Masucci a tagghiassuru?

Marcolin, scelte autolesionistiche e perdenti...

Marcolin, scelte autolesionistiche e perdenti... 

Max Licari sulla disastrosa gara di Chiavari che condanna le scelte di Marcolin e pone il Catania a un passo dal baratro.

Umiliazione e vergogna
Un disastro su tutta la linea. Continuativo, scelleratamente reiterato e (speriamo di no, ovviamente) dai caratteri di pericolosissima “quasi irreversibilità”... La netta e meritata sconfitta subita a Chiavari dagli uomini di Marcolin in quella che doveva essere “la partita della vita” consegna ai giustamente imbufaliti tifosi rossazzurri una situazione ormai non più da “allarme rosso”, ma da incrociatore “colpito e affondato in C1” dal quale tutti non aspettano altro che potersi fiondare fuori, catapultandosi sulle scialuppe di salvataggio, per poi abbandonarlo al proprio destino. Purtroppo per il Catania non si tratta di “battaglia navale” tra i banchi scolastici, ma di dura realtà, di concreta possibilità di piombare nel baratro della Lega Pro, a concludere in maniera orrenda due anni da incubo in cui tutto è stato sbagliato e a nulla è stato posto rimedio con efficacia e seguendo i consigli di “mamma Logica”. A certificare il “buco nero” di classifica e di morale giungono anche i concomitanti risultati delle dirette concorrenti: il Crotone batte il Brescia, La Provercelli regola il Lanciano, addirittura il Cittadella sbanca Livorno, un risultato che ogni supporter etneo che si rispetti ha solo sognato in questo disgraziato campionato. E non si venga a sottolineare come squadre come Ternana e Latina e abbiano segnato il passo, perché al momento distano quattro e cinque punti, un abisso per gli standard di rendimento di un Catania che non vince da otto turni e che ha raccolto i tre punti due volte nelle ultime diciassette gare. Un Catania terz’ultimo in classifica, a tre punti dai “pitagorici” quart’ultimi. Al momento, retrocessione. Meritata. Meritatissima. Un fallimento totale, un fallimento, mi dispiace dirlo, targato pure Marcolin il quale, dopo un avvio promettente, non ha saputo traghettare questa squadra, sulla carta composta da buoni elementi dopo la campagna di gennaio, almeno verso tranquilli lidi di classifica. Magari non si pretendeva la luna, la “rincorsa playoff”, come adombrata dall’A.D. Cosentino nella infuocata e, dal punto di vista comunicativo, autolesionistica, conferenza post Catania-Crotone, ma almeno non “regalare” alla piazza l’ultima umiliazione, quella “definitiva”. E lo scempio tattico cui si è assistito in terra ligure non può non chiamarlo in causa direttamente e proporne una eventuale rimozione, sebbene sembri che la società, sempre colpevolmente silente, possa anche decidere di confermarlo fino a domenica prossima, gara interna con l’Avellino, contestualmente portando la squadra in ritiro. Qualcuno potrebbe obiettare: ma che senso avrebbe cambiare l’ennesimo allenatore a dieci partite dalla fine? La mia sarebbe una controdomanda: che senso avrebbe non farlo? I numeri condannano questa gestione e gli errori commessi contro l’Entella paiono troppo gravi per non prendere in considerazione un cambio tecnico. Poi, è ovvio, in campo ci vanno i giocatori. E questi giocatori hanno dimostrato di non avere gli attributi, a onta delle rassicurazioni fatte ai tifosi in settimana. Molli, svagati, atleticamente inferiori ai volenterosi avversari e, dal punto di vista della grinta e della determinazione, della “fame”, anni luce lontani dagli standard richiesti a un team nelle condizioni di classifica del Catania. Un affronto per tutti gli innamorati del Liotru, soprattutto per il centinaio di “eroi” presenti a Chiavari, umiliati fino alle lacrime. Tuttavia, la “défaillance” più evidente è da addebitare alla società. In frangenti delicatissimi come questo, tutte le società “vengono fuori”, ci mettono la faccia, prendono in mano la situazione e comunicano con la piazza, anche in confronti duri ma leali. Non farlo avvalora la sensazione che ci sia una “smobilitazione” in corso. Se non è vero, se c’è un progetto che vuole continuare a esistere come suggerito in settimana da un accorato articolo di Andrea Lodato sulla “Sicilia”, bisogna dimostrare di essere presenti e dialogare con chi vuole bene a questa maglia.

Scelte autolesionistiche e perdenti
In settimana si era detto: perché, in un match da vincere assolutamente, contro “zero centravanti” degli avversari (squalificato Sforzini), si dovrebbe scendere in campo con tre difensori centrali, fra cui l’imbarazzante Capuano, autore di strafalcioni colossali a Vicenza e ormai non più in grado fisicamente di reggere l’urto di campionati dispendiosi come la B? Perché impiegare il deludente Escalante, protagonista di gare pienamente insufficienti quando impiegato negli ultimi mesi, e non il pur non scintillante, ma qualitativamente di maggior “peso”, Sciaudone? Perché il fumoso Castro e non uno dei capocannonieri del campionato, l’afflitto e attapirato Maniero? A che diamine sarebbe servito spendere a gennaio un sacco di soldi di ingaggio per prendere il centrocampista e l’attaccante più “in” a disposizione, se poi nei momenti cruciali non li si utilizza a favore di giocatori nettamente più scarsi e caratterialmente non “leonini”? Ebbene, Marcolin ha voluto (legittimamente, per carità) fare di testa sua, andare contro la “semplicità della logica” di utilizzare un 4-3-1-2 con Schiavi terzino destro, Sauro centrale, Sciaudone in mezzo e Maniero in avanti e, altrettanto legittimamente, adesso ne paga tutte le conseguenze. Le conseguenze di un disastro fra i peggiori della storia del Catania, perché questa partita è fra le più sconclusionate mai viste con in campo i gloriosi colori rossazzurri. Fin dall’inizio si è capito che si era imboccata la strada sbagliata:

