Salandria Bi...sceglie l'angolino giusto

La vittoria della determinazione...

La vittoria della determinazione... 

Max Licari sulla terza vittoria esterna consecutiva rossazzurra a Bisceglie. Salandria decisivo, "cattiveria" di categoria...

La “cattiveria” giusta
Dalla maledetta stagione che segnò la nuova "discesa negli Inferi", difficilmente i rossazzurri erano riusciti a vincere partite del genere, sfide di “categoria profonda” in campi al limite della praticabilità. Il secondo Catania di Lucarelli lo sta facendo. E anche bene… Ulteriore dimostrazione di quanto stia incidendo, psicologicamente e atleticamente, il lavoro del tecnico livornese e di quanto avessero colto nel segno tutti coloro che invocavano una rivoluzione completa nel mercato estivo scorso, sia in termini gestionali e comunicativi, sia in termini tecnici. Tale rivoluzione la si è cominciata a proporre in grave e colpevole ritardo, con i buoi scappati ormai dalla stalla e la situazione quasi irrimediabilmente compromessa. E, adesso, è lecito mangiarsi le mani per il prezioso tempo perduto. Il Catania è, in questo frangente, delicatissimo anche sotto il profilo sociale ed economico per il nostro Paese (ricordiamocelo, il calcio è meno importante di altre priorità “vitali”), una società che ha compreso il valore cruciale delle (buone) relazioni con l’ambiente, tifoseria in primis; è una squadra vera, coesa nello spogliatoio e unita in campo, che corre, lotta e sgomita come richiede la natura medesima del girone C della Serie C. Il rammarico è tanto perché, se solo lo si fosse compreso prima, se solo si fosse chiuso a tempo con la passata gestione, se solo si fosse trovato il coraggio di “bonificare” a tempo lo spogliatoio e il terreno di gioco dalle prime donne e dai “passeggianti”, probabilmente non ci si ritroverebbe in tale (eufemismo) “macello”. Assistendo alle prestazioni della compagine etnea in quest’ultimo mesetto, non si può non stringersi attorno ad allenatore e giocatori, contestualmente abbandonandosi al pensiero “malandrino” che, parliamoci chiaro, sta sfiorando un po’ tutti noi “malati” di rossazzurro: se questa squadra avesse un paio di giocatori decisivi (sempre per la categoria, ovviamente) in avanti, potrebbe anche accarezzare sogni ritenuti irrealizzabili. A Bisceglie, il Catania ha portato a casa la terza vittoria consecutiva in trasferta, quarta nelle ultime sei gare (condite anche da due pareggi con Reggina e Ternana), attestandosi (47) a quattro lunghezze dal quinto posto, occupato proprio dagli umbri finalisti di Coppa Italia, in autentica caduta libera, come testimoniato dal netto 2-0 subito dall’Avellino di Capuano al “Partenio”. Alzi la mano chi ci avrebbe scommesso un euro all’indomani del disastro interno al cospetto del Monopoli dell’ex Scienza! Al “Ventura”, la ciurma di Lucarelli ha meritatamente vinto contro una squadra sì inferiore sotto il profilo tecnico, ma battagliera e con l’acqua alla gola per via di una classifica asfittica che potrebbe addirittura allontanarla dalla disputa dei playout, in considerazione della “folle corsa” attualmente proposta dalla Sicula Leonzio di mister Vito Grieco. Il gol è giunto forse “tardi” (63’) a opera del migliore in campo, quel Salandria che si sta rivelando uno degli acquisti più indovinati degli ultimi anni. Tuttavia, precedentemente i rossazzurri avevano colto una clamorosa traversa (Vicente, “abbonato” ai legni avversari, Reggina docet) e fallito non meno di tre gol fatti (due con Beleck e uno con Curcio), concedendo quasi niente ai padroni di casa, se non un colpo di testa di poco a lato a opera di Gatto e un paio di buoni tiri dalla distanza dello specialista Zibert (uno che in passato ha “punito” il Catania). Una costante, questa, da porre sotto attenzione. I nerazzurri affidano al duo d’attacco Montero-Gatto (14 reti in coppia) le proprie uniche chance di salvezza e i difensori etnei, ben supportati dai mediani (Vicente, Salandria e poi Biagianti), li hanno resi praticamente inoffensivi; sorte, peraltro ultimamente condivisa da attacchi ben più “muniti” come quelli amaranto e rossoverdi. Ha ragione il tecnico labronico quando, a fine partita, ribadisce un concetto più volte ripetuto nelle scorse settimane: questi ragazzi riescono a mettere in campo la "cattiveria" giusta per vincere le partite in questa categoria. Forse è la prima volta che accade. Se questa “cattiveria” l’avesse geneticamente posseduta il primo Catania di Lucarelli, maggiormente attrezzato sotto il profilo tecnico, adesso saremmo in B da un paio di stagioni.




