Quousque tandem abutere, Catania, patientia nostra?

Perché ancora in panchina?

Perché ancora in panchina? 

Max Licari sul quinto "orrore" consecutivo targato Catania. Sconfitta frutto di una prestazione tecnicamente inguardabile.

Il Catania dei record…
…negativi, ma almeno in qualcosa si eccelle!!! Mastichiamo un po’ tutti amaro in bocca e l’ironia, la “liscìa” tipica catanese è l’ultima ancora di salvezza che ci rimane. Per il resto, solo fiele, fegati spappolati, teste sbattute contro il muro. Vedere letteralmente passeggiare in campo giocatori che avrebbero dovuto, in questa fase della stagione, volare in campo, fa rabbia e provoca potentissimi bruciori allo stomaco. Bruciori che non vanno via nemmeno con forti dosi di Gaviscon. Che in Lega Pro ci potessimo ridurre a dover mendicare un po’ di corsa e di orgoglio a un manipolo di mezzi giocatori sopravvalutati, non lo avremmo mai immaginato. Eppure, a questo punto siamo giunti. Vedere gente che crede di rappresentare l’incarnazione di Baresi, Tardelli o Totti arrancare dietro a inguardabili azzannatori di garretti e spazzatori “ad muzzum”, rocamboleschi e improbabili pedatori allegramente zompettanti dietro a un pallone per loro paragonabile a una fetta di “muluni ciauru” senza ghiaccio acquistata a un paio di euro alla Playa, ci uccide psicologicamente. E ci fa riflettere su una cosa fondamentale: probabilmente, anzi sicuramente, gli affettatori di anguria pallonara non sono i pur orripilanti avversari, ma proprio gli stanchi simil-pensionati in maglia rossazzurra. Con l’aggravante della presunzione. Un’aggravante pericolosissima. “Quousque tandem abutere, Cat…ania, patientia nostra?”, direbbe Cicerone. Fin quando dovrete abusare della nostra pazienza, cari Russotto e soci? La misura pare colma. Cinque sconfitte di fila costituiscono il record negativo “all times” per la categoria, un qualcosa di impensabile e mai esperito dalla smarrita tifoseria etnea. Una vergogna. Un’impresa che verrà ricordata a lungo e per la quale il Catania 2016-17 rimarrà indelebile nella memoria del tifoso dell’Elefante. La sconfitta di Catanzaro, anch’essa ineluttabile come tutte le altre precedenti (sei nelle ultime sette gare), giunge con lo stesso copione, senza che qualcuno possa dire che non sia balorda o meritata. E le dichiarazioni postpartita, sempre le medesime, fanno ancor più tenerezza. Il mister che tenta di “proteggere”, il capitano che si scusa, il giocatore d’esperienza (esperienza “de che?”, verrebbe da domandarci) che “ci crede ancora”. Basta. Almeno, un tantino di pudore nell’ambito di un crollo totale e ingiustificabile. Ammettere che si è sbagliato tutto e che si tenterà di evitare l’ultimo affronto, i quasi impossibili play-out (in pratica, si dovrebbero perdere tutte le sei partite rimanenti, un qualcosa come dieci o undici sconfitte consecutive), sarebbe il minimo. Interessa poco la classifica, l’uno o due punti dai play-off o la distanza dai play-out. Interessano poco i risultati delle “concorrenti” di su e di giù. Interessa la dignità di una maglia gloriosa, il decoro di una città che sarebbe la prima per grandezza anche in Serie B. Quelli sono inesorabilmente vilipesi e calpestati in questo momento. Senza pietà.

Quale il motivo di Pulvirenti in panca se non…
La domanda che tutti adesso si fanno è la seguente: per quale santo motivo scegliere Pulvirenti, allenatore dal buon passato (e presente) nelle giovanili, ma nessuna esperienza a questi livelli professionistici, se non lo si mette nelle condizioni di fare quello che dovrebbe meglio saper fare, cioè lanciare qualche ragazzo promettente in prospettiva prossima stagione? Domanda legittima la cui risposta finora è rimasta sostanzialmente inevasa. I risultati di Giovanni Pulvirenti sono riassumibili in quattro sconfitte in quattro match e nessun giovane lanciato. Mai Manneh, mai Piermarteri, mai Di Stefano, tanto per fare i nomi dei ragazzi portati in panchina al “Ceravolo”. Domanda successiva: si sarebbe potuto fare peggio di quattro sconfitte in quattro gare, lanciando questi tre ragazzi in campo? Peggio di quattro “mazzate” cosa ci sarebbe? Il ritiro dalle scene musicali degli U2? Lo sciopero a vita dei pizzaioli napoletani? Jennifer Aniston che si fa la plastica facciale per somigliare alla figlia di Fantozzi? La Terza Guerra Mondiale? Cosa sarebbe cambiato? Qualcuno potrebbe obiettare, dicendo che, in frangenti così delicati, i ragazzi “si brucerebbero”. Bene, allora non facciamoli giocare mai. Certo, continuiamo così. Quando le cose vanno bene, no perché non si può turbare l’equilibrio della squadra. Quando vanno male, no perché si bruciano. Perfetto. Gli altri, che regolarmente lanciano ragazzi di talento, e in tutte le categorie, sono pazzi. Salvo poi perderci regolarmente, anche in campetti con le sedie di plastica. Ciò che rimprovero maggiormente all’attuale allenatore, che nessuna colpa ha della situazione tecnica complessiva della squadra, è l’assoluta mancanza di coraggio nell’imporre una linea giovane che sarebbe l’unica salvezza psicologica "hic et nunc", l’unica mossa che avrebbe un minimo di senso agli occhi dei tifosi e che aggiungerebbe credibilità a una guida tecnica altrimenti sommersa dai risultati negativi.

