Regin...alto!
- di Max Licari
- 31 Jan 2021 8:12
Max Licari sul successo contro Il Monopoli. Raffaele corregge e vince. Bene Giosa, Di Piazza e Welbeck. Reginaldo si sblocca.
Squadra vera
Questo Catania è una squadra vera. Anche di fronte a un avversario tosto, anche dovendo far di necessità virtù a causa di defezioni rilevanti, anche nel bel mezzo di un processo di rivoluzione societaria spesso troppo “ululata” mediaticamente, questo allenatore, questi ragazzi, questi dirigenti riescono a trovare la forza interiore necessaria a oltrepassare l’ostacolo e regalare soddisfazioni a una tifoseria sempre più "coinvolta" dalla voglia di lottare che si riscontra, partita dopo partita, in campo. In fondo, al di là di qualsivoglia giudizio tecnico più o meno opinabile, è principalmente questo il valore “massimo” richiesto dal popolo dell’Elefante, il discrimine unico per essere amati a Catania. Oltre il risultato. Oltre tutto. E quella rossazzurra è compagine che lotta, altroché… La gara contro il Monopoli dell’ex Scienza ne è l’emblema. Dopo un primo tempo “ruminato”, sovente in inferiorità numerica a centrocampo, condotto ad handicap dopo la precoce rete del vantaggio siglata dagli ospiti con Bunino, miracolosamente “sistemato” da un colpo di testa del ritrovato Di Piazza "trovato" qualche minuto prima dell'intervallo, gli etnei hanno mostrato la forza caratteriale di riemergere nella ripresa grazie a indovinate scelte da parte di Raffaele che, resosi conto di aver sbagliato il modulo iniziale (3-4-3), ha avuto l’intelligenza di cambiare subito, inserendo un centrocampista (Dall’Oglio) al posto di un esterno d’attacco (Manneh) e un “quinto” più offensivo come Biondi al posto di uno Zanchi leggermente sotto tono, passando al 3-5-2 “a specchio” rispetto a quello adottato dai pugliesi. Una mossa decisiva, premiata immediatamente dalla rete dello stesso Dall’Oglio (seconda stagionale) su ottimo assist di Di Piazza e dal gol della “sicurezza” del definitivo 3-1 del commovente Reginaldo, capace di rimanere in campo per 90’ a dispetto di una condizione non certo ottimale. Una vittoria della volontà e anche dell’intelligenza tattica di un tecnico che sta convincendo la piazza ogni giorno di più. Niente fronzoli, realismo, corsa, umiltà (soprattutto). Dopo anni di “fenomeni” veri o presunti dietro le scrivanie, in panca o in campo, respirare la “normalità” di un lavoratore che risponde solo con i fatti e mai con le parole suona come una borraccia d’acqua in pieno deserto. Un successo, questo, fondamentale anche in chiave classifica, in attesa della conclusione del mercato che, in entrata, probabilmente porterà ancora un centrocampista (Zuculini?) e una punta in grado di sopperire al “sacrificio” di Pecorino, ormai juventino “in pectore”. Adesso la graduatoria vede i rossazzurri, attestati a quota 33, occupare il quarto posto in classifica a quattro lunghezze dall’Avellino, ma con una partita in meno (Paganese, recupero mercoledì 10 febbraio), non contando i due punti di penalizzazione ancora in bilico. In estate, anche il tifoso più ottimista avrebbe apposto la propria firma su un risultato del genere alla seconda giornata del girone di ritorno…
Raffaele, elogio dell’umiltà
Come detto sopra, l’allenatore di Barcellona Pozzo di Gotto va giustamente sotto la luce dei riflettori. Non l’aveva azzeccata la formazione, è chiaro. Il 3-4-3 con Manneh , Reginaldo e Di Piazza in avanti non ha funzionato contro il compatto 3-5-2 di Scienza. Sempre in superiorità numerica in mediana, Paolucci e compagni affondavano con agio sulle corsie laterali, dove soprattutto Tazzer sovrastava Zanchi, prendendo spesso in contropiede gli affannati Welbeck e Rosaia, poco aiutati dai rientri del gambiano e dell’ex catanzarese sulle rispettive corsie. Così, il vantaggio al 19’ di Bunino, su cross del solito Tazzer, non è apparso “strano”. Anzi, gli ospiti, quasi sempre primi sulle seconde palle, hanno avuto la possibilità, in un paio di ripartenze, di porre le basi per un raddoppio letale, non riuscendovi per evidenti carenze qualitative in fase offensiva. Il merito degli etnei è stato quello di resistere prima mentalmente, grazie all’esperienza di Giosa (fra i migliori, al suo esordio), Silvestri e Welbeck, i più “tosti” nel contrastare gli avversari, poi tecnicamente, riuscendo a metterla dentro alla prima vera occasione, al 40’, con Di Piazza (sedicesima rete della punta di Partinico in maglia catanese), su splendido cross di Calapai dalla destra, agevolato da una preziosa apertura di Manneh. Nella ripresa, mister