In...Defendi...bili!!!

Calil, prestazione gravemente insufficiente...

Calil, prestazione gravemente insufficiente... 

Max Licari sulla orripilante gara di Melfi. Uno dei punti più bassi della storia rossazzurra. Necessario un cambio di marcia...

Museo degli orrori
A Melfi si è toccato uno dei punti più bassi dell’intera storia del Catania. Il sesto pareggio in campionato (due vittorie e quattro sconfitte avrebbero portato gli stessi punti) si colloca nel “museo degli orrori” della “gallery” etnea “all times”. Non per il risultato, intendiamoci. Si poteva anche perdere, dato che a meno di 10’ dalla conclusione del match i rossazzurri erano in svantaggio di un gol. No, quello è importante, ma non è il nodo della questione. È la prestazione, l’approccio, il non-gioco che rendono quella in terra lucana una pagina nerissima, una macchia indelebile a futura memoria. Il Catania in trasferta non corre, non propone, non incide, nemmeno contro squadre modestissime e in campi muniti di sedie di plastica a fianco delle panchine… A Melfi, francamente, si è toccato il fondo, Non vincere contro l’ultima in classifica e in formazione rimaneggiata, sotto nel punteggio fino quasi alla fine della gara, rappresenta un qualcosa di inenarrabile, improponibile e inaccettabile per tutti i tifosi, soprattutto per coloro che si sobbarcano lunghissime trasferte in macchina o pullman, i quali, giustamente, alla fine non hanno gradito per niente. Il riscontro numerico di queste prime 9 partite parla chiaro: 12 punti. Un bottino insufficiente e inadeguato rispetto alle ambizioni dichiarate dal Catania e ribadite dall’ingaggio di un giocatore “fuori categoria” come Mazzarani non più tardi di qualche giorno fa. Non solo, i punti reali in classifica risultano 5 e i rossazzurri rimangono all’ultimo posto, in coabitazione con la stessa compagine allenata da Bitetto. Non va bene.

Senza gioco
Un punto fermo del calcio è che in campo vanno i giocatori e sono loro, in primis, a determinare i destini di una squadra. Verissimo. Ma il modo in cui questi giocatori vengono disposti sul terreno di gioco, spesso, risulta cruciale per il buon esito di un campionato. Cioè, se n Lega Pro hai a disposizione un organico come quello del Catania attuale, non puoi giocare come ad Andria, come a Reggio Calabria, come a Taranto, come a Melfi. Volutamente lascio fuori Matera, gara in cui i rossazzurri, pur pareggiando, hanno giocato malissimo, proprio per il valore della squadra avversaria. Ma allo “Jacovone” (campo in cui il Fondi ha passeggiato) o al “Valerio”, contro avversarie similari, per giunta in formazione rimaneggiatissima, non puoi giocare come NON ha fatto il Catania. Mai tre passaggi di fila, sempre sovrastati atleticamente, sovente inclini ai lanci lunghi, senza una parvenza di strategia di attacco sulle corsie laterali, costantemente lacunosi nei movimenti senza palla, privi di una punta centrale in grado di far salire i compagni una sola volta in tutta la partita: così non si può andare da nessuna parte. Il Catania, in trasferta, NON gioca da squadra consapevole dei propri mezzi, scesa in campo per vincere a tutti i costi. Sembra una squadra “vivacchiante” che si accontenta del punticino anche in campi parrocchiali. Quando giochi così, diviene pure “naturale” che becchi il gol nell’unica azione dell’avversario, rischiando di perdere. Qualcuno potrebbe anche pensare che te lo “meriti” proprio per l’atteggiamento che mostri. Non stiamo parlando di impressioni, di “una tantum”, di opinioni. Qui parliamo di fatti, di prestazioni, di partite, di errori standard, di risultati pessimi reiterati. Per questo, ribadisco un concetto espresso in tempi non sospetti: non mi pare che questa guida tecnica possa avere un saldo futuro "targato Elefante". La domanda che mi pongo è se non sarebbe il caso di pensarci per tempo, piuttosto che attendere il sopraggiungere dell’irreparabile. Dalle notizie che giungono da “casa Catania”, il futuro di Rigoli non sembrerebbe in discussione, ma l’andamento generale del team e gare come questa dovrebbero indurre a più di una riflessione, al fine di non giungere a dover correre ai ripari avendo perso tempo prezioso in direzione di una “riedificazione” che, comunque, non potrà prescindere dal mercato di gennaio, considerato che le lacune si stanno palesando con chiarezza, partita dopo partita.

