Il Catania non passa, la classifica piange.

La panchina di Marcolin scotta, torna di moda Sannino

La panchina di Marcolin scotta, torna di moda Sannino 

Carlo Copani sul pareggio di modena. Gli etnei rimangono invischiati nella zona rossa e la panchina di Marcolin adesso traballa.

Non parlatemi di bicchiere mezzo pieno. Avrebbe davvero poco senso e si rischierebbe di giustificare tutto, persino la terz'ultima posizione in classifica attualmente occupata.
La verità è che il Catania non riesce più a vincere. E getta al vento una ghiotta occasione contro un Modena organizzato sì, ma non irresistibile, in formazione rimaneggiata ed in inferiorità numerica negli ultimi dieci minuti di gara. Una occasione sprecata, perché di tempo adesso ne è rimasto davvero poco e le altre non stanno di certo ad aspettare i rossazzurri,
La gara di Modena ha evidenziato tutti i limiti dell'undici rossazzurro. Limiti caratteriali, prima che tecnici, che avvolgono il Catania formato trasferta da troppo tempo e che ne dimezzano le potenzialità. Che sono grandi, ben inteso, ma che rimangono bloccate e trovano espressività quasi esclusivamente attraverso le giocate dei singoli. Al Catania, diciamola per bene, oggi manca la cattiveria agonistica tipica delle squadre che lottano per la salvaguardia della categoria, quel cinismo che ti consente di avere la meglio sull'avversario anche quando giochi peggio o alla pari. Quella malizia necessaria a racimolare quei fondamentali, dannatissimi, punti salvezza. Al Catania, oggi, manca anche un identità di gioco definita. E si ha la sensazione che i rossazzurri debbano sudare sette camicie per arrivare al tiro. Non quello episodico, ma quello costruito al termine di una azione corale che coinvolga il collettivo, attraverso movimenti con e senza palla.
Il Modena, di contro, ha giocato alla sua maniera. Buona solidità difensiva (i canarini rimangono la squadra meno battuta della cadetteria tra le mura amiche con sole sette reti al passivo) e gioco impostato lungo le corsie laterali. Ed il fatto che Fedato, nemmeno preso in considerazione nel confuso finale della scorsa stagione a Catania, sia stato tra gli elementi più pericolosi del Modena, basta per dare la giusta dimensione dei valori tecnici in campo.
Ne viene fuori uno scialbo zero a zero, giusto risultato tra due compagini che hanno badato prima a non prenderle e che si sono equivalse per espressione di gioco ed occasioni da rete. Al palo centrato dal limite dell'area di rigore etnea da Garritano, ha risposto la clamorosa traversa di Rossetti, colpita a pochi metri dalla linea di porta. Una questione di centimetri in entrambi i casi che avrebbe potuto decidere le sorti un incontro che ha vissuto quasi esclusivamente di fiammate.
Con le mediane affollate, in vetrina vanno le corsie laterali, da una parte e dall'altra. Ed il gioco del Catania, forte adesso di due esterni di grande movimento, si riassume proprio lì.
Il nuovo modello tattico voluto dal tecnico Marcolin esalta le doti di velocità e tecnica di Mazzotta - ancora una volta migliore in campo tra le fila rossazzurre - che è riuscito in poche settimane ad avere la completa fiducia da parte dei compagni di squadra e a proporsi come nuovo assist man. Lungo la corsia opposta, Del Prete, ancora non al meglio della condizione ed uscito anzitempo per delle noie muscolari alla coscia destra, assicura una buona interpretazione delle due fasi di gioco. Meno esplosivo del compagno, ma tatticamente disciplinato ed assai grintoso, contro il Modena ha dovuto dedicarsi maggiormente a compiti di copertura giacché gli avversari battevano principalmente dal suo lato sull'asse Rubin-Fedato.
Nel soporifero pareggio di Modena brilla ancora la stella Rossetti. Il diciannovenne attaccante rossazzurro ha grinta e personalità da vendere, una buona tecnica individuale e fa della corsa e scatto nel breve le armi migliori. Il Catania sa di poter contare anche su di lui per il futuro ed ha l'obbligo di valorizzarlo per giustificare la bontà del progetto Torre del Grifo e per consolidare il patrimonio interno.