Raffaele ha letto perfettamente la chiave tattica del match. Fuori Zanchi e Manneh, dentro Biondi e Dall’Oglio. Tutto cambia. Il Catania diventa più compatto e meglio distribuito in campo, la corsa dei pugliesi cala e… puf! Arriva il gol dell’ex Brescia, il centrocampo non imbarca più acqua, anzi, comincia a dominare i vari Paolucci, Piccinni e Vassallo, gli esterni Tazzer e Nicoletti vengono francobollati e sono proprio i rossazzurri a prendere in mano le redini del gioco, pronti a “bucare” nelle ripartenze brevi gli ospiti. Malgrado Scienza le tenti tutte, inserendo sostanzialmente tutte le bocche da fuoco presenti in panchina (gli ospiti, addirittura, finiscono la gara in 10 per l’infortunio nel finale del neoentrato Currarino, non avendo più slot di sostituzioni a disposizione), il Catania non arretra il baricentro, colpisce a morte con il terzo gol di Reginaldo al 78’ e congela il gioco con l’inserimento di elementi tecnici come l’altro nuovo acquisto Golfo e il redivivo Maldonado. Un “delitto perfetto” che agevola un trionfo finale meritato, suggellato dagli applausi del poco pubblico “di servizio” presente al “Massimino”. Acclamazioni che, ne siamo sicuri, rappresentano il plauso generale di tutta la tifoseria a una squadra capace di incarnare il classico “animus pugnandi” tipico dell’animo catanese.
Un turno infrasettimanale importante
Una partita ogni tre giorni, questo il “tour de force” cui è atteso il Catania nelle prossime settimane. Ci sarà da battagliare, senza il proprio giocatore più forte, quel Piccolo che dovrà giocoforza saltare almeno un mese a causa di una distorsione al ginocchio. La speranza è che si possa recuperare Russotto, perché un po’ di qualità in avanti in effetti manca, oltre che, come detto, innestare qualche altro elemento di spessore negli ultimi giorni di mercato. Mercoledì a Castellammare di Stabia sarà "corrida", perché le “vespette” costituiscono tradizionalmente avversario ostico al Liotru; inoltre, provengono da una corroborante vittoria interna sulla Vibonese (dopo un periodo no) e hanno appena inserito in rosa un ex attaccante rossazzurro dal dente avvelenato come Marotta. Gara difficilissima, dunque, nella quale si dovrà dimostrare, ancora una volta, di avere gli attributi giusti per proseguire la corsa verso le posizioni di testa della classifica. Let’s go, Liotru, let’s go!
Questo Catania è una squadra vera. Anche di fronte a un avversario tosto, anche dovendo far di necessità virtù a causa di defezioni rilevanti, anche nel bel mezzo di un processo di rivoluzione societaria spesso troppo “ululata” mediaticamente, questo allenatore, questi ragazzi, questi dirigenti riescono a trovare la forza interiore necessaria a oltrepassare l’ostacolo e regalare soddisfazioni a una tifoseria sempre più "coinvolta" dalla voglia di lottare che si riscontra, partita dopo partita, in campo. In fondo, al di là di qualsivoglia giudizio tecnico più o meno opinabile, è principalmente questo il valore “massimo” richiesto dal popolo dell’Elefante, il discrimine unico per essere amati a Catania. Oltre il risultato. Oltre tutto. E quella rossazzurra è compagine che lotta, altroché… La gara contro il Monopoli dell’ex Scienza ne è l’emblema. Dopo un primo tempo “ruminato”, sovente in inferiorità numerica a centrocampo, condotto ad handicap dopo la precoce rete del vantaggio siglata dagli ospiti con Bunino, miracolosamente “sistemato” da un colpo di testa del ritrovato Di Piazza "trovato" qualche minuto prima dell'intervallo, gli etnei hanno mostrato la forza caratteriale di riemergere nella ripresa grazie a indovinate scelte da parte di Raffaele che, resosi conto di aver sbagliato il modulo iniziale (3-4-3), ha avuto l’intelligenza di cambiare subito, inserendo un centrocampista (Dall’Oglio) al posto di un esterno d’attacco (Manneh) e un “quinto” più offensivo come Biondi al posto di uno Zanchi leggermente sotto tono, passando al 3-5-2 “a specchio” rispetto a quello adottato dai pugliesi. Una mossa decisiva, premiata immediatamente dalla rete dello stesso Dall’Oglio (seconda stagionale) su ottimo assist di Di Piazza e dal gol della “sicurezza” del definitivo 3-1 del commovente Reginaldo, capace di rimanere in campo per 90’ a dispetto di una condizione non certo ottimale. Una vittoria della volontà e anche dell’intelligenza tattica di un tecnico che sta convincendo la piazza ogni giorno di più. Niente fronzoli, realismo, corsa, umiltà (soprattutto). Dopo anni di “fenomeni” veri o presunti dietro le scrivanie, in panca o in campo, respirare