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Catania, pomeriggio da dimenticare...

Catania, pomeriggio da dimenticare... 

Max Licari sulla disastrosa sconfitta interna contro il Catanzaro. Confusione tattica e ritardo atletico. Lezione da Auteri.

Disastro annunciato
Ripetevamo da settimane come fosse ineludibile riuscire a cogliere i ripetuti avvertimenti giunti da quel balordo secondo tempo giocato al piccolo trotto in quel di Pagani. Evidentemente, allenatore e giocatori non ci sono riusciti. Quanto accaduto al “Massimino” nel match contro il Catanzaro non è altro che la logica prosecuzione di scelte tecnico-tattiche e prestazioni a dir poco sconcertanti, condite da un generale ed evidentissimo deficit atletico che interessa un po’ tutta la squadra rossazzurra. Questa volta, non può sussistere alcuna attenuante generica, perché lo si sapeva cosa non funzionasse e si conosceva benissimo quale tipo di difficoltà, al di là del valore intrinseco della rosa a disposizione, potesse presentare una formazione allenata da Gaetano Auteri (dalle “piccole” Siracusa e Matera al poderoso Benevento, passando per un Catanzaro buono ma non eccelso). Ne è venuto fuori un disastro completo, ancor più doloroso proprio perché (purtroppo) “telefonato”. Si sapeva perfettamente quali fossero le abitudini del lupo e cocciutamente ci si è consegnati inermi alle sue fauci, senza colpo ferire, come fosse un destino ineluttabile. Questo è quanto maggiormente affligge il tifoso catanese, non la sconfitta in sé stessa. Questo è quanto dovrebbe far pensare e ripensare Sottil e Lo Monaco. Del resto, dopo nove giornate è normale che si cominci a fare qualche ragionamento più approfondito sull’organico e appare evidente come a questa squadra, per giungere al primo posto, manchino alcune pedine importanti, in specie a centrocampo e sulle corsie laterali “alte”. Lungi dall’essere una “schiacciasassi” in grado di “ammazzare” il campionato, quella etnea appare una squadra comunque d’alta classifica cui, però, facciano difetto alcuni tasselli "pesanti" per poter recitare, con ragionevole sicurezza, il ruolo di chiara favorita alla vittoria finale. Con estrema sincerità, rispetto alle previsioni della vigilia, anche il sottoscritto si era sbagliato a sovrastimare alcune risorse. Il campo, in ogni caso, fornisce tutte le risposte. E non mente mai. Nessuna tragedia irrimediabile, l’organico strutturalmente è buono, ma si dovrà intervenire. È pacifico, lo sappiamo tutti. Tuttavia, ciò non toglie che le prestazioni attuali siano troppo “infelici” rispetto al valore complessivo del team, team che non ha finora trovato una sua fisionomia tattica. Dopo i fasti “quattroduetreunisti” del precampionato, mai ci saremmo aspettati lo “sperimentalismo” spinto cui ha sottoposto la squadra Sottil in questo primo scorcio di torneo. Anche perché non ne vedevamo la necessità, considerato il buon inizio. Basti andare a rileggere a ritroso gli editoriali postgara e ci si accorgerà del preoccupato stupore del sottoscritto già a Caserta, quando inopinatamente ci si trovò davanti una distinta in cui si esplicitava un’impostazione basata sul 5-3-2. Figuriamoci adesso, dopo le insufficienti “versioni” di Catania delle ultime partite! Quanto visto nel match contro i giallorossi calabri, poi, desta grande meraviglia e genera profonda preoccupazione. Confusione totale e scelte a dir poco singolari. Una sorta di 5-3-2 con due terzini sulle fasce; il trio Biagianti-Lodi-Angiulli, chiaramente poco assortito sotto il profilo dinamico per la categoria, di nuovo in campo dal primo minuto; Lodi esterno a destra; Manneh seconda punta in un ruolo non tagliato per le sue caratteristiche. Un tourbillon che non può che generare insicurezza nei giocatori, già non al top della condizione. Ne è venuta fuori un’autentica lezione di calcio da parte del Catanzaro, che avrebbe anche potuto chiudere il match con un bottino di gol più cospicuo del doppio vantaggio finale (almeno quattro reti di differenza, considerata la traversa e il doppio palo colti nella ripresa). Un Catanzaro che si presentava a Catania non certo come una “corazzata”, a seguito di un inizio di campionato piuttosto balbettante. Eppure a Catania è sembrato uno squadrone invincibile, segno che ai suoi indubbi meriti vanno aggiunti gli ampi demeriti dei rossazzurri. A ciò va abbinata una considerazione più generale riguardante il campionato. Due sconfitte in nove gare sono tante, troppe per una squadra che vuole vincerlo. È un segnale preoccupante che deve essere letto nel modo migliore se si vorranno evitare spiacevoli sorprese. Anche perché quest’anno l’alibi del Lecce “favorito” non sussiste più. È il Catania la squadra da battere, avversari non dovrebbero essercene. Ebbene, la Juve Stabia, che andremo a incontrare sabato prossimo al “Menti”, in 9 partite ha incassato 22 punti, 7 vittorie e 2 pareggi… Scherzare con il fuoco non si può. E, soprattutto, non potrà essere commesso l’errore dello scorso anno: se necessario, si dovrà intervenire tempestivamente, senza remore, a tutti i livelli, dai giocatori allo staff tecnico.

