Paganese-Catania 0-0: Si salvi chi può

Tanti grattacapi per il nuovo assetto dirigenziale.

Tanti grattacapi per il nuovo assetto dirigenziale. 

La lezione di attributi rimediata in Campania mette a repentaglio la salvezza e fa subentrare una sinistra paura.

Lasciamo stare le tabelle. Il Catania, fino a ieri, ERA padrone del proprio destino. Sarebbe bastato vincere le ultime due partite in programma, contro una Paganese parzialmente sperimentale e una demotivata Andria, per archiviare senza la pericolosa coda dei playout l’ennesima stagione tribolata. Non lo si è fatto, sprecando il primo dei due match ball in uno dei peggiori modi possibili: senza crederci, senza tentare, senza volerlo. Adesso tutto diventa maledettamente complicato, perché anche battendo i pugliesi sabato prossimo al “Massimino” bisognerà sperare negli altamente improbabili suicidi di Catanzaro e Monopoli rispettivamente contro Melfi e Matera. Forse sarebbe più opportuno entrare già nell’ottica degli spareggi salvezza, cominciare a lavorare in quella direzione, perché la decadenza tecnica e mentale mostrata dai ragazzi in maglia rossazzurra negli ultimi mesi è a dir poco preoccupante e persino compagini come Ischia e Martina Franca, papabili avversarie ai playout, cominciano a far paura, tenendo tra le altre cose in considerazione il fatto che entrambe hanno sconfitto senza grossi problemi gli etnei nel girone di ritorno.

Zero legame tra i reparti = zero gioco
Per l’ennesima volta i meriti di Moriero si fermano alle intenzioni espresse attraverso lo schieramento di partenza, al quale non seguirà sul campo la necessaria interpretazione da parte dei suoi ragazzi. Non è un mistero che il tecnico leccese non veda Calil nel ruolo di prima punta, e infatti alla prima occasione in cui può permettersi di schierare Plasmati dal primo minuto riporta il brasiliano nel ruolo in cui lo ha lanciato nelle precedenti esperienze a Crotone e Frosinone, quello di trequartista, mandando in panca Bombagi. Per il resto la formazione è la stessa che una settimana fa ha sconfitto il Melfi tra le mura amiche. Anche Grassadonia schiera il 4-2-3-1, dovendo sopperire alle squalifiche di Marruocco (sostituito dal classe ’99 Borsellini), Esposito e Sirignano, si affida ai giovanissimi Magri e Della Corte (quest’ultimo un esterno alto adattato a terzino sinistro). Come se non bastasse, dopo un quarto d’ora si fa male Caccavallo e con l’ingresso di Vella gli azzurrostellati rinunciano alla fisicità per affidarsi unicamente alla velocità nel reparto avanzato.
Tali presupposti dovrebbero favorire e ulteriormente motivare il Catania, ma sono i padroni di casa a tenere in pugno il pallino del gioco, senza la giusta lucidità, ma in misura nettamente preponderante rispetto agli ospiti, che tentano di tanto in tanto e timidamente soltanto qualche ripartenza, conclusa il più delle volte con innocui tiri da fuori. Gli unici sussulti della prima frazione di gioco provengono da svarioni difensivi: quello di Borsellini, che si fa passare sotto le gambe un retropassaggio di testa di Magri, e quello di Bastrini che lascia scattare sul filo del fuorigioco Cunzi che, solo davanti a Liverani, spara fuori. Ciò che più colpisce nel Catania è la fragilità imbarazzante di una mediana che concede larghi spazi ai trequartisti avversari che arrivano facilmente al tiro dal limite dell’area rossazzurra, e al tempo stesso non riesce mai ad impostare in verticale e creare un legame con i compagni schierati sulla trequarti.

La Paganese supera ogni ostacolo e surclassa psicologicamente il Catania
Nella ripresa ci si aspetterebbe un cambio di passo e mentalità da parte dei ragazzi di Moriero, invece è la Paganese a ripartire più forte di prima e impensierire coi vari Cunzi e Deli la porta difesa egregiamente da Liverani, uno dei pochissimi a salvarsi. I padroni di casa riescono a sollevarsi di fronte a qualsiasi difficoltà e defezione. Dopo Caccavallo si infortuna anche Cicerelli? Entra il mediano Palmiero (altro giovanissimo), si piazza sulla trequarti e gioca con nonchalance. Il Catania resta prigioniero all’interno della propria metà campo e Moriero tarda ad adottare soluzioni risolutive. A poco più di venti minuti dal termine manda in campo Agazzi per Di Cecco per garantire più velocità nel fraseggio e maggiori verticalizzazioni, ma i progressi sono minimi, perché è l’idea di gioco collettivo che manca, e col passare dei minuti aumenta anche il nervosismo, alimentato dal tempo perso dagli avversari che hanno tutto l’interesse a concludere con un pareggio il match. Neanche Bombagi, inserito al posto di Plasmati, garantisce il cambio di passo che ci si aspetterebbe, e le uniche occasioni, seppur velleitarie, continua a crearle la Paganese con tiri da lontano e calci piazzati. A dieci minuti dalla fine c’è spazio per Lupoli (in luogo del fantasma Calderini) ma l’unica cosa che riesce a fare l’ex Pisa è rimanere impassibile sotto porta di fronte all’unica chance costruita nella ripresa dai compagni, il cross basso effettuato in area da Russotto nei minuti di recupero. Tutto ciò dopo che Pelagatti, in una delle tante diatribe con avversari e “giacchetta nera” instaurate dalla squadra etnea nella fase finale della partita, rimedia l’espulsione che determinerà la propria assenza nell’ultima gara della regular season.

L’ennesimo finale di stagione disgraziato
E così si arriva all’ultima giornata in 14a posizione, a due punti di distanza dalle uniche avversarie raggiungibili (Monopoli e Catanzaro), contro le quali il Catania, in caso di arrivo a pari punti, prevarrebbe in virtù del vantaggio negli scontri diretti. Ma come già sottolineato, è abbastanza ottimistico immaginare che pugliesi e calabresi riusciranno nell’impresa di farsi fermare sul pari da formazioni ormai senza più obiettivi. Paradossalmente la sfida più difficile sembra proprio quella che attende gli etnei: l’Andria è un avversario più che ostico, a prescindere dalla carenza di motivazioni. I pugliesi vantano infatti la miglior difesa del campionato (19 gol subiti), anche grazie ai 752’ di imbattibilità che l’estremo difensore Poluzzi ha inanellato tra la 23a e la 32a giornata (e senza dimenticare, inoltre, che i leoni azzurri hanno collezionato ben dieci 0-0.) Il calcio non è una scienza esatta, ed i 3 gol rimediati oggi dai leoni azzurri contro il Cosenza lo confermano, ma se consideriamo che il Catania ha faticato oltremodo a realizzare un gol contro Lupa Castelli Romani e Melfi nelle ultime due partite casalinghe, sembra pleonastico affidarsi ancora a santi e tabelle. Solo una scossa psicologica e il sostegno incondizionato della tifoseria possono aiutare questi ragazzi ad evitare un epilogo stagionale tanto sportivamente drammatico quanto difficile da scrivere.