Una squadra sempre più “lucarelliana”
Ormai, il tecnico sembra, sempre di più, avere in mano la squadra. Il Catania pare forgiato a sua immagine e somiglianza. Privo degli squalificati Rizzo e Mazzarani, con Biondi debilitato dall’influenza, si affida al consolidato 4-2-3-1, concedendo fiducia al giovane Capanni sulla trequarti e affidando a Beleck il ruolo di punta centrale, giustamente ritenuto più fisico per reggere tale compito in un campo del genere (altro eufemismo), con Curcio in appoggio. Scelta felice sotto il profilo tattico, giacché consente pure qualche lancio lungo dalle retrovie, un po’ meno a livello realizzativo, considerato che l’ex reatino, encomiabile per impegno, dimostra di non essere propriamente un bomber (di un certo rilievo le occasioni fallite davanti alla porta al 5’ e al 29’). Ma il Catania è sempre stato “sul pezzo“, fin dall’inizio. Questo è il dato più rilevante. Attento in difesa, propositivo con Calapai e Pinto sulle fasce, “tosto” in mediana con un Salandria sempre più padrone del reparto, vivace in avanti con Capanni e Di Molfetta, sempre dinamici, i quali consentono a un Curcio in miglioramento atletico di smistare qualche interessante palla filtrante per l’inserimento dei compagni in zona offensiva. Un caso che gli etnei non finiscano i primi 45’ in vantaggio. Nella ripresa, Lucarelli inserisce Biagianti al posto dello stanco e ammonito Vicente (il capitano disputerà un buon secondo tempo) ed, evidentemente, impone ai suoi di non mollare, tanto che il Catania gestisce sempre il gioco e rimane più propositivo dei padroni di casa, i quali si affidano a sporadiche ripartenze. Al 63’ la rasoiata dal limite di Salandria, ben servito da Di Molfetta, porta in vantaggio meritatamente il Catania che, da quel momento, anche grazie agli innesti di Biondi (Capanni), Manneh (per lo stesso ex piacentino) ed Esposito (Beleck), blinda il risultato con una tattica accorta, sebbene mai rinunciataria (come testimoniato dall’occasione fallita da Biondi). Un solo “brivido” in pieno recupero (bravo Calapai a stoppare una conclusione potenzialmente pericolosa di Zibert), il tempo per l’espulsione del nervoso Montero (cui Silvestri non ha letteralmente fatto toccare palla) e poi solo gioia. Meritatissima.

A Bari la “prova del 9”
Non è il caso di chiedere la luna a questi ragazzi. Ma di non mollare la presa, questo sì. Basterà che a Bari, nell’ambito di una partita difficilissima al cospetto della seconda della classe, sebbene ancora a porte chiuse (a meno che, attenzione, il governo non decida di porre in essere misure ancor più drastiche, come la sospensione di tutti i campionati di calcio professionistici), il Catania si ripresenti con questa stessa “faccia”, questa stessa determinazione che inorgoglisce i tifosi; al di là, veramente, di qualunque risultato poi venga fuori dal campo. Rientreranno Mazzarani e Rizzo; forse Curiale, in panca al “Ventura”, potrà anche pensare di fare qualche minuto, considerato che il terreno di gioco del “San Nicola” è certamente migliore rispetto alla media della C. Ma ciò che realmente conta è poter ancora andare fieri di questa squadra, del comportamento di questi ragazzi. Sarà una piccola, grande prova di maturità. Let’s go, Liotru, let’s go!