e protetto in mezzo da due mediani come Welbeck (ancora una volta fra i migliori, nel suo ruolo di mezzala frangiflutti) e Rosaia. Sinceramente, lo svolgimento della gara non si può dire che abbia dato completamente ragione a Raffaele. Il 3-5-2 di Capuano, molto “denso” in mediana con la coppia di esterni Coccia-Panico e i tre “mazzolatori” Coppola, Sandri e Ricci, ha creato evidenti difficoltà al giro palla etneo. I rossazzurri hanno sì tenuto il pallino del gioco fin dall’inizio, ma più che altro con lanci lunghi dalle retrovie a opera di Noce e Silvestri. Ottima la disposizione del Potenza, molto compatto dietro la linea del pallone e sempre aggressivo sul portatore avversario. I locali hanno sì rinunciato, in pratica, a “offendere” il Catania, ma di sicuro ne hanno fortemente inaridito le fonti di gioco, già peraltro limitate dalle assenze suddette. Una sola occasione creata dall’undici dell’Elefante nella prima frazione, quella di Sarao al 6’ (bravo Marconi); poi, tutta una serie di scontri, falli, falletti, contrasti, palle sparacchiate qua e là: gioco latitante, agonismo a profusione. L’ennesima, classica “partitaccia” di terza serie di cui parlavamo nel nostro editoriale precedente. Nessuna sorpresa, in tal senso. In particolare, decisiva la marcatura a volte triplicata su Piccolo da parte dei locali, funzionale a bloccare sul nascere la principale fonte di gioco avversaria. Infatti, l’ex Cremonese non è riuscito a ripetere la buona prestazione di Viterbo, dimostrando di essere (ovviamente) ancora lontano dalla condizione ottimale. Il solo Piovanello, con la sua vivacità, è riuscito a produrre qualche “strappo” interessante sulla trequarti, senza però mai riuscire a trovare la finalizzazione. Non scintillante nemmeno la prova degli esterni Calapai e Biondi (ancora una volta impiegato da “jolly” e non nel suo ruolo naturale). Non facile, comunque, venir fuori dal pressing ossessivo dei rossoblù, ben organizzato e continuo. Nella ripresa, dopo i primi 23’ in cui si è ripetuto il copione della prima frazione, Raffaele ha tentato di cambiare qualcosa, inserendo Dall’Oglio per Rosaia e, soprattutto il rientrante Reginaldo per lo stanco Piovanello, ma paradossalmente si è consentito al Potenza di pressare più alto e creare qualche pericolo dalle parti di Confente, impegnato in un paio di interventi di buona levatura su Cianci e Compagnon, nettamente il migliore dei suoi. In ogni caso, l’uscita dal campo (per crampi) di quest’ultimo e la grande caparbietà dei rossazzurri, sempre capaci di rimanere “sul pezzo” anche nei momenti di apparente appannamento, hanno consentito il guizzo vincente. All’84’ la punizione dalla trequarti ben calibrata da Dall’Oglio ha trovato la zuccata telecomandata di Sarao: traiettoria imprendibile che si è spenta inesorabilmente alle spalle di Marconi. Il gol della vittoria, seppure il Catania sia destinato a soffrire fino al 95’ a causa di un chiaro rigore negato all’88’ dal mediocre Tremolada a Biondi: il tiro a botta sicura del giovane catanese è stato chiaramente “stoppato” con una mano “protesa” da Conson, nessun dubbio sulla volontarietà. Addirittura incredibile come il direttore di gara monzese si trovasse a non più di due metri dal “fattaccio”. Errore da serie inferiori. Ma ci siamo abituati…

Una ghiotta occasione per chiudere bene il 2020
Lo scontro diretto di mercoledì pomeriggio al “Massimino” contro il Catanzaro potrebbe essere il giusto “compendio” di un periodo certamente assai positivo per i rossazzurri. Chi vincerà potrà forse chiudere l’anno addirittura al terzo posto, considerato come il Teramo sia atteso da una trasferta non facilissima a Bisceglie, contro una formazione assetata di punti. Quella giallorossa, del resto, è una squadra costruita, a differenza del Catania, per primeggiare in campionato; pertanto, si tratterà di una gara difficile, aperta a ogni pronostico. Inoltre, si rivedranno alle falde dell’Etna ex giocatori etnei come Di Piazza e Curiale, ad aggiungere “pepe” a una sfida storica già di per sé pregna di significato, al di là della categoria. La speranza è che si possano recuperare almeno Maldonado e Pinto, ma chiunque andrà in campo sappiamo già a priori che sputerà sangue per la maglia. E già questa è una garanzia che ci conforta… Let’s go, Liotru, let’s go!!!