Inguardabili. Quasi tutti.
Non è bello vedere, come detto, maglie rossazzurre passeggiare in campi non propriamente nobili e contro avversari di modesto valore. Non è bello, ma è quello che si è costretti a vedere. Salvare qualcuno dalla sconfortante prestazione di Catanzaro, contro i Prestia, i Giovinco o i Sarao della situazione, francamente sarebbe impresa titanica. Forse i soli Parisi, volenteroso e dalla buona gamba, Di Grazia, protagonista di una traversa, e Mazzarani, per il gol realizzato (ottavo stagionale), ma facciamo operazione quasi di training autogeno. Il 4-3-3 di Pulvirenti che, privo dell'infortunato Marchese e dello squalificato Scoppa, ha puntato ancora sui “senatori” (lo stesso Mazzarani e Russotto in avanti), non ha funzionato per l’ennesima volta, producendo una prima mezzora da incubo (sotto di due gol dopo 22’), infarcita di errori difensivi, inesistente propensione all’attacco e scarsissima personalità complessiva. Ancora una volta, a centrocampo si è sbagliato l’impossibile in fatto di appoggi, anche i più semplici. Per comprendere che tre giocatori scarsamente tecnici come Bucolo, Biagianti e Fornito non costituiscono una mediana ben assortita, quale altro cataclisma dovrà capitare? Al momento, pare la mediana peggiore della categoria. È necessario cambiare, ma cambiare radicalmente, con coraggio. Quel coraggio che nessuno, da Rigoli a Petrone a Pulvirenti, ha mostrato di avere. Bisogna percorrere nuove strade, almeno "tentarle". Qualche giovane, Piermarteri o Di Stefano, magari un diverso assetto. Non siamo noi i tecnici, ma quello che è stato finora pensato e realizzato è veramente deprimente. Oddio, non è che in difesa o in attacco si sia fatto molto meglio… Terrificante l’approccio di Drausio, responsabile sul primo gol di Sarao, ennesima disattenzione su calcio d’angolo, e sul raddoppio di Giovinco (incredibile la palla persa dal brasiliano); sostanzialmente impalpabile il rientrante Djordjevic; sufficienti solo Parisi e Bergamelli, ma non di più. Fumoso e nervoso Russotto, ancora una volta non decisivo; praticamente inesistente Pozzebon, incapace di stoppare una palla che una. Non meglio il poco mobile Tavares; ingiudicabile Barisic, con il solo Di Grazia a tentare di vivacizzare una manovra asfittica, cui il solo Mazzarani tenta di dare un pizzico di qualità. Troppo poco. Per non parlare degli inserimenti in corsa, tardivi, operati da Pulvirenti (a quanto pare, confermato dall’A.D. Pietro Lo Monaco). Dopo un primo tempo horror, rimediato da una stoccata estemporanea dell’ex modenese al 30’, ci saremmo attesi qualcosa fin dal 46’. Invece, Di Grazia entra dopo 20’ della ripresa, Tavares dopo 30’, Barisic a 9’ dal termine. Dando così agio al superdifensivo Catanzaro di Erra (alla fine, i calabresi giocano con una settantina di “mazzolatori” davanti alla propria area), davvero tecnicamente orrorifico come da classifica, di portare a casa un risultato prezioso e impensabile contro un avversario un minimo meno svagato del Catania attuale. Non si può dire che non abbia avuto ragione, alla fine. La Serie c è questa. È il Catania che “non è”. Punto.

Evitare la “sestina”
Come evitare, con questi chiari di luna, la sesta sconfitta consecutiva mercoledì pomeriggio al “Massimino” (presumibilmente deserto) con la Virtus Francavilla? Solo in un modo: prendendo atto della situazione e mostrando il coraggio di assumersi la responsabilità di decisioni forti. In panca i "passeggianti", dentro forze nuove. Anche perché, dopo tre giorni, coloro che arrancano abitualmente, claudicheranno ancor di più. Non farlo, significherebbe consegnarsi agli avversari (pur anch’essi in un momento non brillantissimo). E dare la stura a una crisi senza fine e pericolosissima. Tutti sarebbero più disposti a tollerare qualche errore in più, riscontrando in campo l’impegno e la corsa di qualche giovane di belle speranze, piuttosto che assistere a un altro scempio simile a quello del “Ceravolo”. Lo si comprenderà? Let’s go, Liotru, let’s go!!!