'Gra...nullo'!!!

Rossazzurri a capo chino al

Rossazzurri a capo chino al "Granillo"... 

Max Licari sulla disfatta del "Granillo". Atteggiamento sbagliato, prestazione inesistente, sceneggiate da condannare.

Un disastro che non può stupire
Una squadra che ha la possibilità di mettere pressione a Trapani e Juve Stabia e propone una prestazione del genere non può non destare enormi preoccupazioni in chiave playoff. Quella di Reggio Calabria, al cospetto di un opponente sicuramente attrezzato ma reduce da un periodo negativo (non vinceva da Febbraio con il Siracusa) e con il tecnico in bilico, è un disastro totale, una figuraccia epocale che deve essere analizzata a fondo, sebbene i contenuti della stessa siano purtroppo abbastanza noti ai tifosi del Catania. Giocatori in grave difficoltà fisica e letteralmente subissati dal pressing avversario, aspetto caratteriale “sottozero” (ed è questo il problema più grave, considerato come la “cura Novellino” si stia essenzialmente basando su interventi mirati proprio a migliorare tale carenza), qualità tecnica approssimativa soprattutto a centrocampo dove, asfissiato il lento Lodi, gli altri interpreti latitano in tal senso (una lacuna strutturale cui non si è rimediato a gennaio), attacco isolato, immalinconito e anche in cattiva giornata. Un mix letale che ha consegnato fin dal primo minuto il pallino del gioco all’undici amaranto, apparso rivitalizzato e fin troppo “pimpante” rispetto al “vuoto pneumatico” registrato fino a una settimana prima (basta andare a rileggere i commenti alle gare fin qui disputate dalla Reggina di Drago) per non far pensare a un concreto e fattivo contributo di una compagine rossazzurra inesistente sotto tutti i profili. Avevamo sottolineato come non fosse il caso di esaltarsi troppo dopo le due vittorie consecutive contro Catanzaro e Juve Stabia e, adesso, ribadiamo il concetto contrario: vietato deprimersi, vietato pensare che due giorni prima siano tutti fuoriclasse e oggi tutti brocchi. D’altro canto, non analizzare in modo lucido e scevro da pregiudizi la debacle di Reggio Calabria sarebbe deleterio per un motivo ormai fin troppo chiaro: la ripetitività. Una volta no, due pure, tre anche, quattro forse, ma sette, ripetiamo SETTE, è un numero sufficiente per trarre conclusioni che abbiano una certa probabilità di approssimarsi alla realtà dei fatti. Troppe volte questi giocatori, e sottolineiamo “giocatori”, non solo durante questa stagione, ma generalmente nel corso degli ultimi due campionati, hanno letteralmente affossato le rinate illusioni dei supporters con esibizioni a dir poco sconcertanti nei momenti topici e, puntualmente, ciò si è ripresentato al “Granillo”. Evidentemente, manca più di qualcosa in grado di consentire a questo Catania il salto di qualità definitivo. E questo “più di qualcosa” non si compra al supermercato. O lo hai oppure non puoi inventartelo. Per tali motivi, dopo aver per l’ennesima volta rivolto i cuori verso una rinvigorita speranza, unicamente fondata (e vogliamo ribadirlo a chiare lettere) sulla nuova guida tecnica, un profilo di grande esperienza che a livello di impatto caratteriale non può ricevere lezioni da chicchessia, dobbiamo giocoforza rifarci a valutazioni altamente negative, condite da forti perplessità in merito al prosieguo del percorso verso gli spareggi e, ancor più, ai playoff stessi, in occasione dei quali esibizioni (e risultati) come quelle di Reggio Calabria troncherebbero fin sul nascere ogni velleità di promozione. L’auspicio è che possa essersi trattato di un incidente di percorso, ma l’essenziale coincidenza tra questa prestazione e quelle di Potenza, di Bisceglie, di Siracusa o Viterbo, non depone troppo a favore di tale interpretazione. Del resto, pensare che una squadra “capace” di subire sette sconfitte complessive possa avere chance di vincere il campionato, seppur un torneo così povero tecnicamente come quello attuale, sarebbe pura utopia. Il Catania costruito da questa società merita l’attuale posizione di classifica, così come Trapani e Juve Stabia (entrambe allenate benissimo in relazione agli organici disponibili, checché ne possa pensare lo stesso A.D. Lo Monaco, viceversa costretto a cambiare il tecnico) meritano la propria. E la stessa Reggina ha meritato la larga vittoria; anzi, avrebbe potuto anche chiudere con un margine di reti ancor più corposo. E non si può certo dire che abbia indovinato tutto Drago e sbagliato tutto Novellino, perché l’allenatore rossazzurro è lo stesso delle ultime vittoriose gare e, fra l’altro, ha giustamente riproposto il medesimo modulo e la medesima formazione, al netto dell’indisponibilità (comunque pesante) di capitan Biagianti. Forse il tecnico irpino avrebbe potuto cambiare schema e qualche giocatore (Baraye e Bucolo, per esempio), sistemandosi a quattro dietro, già a inizio ripresa prima di prendere il gol del raddoppio, ma la sensazione è che si sarebbe incorsi nell'umiliazione in egual modo. La sconfitta, come già ampiamente rimarcato, è dunque tutta dei giocatori, che non si sono dimostrati all’altezza nemmeno sotto il profilo dell’educazione sportiva. Francamente imbarazzante l’uscita dal campo dell’inconcludente Marotta, fra improperi e gestacci verso il proprio allenatore. Ne registriamo, ovviamente, l'assunzione di responsabilità nel postpartita (anche se non comprendiamo cosa significhi quel "non voler fare scuse pubbliche a nessuno"), ma l’immagine della società ne esce a pezzi. Ci aspettiamo non solo una presa di posizione netta (magari una multa) da parte dei dirigenti etnei, ma anche un segnale forte al gruppo, perché atteggiamenti del genere, che presuppongono una situazione di spogliatoio non certo ottimale (che ha pagato anche Sottil), rischiano di minare dalle fondamenta la fiducia non solo all’interno dello stesso ma pure all’esterno, in specie quella della tifoseria verso la squadra. Un turno di stop per l’attaccante campano ci parrebbe il minimo, sebbene l’espulsione nel finale di Curiale (a nostro parere eccessiva) metta in difficoltà Novellino. Tuttavia, certe volte è necessario andare oltre rispetto a valutazioni di campo, giacché l’esempio, in prospettiva, conta molto di più.

