Saldo negativo

Tifosi rossazzurri al Granillo

Tifosi rossazzurri al Granillo 

Il Catania da trasferta denota parecchi limiti e rinvia l’azzeramento della penalizzazione: a Rigoli l’onere di rifletterci su

Appuntamento rinviato. Il Catania non riesce ad emulare l’impresa della scorsa stagione, in cui con una partenza sprint si fece bastare tre partite in una settimana per annullare la penalizzazione con la quale aveva cominciato il campionato, e resta in fondo alla graduatoria in compagnia dello sgradito “segno meno”. Se gli etnei fossero una compagine in lotta per la salvezza, il ruolino di marcia esterno, caratterizzato da due X consecutive, sarebbe più che soddisfacente. Sono però altre le intenzioni dichiarate dalla dirigenza rossazzurra e sebbene sia troppo presto per agitare campanelli d’allarme certamente Rigoli dovrà riflettere parecchio sui motivi per i quali la propria squadra non riesca a recitare il ruolo di “grande” lontano dalle mura amiche.
Senza una decisa inversione di tendenza sarà quanto mai importante recuperare in sede giudiziaria i punti sottratti al club per il “caso Castro”, in modo tale da rimanere vicini al treno delle migliori. Da questo punto di vista il tempo è un buon alleato del Catania, insieme al regolamento di quest’anno che, prevedendo l’accesso ai playoff per le squadre classificate fino al 10° posto, dovrebbe garantire agli etnei la possibilità di sognare fino alla fine il salto di categoria. Un salto che necessita, tuttavia, significativi passi avanti.

Primo tempo: prudenza e cinismo
Per il ritorno in campo dieci giorni dopo il pareggio di Andria, Pino Rigoli decide di accantonare la soluzione tattica d’inizio stagione (Calil vicino a Paolucci con Russotto libero di svariare sulla trequarti) e riproporre il 4-3-3 d’ordinanza con due ali pure: Russotto da un lato e Piscitella dall’altro. Altro cambio significativo è quello proposto in mediana, con Fornito che va in campo al posto di Silva. Scelta in controtendenza con i segnali che erano emersi contro la Fidelis, che suggerivano in certe trasferte l’utilizzo di un centrocampo più robusto (magari con l’impiego di Di Cecco).
L’atteggiamento attendista del Catania, che attraverso Scoppa ricorre spesso al lancio in profondità o al cambio di gioco snobbando il fraseggio palla a terra sembra indicare che l’intenzione perseguita dall’allenatore è quella di aspettare la Reggina per poi colpirla nelle ripartenze. In effetti la formazione di Zeman jr. mostra non solo arrembaggio ma anche una filosofia di gioco abbastanza sbilanciata, coi terzini sempre pronti a fluidificare e lasciare qualche varco scoperto. Gli etnei però non riescono ad approfittarne: Piscitella appare troppo innamorato del pallone e non s’intende a dovere con Djordjevic, mentre il centrocampo non riesce a supportare a dovere i movimenti di Russotto e Paolucci. E’ quindi un’intuizione di Nava su una rimessa laterale a permettere al Catania di passare, grazie agli inserimenti perfetti di Russotto e Piscitella (tap-in sotto porta alla Inzaghi per quest’ultimo).

Palo di Russotto unico lampo di una squadra incapace di trovare il raddoppio
Il vantaggio acquisito sfruttando il momento giusto dopo aver saputo reggere l’impatto con l’intraprendenza dei padroni di casa è un segnale da grande squadra, al quale però non fa seguito lo step successivo, che dovrebbe prevedere un controllo del possesso palla ed una ricerca del raddoppio che Paolucci e compagni non sfiorano mai se non attraverso un’estemporanea iniziativa di Russotto a inizio ripresa.
Se il tiro a giro del numero 10 fosse entrato in rete è chiaro che la partita avrebbe avuto un epilogo diverso e non staremmo qui a parlare dei limiti della formazione etnea. Ma anche in quel caso si sarebbe palesato un allarmante calo della condizione fisica: siamo a inizio stagione ed è normale che le gambe non possano girare a mille; non è però altrettanto normale vedere una squadra a riposo da 10 giorni correre meno e faticare più di 11 giocatori reduci da una partita disputata soltanto tre giorni prima.

Sostituzioni da rivedere
Più in generale, e sotto il profilo tecnico-tattico, un team che punta ad un campionato da protagonista come il Catania deve crescere sotto il profilo della personalità, anche e soprattutto fuori casa, senza più permettere a squadre tecnicamente inferiori di tenere in mano il pallino del gioco. Anche le mosse in corsa operate da Rigoli non sono parse convincenti: per primo è stato richiamato Russotto, il più pimpante e pericoloso del terzetto offensivo; quando la Reggina ha alzato il proprio baricentro il tecnico di Raccuja ha lanciato un segnale di prudenza (e forse anche di paura) sacrificando l’esterno Piscitella, e non uno tra i poco lucidi Biagianti e Scoppa, per far posto a Di Cecco e garantire maggior copertura in mediana; infine, a 5 minuti dalla fine e con attacchi sostanzialmente affidati a lanci lunghi o cross dai 30/40 metri, inserire Calil e non l’ariete Anastasi forse non è stata la scelta migliore.
A ciò si aggiungono gli ennesimi svarioni del centrale Drausio che privano la difesa della necessaria tranquillità e che rendono sempre più urgente il recupero lampo di Dario Bergamelli.

A Matera esame dal temibile prof. Auteri
Non tutti i mali vengono per nuocere, anzi, se proprio vogliamo il riprendere il parallelismo con la scorsa stagione, ricordiamo bene che l’inizio sprint fece illudere più del dovuto la piazza sulle potenzialità della squadra allestita; al contrario, Rigoli deve fare tesoro degli intoppi delle prime due trasferte di questo campionato e cercare di rimediare al più presto. Tempo, in realtà, ce n’è poco, visto che tra quattro giorni si torna in campo e ancora una volta lontano dalle mura amiche.
Il Catania, che ha sofferto compagini assolutamente alla portata come Fidelis Andria e Reggina, si troverà di fronte una delle squadre più attrezzate del girone, il Matera allenato da quel Tano Auteri artefice della promozione in Serie B conquistata lo scorso maggio dal Benevento. I lucani hanno già all’attivo 10 punti in 4 partite, conquistati contro Taranto, Paganese, Cosenza e Vibonese: quello con gli etnei è il primo vero test ad alto livello. Rigoli dovrà trovare le contromisure al 3-4-3 iper offensivo e al gran possesso palla sciorinato dalle squadre del tecnico di Floridia e dovrà anche gestire il minutaggio dei giocatori scesi in campo a Reggio. Lecito attendersi un turnover almeno parziale, col ritorno dal 1° minuto di Calil. Per portar via punti dalla città dei sassi occorrerà una difesa meno ballerina di quella vista fin qui e un reparto offensivo più concreto e cinico nelle ripartenze che il Matera sicuramente concederà. Il futuro è adesso: se il Catania può puntare davvero in alto lo dimostri, a partire a domenica.