Kamikaze ancora novizi...

Lucarelli, prima trasferta di campionato senza subire gol...

Lucarelli, prima trasferta di campionato senza subire gol... 

Max Licari sul pari di Francavilla. Impegno e grinta ok, ma poco gioco e qualità. Bene solo Furlan e la difesa.

Secondo pari consecutivo in trasferta
In un momento in cui le vicende societarie , giustamente, assumono rilevanza di gran lunga maggiore rispetto a al rettangolo di gioco, quanto visto a Francavilla Fontana, una “partitaccia” di categoria conclusasi “a reti bianche”, almeno ci fa comprendere come Cristiano Lucarelli alle parole stia facendo seguire i fatti. Nel “bailamme” di conti, scorpori, “due diligence”, amministrazioni straordinarie, scoop, esclusive, colpi, colpetti che caratterizza uno dei frangenti più delicati dell’intera storia rossazzurra, il tecnico livornese è riuscito a trasmettere ai propri giocatori il semplice concetto che, in campo, devono lottare per la maglia. Potrebbe sembrare poco o nulla, invece è tanto, visti i “chiari di luna”. E al “Giovanni Paolo II”, Calapai e soci hanno lottato, con tutti i loro limiti, in maniera a tratti confusionaria, hanno azionato i garretti come avrebbero dovuto fare in altri tempi, in altre circostanze. Non hanno giocato bene, questa squadra difficilmente lo potrà fare anche in futuro, ma hanno conteso la palla agli altrettanto modesti avversari, come si deve fare in Serie C. Forse, anche per questo, non si è stati puniti come spesso accaduto in questi tristi anni di terza serie (e la compagine di casa, due o tre occasioni per farlo le ha avute, in specie con Zenuni e Perez, ben stoppati da Furlan, nel primo tempo, oltre che con Vazquez, abile a cogliere la traversa dalla distanza nella ripresa), conquistando un altro punto in trasferta, dopo quello prezioso di Teramo. Molteplici gli errori tecnici delle due formazioni, davvero inguardabili in fase di impostazione del gioco, ma alla grinta dei locali è stata contrapposta altrettanta “garra”. Certo, se il Catania avesse un pizzico di qualità in più in fase di assistenza e realizzazione, partite come questa (o quella di Teramo) potrebbe portarle a casa; tuttavia, “chista è a zita”, come si dice dalle nostre parti. Bisogna solo esserne consapevoli, comprendere che questa squadra, così com’è, non potrà mai avere alcuna chance di raggiungere risultati importanti, perché imbottita di attempati “ragazzi” dai limiti fisici evidenti e giocatori dai mezzi tecnici limitati. Solo con una vera e propria rivoluzione si potrebbe cercare di cambiare qualcosa, ma si potrà facilmente notare come sia difficilissimo compierla adesso, dopo aver commesso sesquipedali errori di impostazione a inizio anno. Quando un Curiale, giocatore che non becca una palla da un anno e mezzo, nonché “portatore sano” di un contratto “top” per la C, ti dice che ama Catania e vuole rimanere, la colpa non è del ragazzo, ma esclusivamente tua che non hai risolto la situazione “a monte”. Ovviamente, non è il solo, il numero 9 etneo, a tenere questo profilo. Lo sapevamo ed era stato ampiamente previsto. Quindi, l’unica strada da seguire è cercare di fare il meglio possibile, pure in Coppa Italia, con quello che si ha a disposizione e sperare che l’iniziativa di azionariato diffuso con a capo Fabio Pagliara sia una cosa seria e, entro la fine di questa stagione, pervenga all’acquisizione del club, salvando la matricola, unico obiettivo reale, e imprescindibile, al momento.