Sommersi atleticamente e tatticamente
Il 3-4-3 di Auteri ha sommerso fin dal primo minuto la mal assortita impostazione di base del Catania, in tutte le zone del campo. Ma è specialmente in mediana che il divario è parso imbarazzante. Fermo restando che gli etnei giungono di questi tempi sempre secondi sulla palla (e, in queste condizioni, si perde matematicamente contro avversari di livello), è pur vero che i vari Statella, Maita (sontuoso), Iuliano (subentrato quasi subito a De Risio) e Favalli, coadiuvati da un Kanoute a tutto campo, hanno letteralmente surclassato un centrocampo dove il solo Biagianti cercava di cantare e portare la croce, improvvidamente lasciato in balia degli eventi da un Lodi decentrato e reso inoffensivo prima ancora dalla disposizione tattica che dalla sua cattiva giornata, nonché da un Angiulli francamente inadeguato ai ritmi della categoria. Se a ciò aggiungiamo che sulle corsie laterali il Catania schierava due terzini non propriamente votati al gioco manovrato e in avanti un Marotta abbandonato a sé stesso, affiancato a un partner estemporaneo come Manneh, per di più confinato a sinistra (così come Lodi a destra), ecco completata la frittata. Ovvia la rete del vantaggio di Kanoute al 14’ (male Esposito e Silvestri in marcatura, così come Pisseri nel non irreprensibile intervento). Ma ovvia in genere la netta supremazia ospite, con un Catania mai pericoloso e per lo più in balia del pressing avversario. Il solo Baraye (non a caso l’unico ad avere “gamba” insieme a Manneh), subentrato al 30’ all’infortunato Calapai, di tanto in tanto tentava qualche sortita in percussione sulla fascia sinistra, quasi mai supportato dai compagni. A inizio ripresa ci si attendevano i cambi, prontamente giunti, ma non nella direzione auspicata, vale a dire il 4-2-3-1 che comunque contro il Siracusa aveva assicurato qualche miglioramento in fatto di trame di gioco. Sottil rimaneva a tre dietro, con Ciancio a fare il centrale, inserendo Barisic a fare l’esterno destro di una sorta di 3-4-1-2 che prevedeva Rizzo e Biagianti mediani centrali e Lodi a tentare di innescare le due punte Curiale e Marotta. Risultato? Tanta confusione, malgrado l’innegabile impegno, il gol del pareggio annullato a Silvestri per un fuorigioco millimetrico (al 65’) e… poco più. I giallorossi mantenevano, di contro, continuità nel macinare pressing e gioco, trovando nell’ordine: un miracolo di Pisseri su un tiro da due passi di Fischnaller, con la traversa susseguente di Kanoute (al 63’), lo splendido raddoppio con sinistro a giro del subentrato Giannone (al 75’), il doppio palo di Nicoletti nel finale. Penso possa bastare a ribadire come sulla netta affermazione dei calabri non si possa avanzare alcun dubbio. Così come sulla debacle “a tutto tondo” del Catania e del suo allenatore.

Al “Menti” non si potrà sbagliare
Se i rossazzurri interpreteranno la gara di Castellammare allo stesso modo, con la stessa insipienza tattica e le medesime deficienze atletiche, beh, si assisterà a un altro disastro completo. La squadra allenata dall’ex Caserta sta letteralmente volando e, in proiezione (il Rende e il Trapani hanno due gare in più), è nettamente prima in classifica (al momento vanta 5 punti in più rispetto al Catania). O si scenderà in campo con le idee finalmente chiare, un assetto logico e un minimo di “gamba” in più oppure si aprirà un baratro di polemiche dal quale sarà difficile venirne fuori, giacché una sconfitta al “Romeo Menti” significherebbe allontanare le “vespette” a ben 8 punti di distacco, un’enormità già a novembre per una formazione che vuole vincere il campionato a tutti i costi. Occhio vivo… Let’s go, Liotru, let’s go!!!