Il tempo è finito
Partiamo da un dato di fatto: il Catania, in zona gol, si sta reggendo sui ragazzini: tre gol di Di Grazia nel derby, il gran pareggio del subentrato Barisic a Melfi. Non pervenuti i due centravanti Calil e Paolucci (anch’egli subentrato con scarsissimi risultati al “Valerio”), a tratti indisponente Russotto, il quale detiene il solo merito di aver azzeccato il cross del gol dell’attaccante sloveno, nell’ambito di una prestazione ampiamente insufficiente. Inspiegabilmente “dimenticato” Piscitella dalla gara di Reggio Calabria, dove era stato fra i migliori in campo, oltre che decisivo sotto porta. Come se l’allenatore del Chievo in Serie A trovasse un ragazzo promettente che ti fa un gol importante contro l’Inter e poi non lo facesse più giocare per tutto il campionato... Mah! Ebbene, questi “senatori” (aggiungiamoci Scoppa per altri motivi), gente su cui la società aveva tentato di edificare la squadra, non funzionano. Andranno in buona parte, se non tutti, sostituiti a gennaio da altri elementi più funzionali al progetto che, a quanto risulta, permane essere il tentativo di promozione attraverso i play-off. Non si spiegherebbe altrimenti l’arrivo di Mazzarani, in campo negli ultimi 20’ a Melfi e già decisivo nel “ripulire” la palla crossata da Russotto verso Barisic in occasione del pareggio rossazzurro. Il tempo di certi “attori non protagonisti” non più in sintonia con la piazza pare concluso definitivamente. In attesa, ci vogliono idee. E non mi sembra che quella di tenere in panca Barisic, da centravanti più pericoloso di Paolucci e Calil messi insieme, sia stata vincente. Come quella, mi si permetta, di non dare un turno di riposo a capitan Biagianti, finora senz’altro fra i migliori, tuttavia legittimamente un po’ stanco. L’unica mossa obbligata di Rigoli, la sostituzione di Parisi con Nava, conferma ancora una volta la poca incisività dell’ex Cittadella. Non convince, insomma. Suo l’errore (in combutta con Drausio) in occasione della rete di Defendi a inizio ripresa. Un esterno basso, almeno, andrà integrato a gennaio, considerati i purtroppo ricorrenti problemi fisici di Parisi e la mancanza di un’alternativa a Djordjevic (se non adattando Bastrini) sulla corsia difensiva mancina. Le idee di cui sopra, ribadisco, deve tirarle fuori Rigoli, “salvato” (ma il pareggio equivale in ogni caso a una sconfitta, attenzione) dalla prodezza di Barisic. L’impressione è che il centrocampo così composto sia buono in interdizione, un po’ carente in qualità, ma viste le prestazioni di Scoppa o di Silva, sarà necessario attendere il rientro di Fornito. Con il ragazzo calabro e Mazzarani dietro Di Grazia e Barisic, nell’ambito di un 4-3-1-2, magari a gennaio si potrebbe arrivare discretamente. Ma tutto sta in Rigoli: saprà fare le scelte giuste e, soprattutto, sarà seguito dai giocatori? I dubbi, forti e legittimi, permangono tutti.

Lecce, riscatto oppure…
Lo scopriremo subito. Il calendario metterà di fronte domenica prossima al “Massimino” il capolista Lecce e gli uomini di Rigoli. Una gara difficilissima che, se giocata come a Melfi, porterà alla disfatta e a momenti insostenibili per la guida tecnica. Vedremo se la stessa ha un seguito fra i giocatori e se riuscirà, come non ha fatto a Melfi, a mettere in campo una formazione vincente. Mi auguro, lo dico subito, di vedere in campo dal primo minuto Mazzarani e ragazzi che corrono, in modo da non avere rimpianti. Di ectoplasmi la piazza catanese, dopo tre anni di proclami e supposte epifanie, ne ha fin sopra i capelli… Let’s go, Liotru, let’s go!!!