Passeggianti? Sicula...mente basta!

Tre punti importanti sotto il profilo psicologico...

Tre punti importanti sotto il profilo psicologico... 

Max Licari sulla vittoria contro la Leonzio. Un'ora "a passeggio", decisivi i cambi. Ok Biondi, Di Molfetta, "Mazza" e Di Piazza.

Che finalmente lo si capisca in modo definitivo…
Un solo auspicio può essere tratto da questa partita, obiettivamente inguardabile per un’ora e poi ribaltata grazie a una minirivoluzione in campo: basta. Una sola parola, basta. Basta “passeggianti”. Una determinata, fallimentare, stagione tecnica si è conclusa e bisogna prenderne atto. Lo hanno fatto i tifosi da tempo, lo hanno fatto molti giornalisti. Deve essere fatto anche dalla società e dall’allenatore. Non è più possibile assistere a esibizioni “lumachesche” sul sacro terreno del “Massimino” e, in generale, con la gloriosa maglia rossazzurra indosso. Basta. Basta. Basta!!! Se è chiaro che questa squadra, così com’è stata concepita in estate, non può vantare alcuna chance di promozione, è altrettanto vero che, da qui a gennaio, è possibile almeno salvare il salvabile, soprattutto la dignità, compiendo scelte DEFINITIVE che andavano proposte con nettezza da tempo. A casa chi non ce la fa più a sostenere i ritmi della categoria o le pressioni della piazza e spazio a coloro che hanno voglia di spendersi per questa maglia! Poi, a cominciare dal mercato invernale, si ricominci a ricostruire dalle macerie di una totale insipienza in fatto di scelte tecniche e gestionali a tutti i livelli. Se Catania-Sicula Leonzio (gara riacciuffata per i capelli che, sotto il profilo psicologico, può rappresentare una boccata d’ossigeno considerevole) sarà “gestita” in tal senso, allora, forse, ma diciamo “forse”, un infinitesimale barlume di speranza potrà riaccendersi negli affranti cuori dei tifosi dell’Elefante. Altrimenti, se a Catanzaro dovessimo rivedere in campo determinati volti e assistere a certe scelte, vi sarà la certificazione dell’inevitabile baratro. Giocatori come Lodi (a cui vogliamo bene, senza alcun dubbio, essendo stato un protagonista della storia rossazzurra, nonché il secondo marcatore di sempre in maglia etnea), Esposito, Curiale, Llama, Marchese (quante vole dovremo ripeterlo?) non ne hanno più. Insistere sarebbe accanimento terapeutico. Anche Biagianti, che da difensore centrale, da “libero” vecchia maniera, ha comunque fornito il suo contributo nelle ultime gare, purtroppo ormai evidenzia di essere al lumicino, come dimostrato dai dieci minuti da centrocampista giocati nella ripresa. Di più, francamente, questa gara non ha detto e, in tutta onestà, non ce la sentiamo di alimentare alcun genere di aspettativa legata al risultato comunque positivo. Chi scrive, al massimo, può regalare qualche considerazione strettamente personale a livello tecnico-tattico, giacché di verità assolute il calcio raramente ne propone. Per esempio, il 5-3-2 schierato da Lucarelli contro una formazione modesta ma di gran lunga più pimpante atleticamente come la Sicula Leonzio di mister Bucaro non funziona e si ha l’impressione che, in questa rosa, possa attecchire con difficoltà. Non ci sono gli esterni adatti, date le modeste caratteristiche tecniche di Calapai e Pinto, non ci sono le mezzali di inserimento, non vi è un mediano davanti alla difesa tecnico e allo stesso tempo di corsa (Lucarelli ha scelto Welbeck, contro i bianconeri assente, avendo compreso come Lodi sia ormai alla frutta in quel ruolo), non vi è il centravanti con le caratteristiche giuste, in grado di far reparto da solo, consentendo alla squadra di salire. Si potrebbe pensare di far giocare Biondi da “quinto” o adattare Di Molfetta, inserendo (come già fatto) Mazzarani o Catania da seconda punta, ma la sensazione è che si farebbe tanta fatica a costruire gioco, avendo a disposizione solo mediani o un Lodi a scartamento ridotto. Questa squadra è stata costruita (male) per il 4-3-3 di Camplone e, forse, può adattarsi a un 4-2-3-1, avendo quattro mediani dai piedi ruvidi (Rizzo, Welbeck, Bucolo e Dall’Oglio) e una discreta (numericamente; sulle qualità fisiche e, in qualche caso, tecniche ci sarebbe tanto da discutere) batteria di attaccanti esterni-trequartisti-mezze punte (Mazzarani, Di Molfetta, Sarno, Catania, Barisic, Llama, Distefano, perfino Biondi all’occorrenza). Certo, così facendo, si ritornerebbe a tirare in avanti la “coperta corta”, considerato che in difesa i problemi fisici e qualitativi sussistono (Saporetti, Mbende, Esposito), ma forse, se si vorrà vincere qualche partita, non si potrà fare diversamente. Il match con la Leonzio, inoltre, ha confermato ciò che da tempo andiamo sostenendo: Biondi merita fiducia. Il suo ingresso, abbinato a quello di Di Molfetta, Mazzarani e Catania, ha cambiato la partita. È un ragazzo che ha gamba e discreta tecnica, bisogna rischiare, anche perché l’alternativa è vivacchiare nella modestia più assoluta; almeno, un segnale va dato: tentiamoci!!! Riassumendo, ecco i dati maggiormente significativi: Silvestri ancora il meno peggio in difesa; prima gara “in leggera ripresa” di Dall’Oglio; Rizzo (sui soliti standard di “inesistenza” per un’ora) meglio a due in mezzo; bene Biondi, Di Molfetta e Catania; Mazzarani unico elemento a rivelarsi decisivo sotto il profilo tecnico (importantissima la rete del pari, quinta stagionale); Di Piazza generoso e, perlomeno, capace di essere freddo sotto porta (suo il gol vittoria, pure lui al quinto in campionato). Il resto? Non pervenuto.




