Mariani in campo, Marziani in panchina

Black out Marcolin...

Black out Marcolin... 

Max Licari sul rocambolesco pareggio con il Livorno. Più demeriti etnei che colpe arbitrali. Chiudere il conto a Brescia e poi...

Lezione per il futuro
Servivano tre punti per la salvezza sostanzialmente “acquisita” a tre giornate dal termine del campionato. Non giungono per un cervellotico rigore concesso da Mariani a 10’’ dal 95’, ma ridurre il tutto alla pur irritante, punitiva e certamente insufficiente direzione del “fischietto” di Aprilia (che ha espulso per reiterate proteste Gyomber nel concitato postpartita) sarebbe fuorviante o, addirittura, “pericoloso” per il futuro. Il Catania non porta a casa i tre punti contro un avversario le cui speranze di promozione in Serie A equivalgono a quelle che il sottoscritto passi una notte con Kim Kardashian perché merita complessivamente di non vincere, pur avendo avuto tutte le possibilità di farlo con una certa tranquillità. Quando una squadra conduce con relativa facilità il gioco e il punteggio per un’oretta, non può immotivatamente cedere campo, spazio e iniziativa all’avversario, in pratica resuscitandolo, al solo scopo di speculare sul risultato fino al 90’. Questo tipo di atteggiamento, che io chiamo “anticalcio”, duro a morire nel nostro universo pallonaro, è da condannare sempre e comunque, al di là del risultato finale. Avrei commentato in egual maniera anche se il Catania avesse vinto... La ripresa dei rossazzurri, in cui è vero che poco si è concesso in fatto di occasioni da rete al Livorno, ma altrettanto poco si è prodotto in avanti (una sola palla invitante fallita dal peggiore in campo, Lucas Castro), non è da squadra “importante”, è da “squadretta” che si impaurisce davanti al “nulla cosmico” rappresentato da un avversario modesto e messo in campo in modo assai “spilorcio” da un Panucci giunto in Sicilia solo per non prenderle e poi costretto a inserire nel finale tutti gli attaccanti a disposizione, giocando la classica “carta della disperazione”. Mi dispiace dirlo, ma il responsabile principale risulta il tecnico Marcolin che, dopo gli errori di Bologna nelle scelte iniziali, si ripete in negativo al “Massimino” con cambi in corsa a mio parere incongruenti rispetto allo svolgimento del match. Che poi la punizione giunga a mo’ di beffa per una “accensione mistica” da parte del solito arbitro inadeguato alla categoria pare solo un dettaglio. La sostanza cambia di pochissimo. I rossazzurri avrebbero potuto dormire sonni tranquilli ed evitare una settimana di polemiche con un po’ di coraggio in più e, invece, si ritroveranno, pur trovandosi in ogni caso a 4 punti dalla zona play-out a 3 turni dalla fine, a dover fare obbligatoriamente risultato a Brescia per chiudere i conti e le recriminazioni di una stagione fallimentare in tutte le sue sfaccettature. Impresa, a dire il vero, non “titanica”, ma sicuramente evitabile. Tant’è… Che serva da monito per le scelte future. La domanda finale è: Marcolin è adatto a una squadra eventualmente “costretta” a vincere il campionato? Una legittima riflessione appare d’obbligo, malgrado non si possa negare che il tecnico bresciano abbia comunque conseguito l’obiettivo minimo, salvando capre e cavoli.

Marcolin, mezzora di buio
Le squalifiche di Ceccarelli e Calaiò, unite alle indisponibilità di Gillet e Del Prete, avevano paradossalmente aiutato Marcolin. Formazione “scontata”, sebbene qualcuno avesse adombrato la possibilità che il ritrovato Martinho potesse rilevare uno fra Castro o Rosina. E il 4-3-2-1 del Catania, malgrado la giornata non scintillante dei suoi interpreti, in specie i laterali Belmonte e Mazzotta, congiuntamente ai già menzionati Castro e Rosina, mette in difficoltà il 3-5-2 abbottonato dei labronici, poco qualitativo in mezzo con Luci, l’ex Biagianti e Moscati. Il gol di Sciaudone, splendido nell’imbucata di Coppola per Mazzotta, poi bravo a imbeccare l’ex barese, conferma una evidente superiorità tecnica, tanto che il team toscano stenta a produrre azioni pericolose, lasciando abbastanza isolati Vantaggiato e Jelenic. Abbastanza semplice nella prima frazione per Rinaudo e lo stesso Coppola fare filtro in mezzo e tentare ripartenze comunque pericolose, ben condotte in specie da Rosina e Sciaudone. Ciò che rimane incomprensibile è come mai Marcolin, dopo un quarto d’ora di ripresa non stupefacente, ma tutto sommato “in controllo”, una volta entrato in campo scontatamente Galabinov, abbia pensato di cambiare modulo (5-3-2), inserendo al 68’ Ciro Capuano per Rosina!!! Cioè, a Bologna, dove magari un po’ più di prudenza avrebbe giovato, 77 attaccanti e in casa, contro un avversario fin lì praticamente inoffensivo, 84 difensori… Il risultato ovvio di un tale “segnale” è stato un arretramento complessivo del baricentro e il “portarsi l’acqua dentro” senza alcuna motivazione plausibile. Sostituire Rosina, probabilmente stanco, con il pari ruolo Martinho, peraltro assai adatto alle ripartenze a campo aperto, forse si sarebbe rivelato più produttivo? I livornesi, rinfrancati da questi segnali di timore lanciati dal Catania, si sono giustamente riversati in avanti, seppur confusamente e quasi mai in maniera pericolosa, a dimostrazione della modestia del sodalizio amaranto. A completare l’opera, la sostituzione al 84’ dell’acciaccato Maniero con il centrocampista Chrapek, a disegnare un 5-4-1, con il solo Castro punta centrale! Francamente, anche se "il modo ancor m’offende”, e nei secoli dei secoli riterrò che Mariani (protagonista di una direzione a senso unico nella ripresa, con ammonizioni in serie solo per i rossazzurri e fischi frammisti a fiaschi) sia inadeguato alla categoria, il Catania merita di non aver vinto…

A Brescia, che almeno si concluda l’opera…
Le “rondinelle” lombarde, già provate da gravissime problematiche societarie, sono virtualmente in Lega Pro. Ciò non toglie che stiano onorando a meglio il campionato, ne sia testimonianza la roboante vittoria sul Vicenza ottenuta un turno fa. Pertanto, nessuno pensi che la gara del “Rigamonti” possa tradursi in una gita di piacere dal risultato scontato. Sarà difficile e bisognerà lottare fino in fondo per conquistare quei tre punti che consegnerebbero la salvezza pressoché matematica al Liotru. Mancheranno gli squalificati Mazzotta e Gyomber, ma rientreranno, si presuppone, Gillet, Del Prete, Ceccarelli e Calaiò, quattro titolari. Questa squadra e questo allenatore hanno il dovere morale di chiudere il conto della sofferenza proprio in terra lombarda. Poi, ci sarà tanto di cui discutere… Let’s go, Liotru, let’s go!!!