la “normalità” di un lavoratore che risponde solo con i fatti e mai con le parole suona come una borraccia d’acqua in pieno deserto. Un successo, questo, fondamentale anche in chiave classifica, in attesa della conclusione del mercato che, in entrata, probabilmente porterà ancora un centrocampista (Zuculini?) e una punta in grado di sopperire al “sacrificio” di Pecorino, ormai juventino “in pectore”. Adesso la graduatoria vede i rossazzurri, attestati a quota 33, occupare il quarto posto in classifica a quattro lunghezze dall’Avellino, ma con una partita in meno (Paganese, recupero mercoledì 10 febbraio), non contando i due punti di penalizzazione ancora in bilico. In estate, anche il tifoso più ottimista avrebbe apposto la propria firma su un risultato del genere alla seconda giornata del girone di ritorno…
Raffaele, elogio dell’umiltà
Come detto sopra, l’allenatore di Barcellona Pozzo di Gotto va giustamente sotto la luce dei riflettori. Non l’aveva azzeccata la formazione, è chiaro. Il 3-4-3 con Manneh , Reginaldo e Di Piazza in avanti non ha funzionato contro il compatto 3-5-2 di Scienza. Sempre in superiorità numerica in mediana, Paolucci e compagni affondavano con agio sulle corsie laterali, dove soprattutto Tazzer sovrastava Zanchi, prendendo spesso in contropiede gli affannati Welbeck e Rosaia, poco aiutati dai rientri del gambiano e dell’ex catanzarese sulle rispettive corsie. Così, il vantaggio al 19’ di Bunino, su cross del solito Tazzer, non è apparso “strano”. Anzi, gli ospiti, quasi sempre primi sulle seconde palle, hanno avuto la possibilità, in un paio di ripartenze, di porre le basi per un raddoppio letale, non riuscendovi per evidenti carenze qualitative in fase offensiva. Il merito degli etnei è stato quello di resistere prima mentalmente, grazie all’esperienza di Giosa (fra i migliori, al suo esordio), Silvestri e Welbeck, i più “tosti” nel contrastare gli avversari, poi tecnicamente, riuscendo a metterla dentro alla prima vera occasione, al 40’, con Di Piazza (sedicesima rete della punta di Partinico in maglia catanese), su splendido cross di Calapai dalla destra, agevolato da una preziosa apertura di Manneh. Nella ripresa, mister Raffaele ha letto perfettamente la chiave tattica del match. Fuori Zanchi e Manneh, dentro Biondi e Dall’Oglio. Tutto cambia. Il Catania diventa più compatto e meglio distribuito in campo, la corsa dei pugliesi cala e… puf! Arriva il gol dell’ex Brescia, il centrocampo non imbarca più acqua, anzi, comincia a dominare i vari Paolucci, Piccinni e Vassallo, gli esterni Tazzer e Nicoletti vengono francobollati e sono proprio i rossazzurri a prendere in mano le redini del gioco, pronti a “bucare” nelle ripartenze brevi gli ospiti. Malgrado Scienza le tenti tutte, inserendo sostanzialmente tutte le bocche da fuoco presenti in panchina (gli ospiti, addirittura, finiscono la gara in 10 per l’infortunio nel finale del neoentrato Currarino, non avendo più slot di sostituzioni a disposizione), il Catania non arretra il baricentro, colpisce a morte con il terzo gol di Reginaldo al 78’ e congela il gioco con l’inserimento di elementi tecnici come l’altro nuovo acquisto Golfo e il redivivo Maldonado. Un “delitto perfetto” che agevola un trionfo finale meritato, suggellato dagli applausi del poco pubblico “di servizio” presente al “Massimino”. Acclamazioni che, ne siamo sicuri, rappresentano il plauso generale di tutta la tifoseria a una squadra capace di incarnare il classico “animus pugnandi” tipico dell’animo catanese.
Un turno infrasettimanale importante
Una partita ogni tre giorni, questo il “tour de force” cui è atteso il Catania nelle prossime settimane. Ci sarà da battagliare, senza il proprio giocatore più forte, quel Piccolo che dovrà giocoforza saltare almeno un mese a causa di una distorsione al ginocchio. La speranza è che si possa recuperare Russotto, perché un po’ di qualità in avanti in effetti manca, oltre che, come detto, innestare qualche altro elemento di spessore negli ultimi giorni di mercato. Mercoledì a Castellammare di Stabia sarà "corrida", perché le “vespette” costituiscono tradizionalmente avversario ostico al Liotru; inoltre, provengono da una corroborante vittoria interna sulla Vibonese (dopo un periodo no) e hanno appena inserito in rosa un ex attaccante rossazzurro dal dente avvelenato come Marotta. Gara difficilissima, dunque, nella quale si dovrà dimostrare, ancora una volta, di avere gli attributi giusti per proseguire la corsa verso le posizioni di testa della classifica. Let’s go, Liotru, let’s go!