Piovono Monopol...pette!

Lodi, altra trasferta da diPiovono menticare...

Lodi, altra trasferta da diPiovono menticare... 

Max Licari sul prevedibile tonfo di Monopoli. Strascichi scontati, scelte tattiche errate, giocatori confusi. Solito refrain...

Un terrificante pomeriggio pugliese. E ampiamente previsto…
Pensavamo fosse amore e invece... Non sarebbe nemmeno il caso di scomodare il mitico Troisi, ma forse il ricordo del grande attore e regista partenopeo riuscirà a mitigare l’amarezza di una sconfitta, l’ennesima, ”telefonata”, scontata, ineluttabile. Il Catania aveva già perso al “Veneziani” ancor prima di scendere sul terreno di gioco e lo sapevamo tutti. Certo, da innamorati pazzi di questi colori, coltivavamo la pia illusione che il Dio del Calcio, spesso capriccioso e imprevedibile, potesse questa volta darci una mano. Purtroppo, l’ausilio divino è necessario meritarselo e il Catania non lo merita. Fa di tutto per non meritarlo, che sia chiaro, con scelte talora suicide in fatto di gestione dello spogliatoio e relazioni con l’ambiente. Una società che conduce una settimana “extracampo” come quella esperita dal Catania, fra litigi, epurazioni, polemiche con i tifosi, comunicati improvvidi a 12 ore dalla gara, non può umanamente pensare di passarla liscia. Soprattutto se, già alla quinta di campionato, la tua campagna acquisti si rivela già insufficiente e poco qualitativa in più di un interprete. La delusione maggiore, per chi scrive, è però l’allenatore. Pensavamo che fosse diverso rispetto ai Lucarelli e ai Sottil, che fosse proiettato a perseguire il proprio “credo” a tutti i costi, in direzione del gioco, e non si facesse condizionare da fattori interni o esterni. Appena abbiamo letto la distinta di Monopoli e abbiamo constatato che realmente ci si sarebbe schierati con il 5-3-1-1 (5-4-1 in fase di non possesso), infarcito di “monoliti” come Esposito, Lodi, Llama, Mazzarani, tutti contemporaneamente in campo, con due terzini sugli esterni e una solitaria punta a non beccare palla fra i difensori centrali avversari, abbiamo compreso come le nostre fossero aspettative illusorie. Per carità, Camplone ha le sue attenuanti, dato che gli infortuni hanno chiaramente condizionato le sue scelte, ma alibi di sorta non possono esserne concessi. La società e lo stesso tecnico, fino a qualche settimana fa, hanno “letteralmente” dichiarato che l’attuale rosa del Catania è ampia e profonda in tutti i ruoli, costruita peraltro in funzione del 4-3-3 prescelto. Pertanto, l’assenza di un titolare (perché di questo stiamo parlando, dell’indisponibilità di Sarno, dato che Catania ne è l’alternativa, tutti gli altri erano disponibili, dal pur impiegato Mbende agli esclusi Dall’Oglio e Di Molfetta), non dovrebbe in nessun modo alterare né il valore, né lo schieramento tattico. Peccato che il campo dica tutt’altra cosa. Nulla pare mutato, ahinoi, rispetto alle precedenti stagioni, né la struttura compassata della squadra, né le dinamiche di spogliatoio, né le dinamiche tecniche interne. Una squadra che in trenta minuti, in vantaggio per grazia ricevuta contro un avversario non trascendentale, prende tre gol, potendone subire altri quattro; una squadra che in trasferta subisce la media di tre reti a partita, che prospettive può lasciar presagire? Stando così le cose, è evidente come le speranze di poter finalmente abbandonare questa categoria si riducano notevolmente, considerato anche il numero delle concorrenti, più alto rispetto alla scorsa stagione. Ovviamente, ancora è troppo presto per trarre conclusioni, la classifica è fluida e un po’ tutte le “big” faticano. Le sconfitte della capolista Catanzaro a Viterbo e del Bari a Francavilla sono lì a dimostrarlo. Eppure, malgrado i 9 punti fin qui racimolati e la distanza contenuta dalla vetta (-3 rispetto alla Ternana), la precoce sensazione è che i problemi siano molteplici e non di facile soluzione, se non con un mercato invernale “robusto”. Ma a gennaio bisognerà in ogni caso arrivarci e non ci pare questa la strada, in specie quella “fuori dal campo”.