Grande impegno, scarsa qualità
Il Catania non ha solo lottato e corso, ma ha anche cercato di produrre un minimo di gioco nella metà campo avversaria per tutta la gara, come testimoniato dall’inserimento nel finale di giocatori come Sarno, Manneh o Curiale. Lodevole intento, frustrato da una carenza qualitativa evidente in fase di costruzione e dalla poca cattiveria in zona gol. Se Di Piazza ha confermato di non essere un “tiratore scelto” (ma lo sappiamo benissimo), non è che gli altri abbiano mostrato di poter sopperire a tale insipienza in fase offensiva. I centrocampisti di contenimento, già praticamente “inabili” a costruire gioco, quando tentano il tiro dalla distanza centrano sistematicamente le “raste” (“vasi”, per i non siculofoni) del balcone della signora Pina immancabilmente prospiciente il campo locale di turno (per esempio, vorremmo conoscere colui che ha convinto il modesto Rizzo a provare e riprovare la stoccata dai 20/25 metri, non possedendo alcuna tecnica di tiro). I trequartisti e le ali talora riescono a inserirsi, ma non hanno il gol nel sangue. A Francavilla Fontana, il Catania si è procurato due o tre occasioni nitide, ma prima Di Molfetta (a inizio partita, clamoroso il suo errore a tu per tu con Poluzzi, peraltro bravo a respingere) e poi lo sciagurato attaccante slavo hanno fallito il colpo del KO; una squadra con qualche ambizione non può permetterselo. L’ormai celeberrimo “Caso Barisic”, poi, appare emblematico. Evidentemente, mister Lucarelli “intravede” qualcosa di speciale in questo ragazzo sloveno che non indovina una palla a Catania dai tempi di Ducezio e della “Lega sicula”. Noi possiamo solo registrare come sia rimasto in campo per tutta la gara, come non abbia obiettivamente lesinato impegno e, altrettanto oggettivamente, come per l’ennesima volta non abbia azzeccato un passaggio che uno, con l’aggravante che a lui, inspiegabilmente, sia spesso stata affidata la costruzione del gioco offensivo. Cioè, sostanzialmente, al giocatore meno attrezzato tecnicamente viene demandato il compito di mandare in porta i compagni... Misteri del pallone che, comunque, passano in secondo piano, lo ripetiamo, rispetto alla constatazione, positiva, dell’impegno e la dedizione alla causa da parte di tutti, anche dei subentrati ipoteticamente sul piede di partenza. Altro dato confortante, l’aver sposato un assetto tattico, un modulo da “sostenere”, senza gli ondivaghi arzigogoli cui abbiamo assistito nelle ultime stagioni. Il 4-2-3-1 sembrerebbe “comandare” anche le scelte di mercato, portato avanti per la prima volta nella storia del Catania “lomonachiano” in stretta sinergia con l’allenatore. Non potendo schierare Mazzarani, oltre che i neoacquisti Vicente e Curcio, Lucarelli ha preferito Barisic a Sarno o Manneh (chissà mai perché ce lo domanderemo nei secoli dei secoli), ma per il resto ha confermato gli uomini che nell’ultimo scorcio di campionato e di Coppa avevano fatto discretamente bene, facendo comprendere come la strada sia ormai tracciata. Ciò fornisce continuità “psicologica” a un gruppo che, pur qualitativamente modesto, almeno non viene messo a dura prova da incertezze o mutamenti a ogni piè sospinto. Una “sicurezza” tattica che, a livello di solidità difensiva, sta producendo qualche risultato, visto che è la prima volta che il Catania non subisce reti in trasferta, seconda consecutiva se si considera il match di Catanzaro in Coppa Italia. Insomma, non perdere in trasferta, dove il Catania è quasi sempre naufragato in questa stagione, appare comunque un “aiutino” di certo gradito in una situazione delicatissima come quella attuale.

Al “Massimino” con il Potenza nel segno della continuità
Il Potenza è più forte del Catania. Lo dice la classifica, lo dice la gara d’andata, lo dice l’organico della società lucana. Potrà apparire duro da digerire per l’autostima del tifoso rossazzurro, ma è la pura e semplice realtà. Prenderne atto, tutti, è fondamentale. Malgrado gli uomini di Raffaele provengano da una sconfitta interna subita in extremis dalla Ternana, si presenteranno al “Massimino” da favoriti. Indipendentemente dagli sviluppi di mercato in entrata (potrebbe, per esempio, vestire a breve la casacca etnea il centrocampista reggino Salandria) o in uscita (sempre chiacchierati i vari Barisic, Curiale, Rizzo, etc.), il Catania dovrà approcciare questa partita con la stessa umiltà sciorinata a Francavilla Fontana, solo così si potrà pensare di continuare la mini striscia positiva intrapresa sotto la gestione Lucarelli. Se, poi, giungessero notizie confortanti dal versante più importante, quello societario, sarebbe anche meglio… Let’s go, Liotru, let’s go!