La panca che scotta

La panchina di Marcolin è salva, ma continua a scottare. E torna di moda il nome di Giuseppe Sannino, che non aveva fatto benissimo a Catania ma che non potrebbe fare oggi peggio di Marcolin (dieci punti sui ventisette disponibili) con un organico adesso nuovo di zecca e senza Ventrone, al quale il tecnico di Ottaviano non le mandò a dire.
Scotta, la panca di Marcolin. Il suo Catania non è mai decollato, non ha mai pienamente convinto. Nemmeno nel quattro a zero rifilato alla Pro Vercelli o nella successiva vittoria contro il Perugia. Perché mancava di una espressione di gioco lineare ed organizzata, frutto di una idea di collettivo anziché delle estemporanee giocate dei suoi giocatori più rappresentativi, capaci da soli, in cadetteria, di cambiare le sorti di un incontro. Il suo Catania non ha mai dato l'impressione di giocare alla morte, con la rabbia di chi cerca un pronto riscatto. Anzi, il suo Catania, è sistematicamente crollato psicologicamente - prima che atleticamente - alle prime difficoltà che le gare di volta in volta riservavano. Una condizione mentale pericolosa che solo un tecnico dalla grande esperienza è in grado di gestire.
Sotto la sua gestione (undici reti realizzate a fronte delle dieci subite) migliora la tenuta difensiva ed il fattore disciplinare (diminuisce sensibilmente il numero di ammonizioni e non si contano espulsi) ma rimane pressoché inalterata la posizione in classifica. Anzi, peggiora, considerato che mancano ormai dodici gare al termine della stagione.
Della gara di Modena, si potrebbe discutere sui mancati inserimenti di Odjer e Parisi, rispettivamente per Rinaudo e Del Prete, ma rischieremmo di cadere in inutili sofismi che non hanno prova di riscontro e che poco inciderebbero valutazione di merito.
Marcolin, adesso, ha altre grane da risolvere. Racimolare quanto prima i punti necessari alla salvezza lavorando sull'aspetto caratteriale e su alcuni temi tattici. A cominciare dal caso Sciaudone. Il talentuoso centrocampista centrale, tra gli elementi più tecnici attualmente in forza ai rossazzurri, conobbe il periodo calcisticamente più felice a Bari sulle zolle centrali del terreno di gioco, spesso impiegato in posizione di trequartista. Il nuovo scacchiere tattico studiato da Marcolin è assai, soprattutto in trasferta, dove si rende necessaria una maggiore densità a centrocampo, ma evidenzia l'insofferenza di Sciaudone, costretto a giocare in un ruolo a lui non congeniale che ne limita le potenzialità.
Il secondo tema tattico sul quale l'allenatore etneo è chiamato a riflettere e porre rimedio è l'assenza di un vero playmaker basso. Rinaudo a ridosso della linea difensiva offre garanzie in copertura e grinta, ma non sembra essere tagliato per i compiti di organizzazione della manovra che il nuovo modulo impone. Costringere Rosina a ripiegare in mediana alla ricerca di palloni giocabili significa perdere pericolosità sulla trequarti ed obbligare il giocatore a percorrere molti metri di campo in più di quanto naturalmente dovrebbe.


La corsa salvezza

Il pari di Modena consente al Catania di agguantare la terz'ultima posizione della graduatoria, in piena zona retrocessione, a quattro lunghezze dalla salvezza. La cui corsa, passa soprattutto attraverso le gare contro le quattro squadre che attualmente occupano le posizioni in classifica immediatamente al di sopra dei rossazzurri, che daranno battaglia al Massimino (Cittadella e Trapani) e in trasferta (Latina e Brescia).
Ipotizzando una quota trasferta che ragionevolmente dovrebbe attestarsi intorno i quarantacinque punti, al Catania mancano ancora quattordici tasselli. A conti fatti, metà dei punti conquistati dall'inizio di questa stagione dopo trenta gare disputate. Di incontri da giocare, adesso però ne rimangono solamente dodici e gli etnei sono chiamati ad una impennata di coda, giocando dodici finali senza timori reverenziali di sorta. Che non è roba per noi.

L'invito al Presidente

I gruppi organizzati della Curva Nord, stasera (Piazza Spedini, ore 21) torneranno a riunirsi per fare sentire la propria voce, quella sportiva ed accorata, ad una intera città. Un cammino, quello che porta alla salvezza, tortuoso e tutto in salita, che i tifosi vogliono percorre assieme al Presidente Pulvirenti, invitato pubblicamente all'incontro. Un chiaro segnale di apertura e rinnovata fiducia, più che condiviso da chi scrive, che si rende adesso necessario nella lotta al mantenimento della categoria. Che passa anche e soprattuto attraverso un clima disteso ma con degli obiettivi da perseguire con determinazione. E con la riapertura dei cancelli di Torre del Grifo.