Camplone: disastro tattico
Chi scrive, fino al momento della pubblicazione della distinta della gara, era ancora convinto che le “voci”, purtroppo assai accreditate, che preconizzavano i cambiamenti tattici di Camplone potessero rivelarsi infondate. E, invece, erano perfettamente basate su solide realtà. Il mister ex perugino decide di cambiare modulo e atteggiamento in campo, dopo aver puntato tutto su di una determinata filosofia a partire dal ritiro precampionato, sicuramente “spaventato” dalla batosta di Potenza. Esattamente come accaduto ai suoi predecessori. Una dura “botta” alle felici aspettative di coloro che avevano salutato con favore l’avvento del nuovo corso, ipoteticamente fondato sul gioco, sulla coerenza tattica, sulla propositività, anche a costo di una minore solidità difensiva. Come si sia potuto pensare, dopo tre mesi di training tattico incentrato sul 4-3-3, di schierare un inedito 5-3-2 in una partita così difficile, dopo una settimana altrettanto tremenda, non riusciamo a comprenderlo. Ci pare francamente incredibile. Quante volte, negli ultimi due anni, abbiamo ripetuto che schierare un centrocampo con Llama e Lodi in trasferta significa consegnarsi agli avversari, a meno che questi non siano più a terra atleticamente dello stesso Catania, come avvenuto ad Avellino, reduce da 20 giorni di preparazione? La difesa a tre, inoltre, la puoi schierare se hai i giocatori adatti, non “statue” come Esposito e Mbende (negativa anche la prova del camerunese), soprattutto se dopo 16’ perdi per infortunio il giocatore più veloce, Silvestri. Con questo modulo, a nostro avviso, devi avere difensori che con i piedi sappiano far cominciare l’azione da dietro ed esterni con determinate caratteristiche tecniche o con una certa “gamba”; non ci pare, ad esempio, che l’attuale Pinto, addirittura ectoplasmatico in termini atletici (il perché bisognerebbe chiederselo, dopo il buon inizio di campionato), possa costituire una scelta felice in tal senso. Un errore cui si sarebbe potuto in parte rimediare inserendo subito al quarto d’ora Di Molfetta al posto dell’acciaccato Silvestri e non un inesperto Noce, per giunta impiegato da centrale di destra a tre, ruolo che non ha mai ricoperto! Insomma, un autentico pastrocchio cui non hanno potuto rimediare né il temporaneo e immediato pareggio di Mazzarani (19’) al gran gol siglato al 16’ dall’ex Carriero (apparso supermotivato rispetto a una grigia avventura etnea), né al 55’ l’insperato momentaneo vantaggio del subentrato Rizzo (inserito giustamente a inizio ripresa al posto dell’inesistente Llama), sempre su assist del numero 32. Da quel momento, buio totale, previsto e inarrestabile, con i centrocampisti e i difensori etnei in balia degli avversari (bravissimi gli esterni Tazzer e Donnarumma, nonché il centrocampista Giorno) e gli attaccanti incapaci di tenere su un pallone (mai servito Di Piazza, inefficaci i subentrati Di Molfetta e Curiale). Paradigmatico il subitaneo (58’) pareggio del difensore Piccinni, fotocopia delle tante reti da palla ferma subite dai rossazzurri; nell’occasione, grave errore di Furlan che fa saltare da solo in piena area piccola l’avversario. In generale, un inizio di torneo disastroso per l’ex catanzarese, sempre incerto con i piedi e disattento fra i pali, incapace di fare una parata decisiva fino al quarto gol dei pugliesi. Se qualcuno pregustava un miglioramento rispetto all’ultimo disastroso Pisseri, beh, speranze disattese. L’impressione è che un tentativo con Martinez si debba fare… La rete al 71’ di Fella, lasciato libero di calciare tranquillamente dal limite, e la quaterna di Donnarumma, capace nel finale di “scherzare” in ripartenza Mbende e Furlan, non danno il senso della supremazia monopolitana, considerato che i padroni di casa falliscono non meno di altre tre, quattro nitide occasioni da gol. Un’imbarcata totale (dopo quella non meno terribile di Potenza) che appare ancor più beffarda dal momento in cui (75’) Camplone decide di tornare al 4-3-3 inserendo Dall’Oglio e Di Molfetta, per poi concludere con Curiale al posto di Mazzarani. Una mossa da fare molto prima o dall’inizio, come meglio sarebbe stato. Passano gli anni, nulla cambia…

Mercoledì la Cavese per dimenticare…
Una disfatta del genere, seguita a una settimana come quella vissuta dalla squadra, può essere “mitigata” solo da un subitaneo riscatto nel turno infrasettimanale interno al cospetto della non eccelsa Cavese. Si chiede all’allenatore di riprendere il “filo d’Arianna” tattico perso al “Veneziani” e alla squadra un immediata reazione agli autentici misfatti tecnici sciorinati in terra pugliese. E, alla società, una gestione diversa dei rapporti con l’interno (giocatori, con un tentativo di risoluzione della querelle con Biagianti, Bucolo e Marchese), e con l’esterno (tifosi, comprendendo che la linea del “muro contro muro” non porta da nessuna parte). Let’s go, Liotru, let’s go!