Tatticamente male, tecnicamente peggio, atleticamente non pervenuti, caratterialmente imbarazzanti
Si è compreso fin dal primo passaggio come non fosse giornata per il Catania. Il 4-3-1-2 di Drago, con Bellomo alle spalle dei mobili Doumbia e Strambelli, ha letteralmente mandato in tilt i meccanismi rossazzurri, soprattutto in virtù di una predisposizione atletica e mentale insufficiente e di un centrocampo troppo lento e carente sotto il profilo tecnico, non aiutato dalla cattiva giornata dei due esterni Calapai e Baraye e dalla troppa distanza rispetto alla porta avversaria dei due attaccanti Di Piazza e Marotta, peraltro ben francobollati da Gasparetto (fra i migliori in campo) e Conson. Questa volta, pur rimanendo bassi e pronti alla ripartenza, gli etnei non sono mai riusciti ad allungare la squadra e, talora, a mantenere alto il pressing sulle fonti di gioco reggine, lasciate indisturbate (in specie il regista De Falco) di giostrare a piacimento il pallone verso Bellomo, la cui posizione dietro le linee di mediana ha subito messo in difficoltà sia la coppia Rizzo-Bucolo, sia i due centrali difensivi (anch’essi in pessima giornata) oppure verso i due attaccanti larghi ma pronti ad accentrarsi in imbucata. Così, è nato il precoce gol (13’) di Strambelli (che quando vede il rossazzurro sembra rinvigorirsi), servito dalla destra da Doumbia; una segnatura che ha indirizzato il match e fatto comprendere come il Catania non riuscisse a rispondere nemmeno a livello mentale. Da registrare, infatti, in tutta la partita solo un’occasione di Bucolo (16’), che da buona posizione ha impegnato Confente in una non difficile parata e un paio di mischioni in area non risolti positivamente da Aya sempre nei primi 25’. Dopo, il nulla. Di contro, gli amaranto hanno continuato sempre a impensierire Pisseri con lo scatenato Strambelli. Certo, il fatto che la Reggina abbia raddoppiato su giusto rigore trasformato da Bellomo al primo minuto della ripresa ha favorito la tattica di Drago, ma si può dire che la partita non sia mai stata in bilico. Nell’occasione, ingenuo Silvestri ad atterrare in area Doumbia e anche fortunato a non beccare il sacrosanto secondo “giallo” che ne avrebbe concluso la gara con 45’ d’anticipo. Da quel momento in poi solo accademia per la Reggina, capace di triplicare con il medesimo attaccante ex potentino al 56’ (splendido il suo sinistro a giro proprio nel “sette”), malgrado Novellino tentassse di rimescolare le carte inserendo Sarno per Baraye, passando al 4-3-3 e gettando successivamente nella mischia i vari Curiale, Llama, Carriero e Valeau. Un pomeriggio da ricordare per Strambelli e per i 9.000 sostenitori amaranto e da dimenticare in fretta per giocatori e tifosi rossazzurri, in specie i 300 recatisi con grandi aspettative al “Granillo”, nella speranza di assistere a una prova di maturità da parte della truppa etnea. Per adesso, tutti rimandati, con l’auspicio che non si debba assistere all’ennesima bocciatura a fine torneo.

Un riposo che giunge a fagiolo, in attesa del recupero con la Viterbese
Si poteva approfittare del riposo del Trapani, in attesa del posticipo di lunedì sera tra Juve Stabia e Rieti. Si poteva… Invece, si deve registrare l’avvicinamento al terzo posto del Catanzaro, vittorioso sulla Sicula Leonzio e potenzialmente a pari punti con il Catania, avendo disputato un match in meno. Tuttavia, piangersi addosso sarebbe assai pericoloso; necessario, di contro, riflettere bene in settimana sulla disfatta del “Granillo”, prendere le necessarie contromisure anche sotto il profilo disciplinare e proiettarsi verso il recupero di mercoledì 3 aprile contro la Viterbese al “Massimino”, approfittando del turno di riposo di domenica prossima per ricaricare le pile, una partita importantissima in prospettiva posizionamento playoff. Non disuniamoci!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!