Cambi decisivi, ma la formazione iniziale…
Giusto dire che i cambi di Lucarelli hanno “salvato” la partita, ma non si può sottacere come la formazione iniziale, dal modulo alla scelta dei giocatori, fosse completamente errata. Vero che il tecnico Livornese doveva fare a meno di due elementi che nel suo 5-3-2 si erano ben comportati, Mbende (giocoforza sostituito dal pachidermico Esposito) e Welbeck, ma insistere su quel modulo con il lento Lodi di nuovo in mezzo, due mezzali poco inclini all’inserimento come Rizzo e Dall’Oglio e un attaccante letteralmente inesistente come Curiale (nel tentativo di recuperarlo, da più di un anno il Catania si incarta in situazioni assurde) non è risultata mossa produttiva. Tutt’altro. La Leonzio, impostata da Bucaro su di un 4-3-3 semplice ma efficiente, ha dominato a centrocampo con Palermo, Esposito e Maimone, dando agio agli esterni Grillo e Vitale di poter fare il bello e il cattivo tempo sulle fasce, mal presidiate da due fra i peggiori in campo: Calapai e Pinto. Se a ciò aggiungiamo l’inutilità di tenere tre difensori bloccati dietro, l’incapacità di contrastare e creare gioco in mediana e la fragilità offensiva di una coppia d’attacco priva di logica mostrate dal Catania, giungiamo a comprendere come i bianconeri ottengano subito al 6’ il vantaggio con l’ex ragazzo della Primavera Palermo (malissimo la difesa, nell’occasione assolutamente immobile sul tiro di Maimone deviato da Furlan), per poi sfiorarlo un altro paio di volte nel corso dei primi 45’ (soprattutto con Grillo al 19’), a fronte di un solo tentativo pericoloso di Di Piazza, su imbucata di Lodi, al 40’. Meritatissimi i fischi dello scarso pubblico del “Massimino” al termine del primo tempo, preludio agli inevitabili cambiamenti di Lucarelli nella ripresa. Un Catania sostanzialmente non sceso in campo, è bene ribadirlo. Dopo aver sostituito, subito al rientro dagli spogliatoi, Calapai con Biondi, e aver tentato una sorta di 4-3-1-2 nei primi 15’ con Biagianti davanti alla difesa e Lodi dietro le due punte (esperimento nettamente fallimentare proprio per la ridottissima capacità dinamica del capitano, del numero 10 e di Curiale), l’allenatore etneo imprime la svolta alla gara dopo un’ora che definire “horror” è poco: dentro contemporaneamente Di Molfetta, Mazzarani e Catania per i tre “senatori” e passaggio al 4-2-3-1, con Rizzo e Dall’Oglio a coprire le spalle ai tre trequartisti appena entrati a supporto dell'unica punta Di Piazza. I benefici si notano subito, sia in termini di pressing alto, sia a livello di pericolosità. Il Catania pareggia immediatamente al 63’ con Mazzarani, abile a colpire da due passi, impallinando Polverino, per poi passare in vantaggio al 72’ con Di Piazza, beneficiato da un errore in disimpegno di Grillo. Nulla di trascendentale, ma almeno un minimo di voglia, di corsa e di carattere gettato in campo, un piccolo tentativo di reazione a un destino segnato. Questo assetto mette nelle condizioni gli attaccanti di sfruttare maggiormente le ripartenze, disponendo di esterni di maggior gamba (molto bene la fascia destra con Biondi e Di Molfetta). Onore, comunque, alla Sicula Leonzio che non si arrende fino alla fine, mettendo in apprensione la non impermeabile difesa rossazzurra (in specie Palermo, migliore in campo, sfiora la doppietta al 77’, sparando sull’esterno della rete dopo aver dribblato anche Furlan). Il fischio finale, liberatorio, del mediocre arbitro Maranesi di Ciampino regala al Catania tre punti fondamentali più sotto il profilo psicologico e dell’autostima che della classifica, ancora assai deficitaria (decimo posto, seppur con una partita in meno, a distanza siderale dalle prime posizioni).

Catanzaro, prima trasferta indicativa
Finora il “Lucarelli bis” si è sviluppato unicamente in casa, complice il rinvio del match di Pagani. Considerato che la prima esperienza alle falde dell’Etna era stata caratterizzata dal record storico di vittorie esterne (10), la difficile trasferta di Catanzaro (altra delusione del campionato) desta curiosità, per verificare se le squadre del tecnico toscano, per caratteristiche intrinseche, sono più votate alle gare a domicilio oppure se si tratta di pura casualità. Una cosa è certa: la squadra di due anni fa era di gran lunga più forte fisicamente e caratterialmente, quindi determinati confronti non possono essere proposti. Ma un certa aspettativa rimane. Se si vuole risalire la china, ci vuole continuità e di sconfitte già si è fatto il pieno… Let’s go, Liotru, let’s go!