-fragilità di reparto e individuale in difesa, dove i due esterni Parisi e Mazzotta, seppur ipoteticamente “protetti” dai tre centrali, non reggono l’urto dei dirimpettai, in specie “Maradona” Cutolo (i due gol di “Ronaldo” Masucci, onesto operaio di provincia assurto a onori mai esperiti in carriera, di cui il primo probabilmente di mano, provengono da due cross, uno da destra e uno da sinistra, senza alcuna “protezione”; eppure si sa che “farlo” senza protezione nel calcio è dannosissimo) e il disastroso Capuano “buca” come da prammatica gli interventi importanti al centro dell’area. Ad aggravare il tutto, l’espulsione nel finale di Schiavi, il quale salterà l’Avellino;

-insipienza e confusione a centrocampo con Rinaudo ed Escalante di fatto inesistenti a livello propositivo e farraginosi nel contrastare il duo Botta-Di Tacchio, costringendo così Rosina a rinculare in cerca di palloni, spompato e depresso;

-errori marchiani in zona gol, figli di mancanza di cattiveria e concentrazione (fattore gravissimo quando ci si deve salvare), gli stessi che si riscontravano l’anno scorso nelle medesime condizioni di classifica nel massimo campionato. Se Calaiò e Maniero appaiono in evidente calo, assolutamente incomprensibile ai più appare la prestazione spettrale di Castro, letteralmente indisponente (una scelta, quella di Marcolin, più che perdente…);

-inefficacia delle mosse in corso d’opera, quando si passa, a partita compromessa, al 4-2-4, con Maniero e Rossetti in avanti, più Sciaudone in mezzo.

Insomma, un terrificante pastrocchio che condanna tutti, dallo staff tecnico ai giocatori alla società. E li condanna senza appello, perché sordi alle grida d’allarme e alle perplessità emerse dalla quasi totalità dell’ambiente nelle ultime settimane in cui si è imboccata una strada poco coraggiosa e conservativa che, numeri alla mano, può condurre solo alla Lega Pro.

Pagelle
Non lo faccio da tempo, ma per questa partita voglio proporre le mie pagelle personali, senza commento, giacché le parole sarebbero inutili:

Gillet 5,5
Schiavi 4
Ceccarelli 5
Capuano 3
Parisi 3
Escalante 3
Rinaudo 3
Rosina 5,5
Mazzotta 3
Calaiò 3
Castro 3

*Maniero 3,5
*Sciaudone 4,5
*Rossetti 8

All. Marcolin 3

Motivo solo l’8 al ragazzo subentrato a pochi minuti dalla fine: meritava di giocare dall’inizio, perché è fra i pochi ad avere gamba, freschezza mentale e anche talento. Che giochi uno come Castro al suo posto è la certificazione di un fallimento universale nei fatti e nelle strategie.

Dignità
Al netto delle penalizzazioni, il Catania sarebbe penultimo, un punto sopra il derelitto Varese. Sentire e leggere alcuni tifosi esultare per le disgrazie altrui, sebbene in frangenti di estrema disperazione come il presente sia comunque comprensibile, deprime ancor più delle indecorose prestazioni di questa squadra. Tanto più che, ad aggiungere beffa al danno, anche qualora il Parma partisse dai dilettanti, il Catania retrocederebbe lo stesso come terz’ultima… E lo farebbe con pieno merito. Quindi, niente calcoli, niente ipotesi di “salvataggio” in caso di fantomatici ripescaggi, servirebbe solo a fornire ulteriori alibi a chi non ne merita. Parliamoci chiaro, sebbene i numeri dicano che nelle prossime 10 gare ci sia lo spazio per salvarsi, le prestazioni e il trend indicano nel Catania una delle più serie indiziate al baratro. Pertanto, o ci si dà una mossa seria per salvare il salvabile, in qualsiasi modo, foss’anche cambiare per l’ennesima volta lo staff tecnico, oppure le residue chance di permanenza in B si ridurranno drasticamente al lumicino. Quello che non dovrà, in ogni caso succedere, è perdere la dignità con atteggiamenti e prestazioni da “fine Impero”. Per questo contro l’Avellino al “Massimino” ci aspettiamo almeno una reazione d’orgoglio che faccia comprendere ai tifosi che non si è mollato tutto. E, per favore, si eviti di uccidere moralmente e psicologicamente gli appassionati etnei, proponendo ancora in campo, dopo due anni, gente che pare aver detto tutto a Catania!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!