Gari...Baldini!

Baldini, buona la

Baldini, buona la "prima"... 

Max Licari sul netto successo al cospetto dell'Avellino. Bene il 4-3-3 di Baldini, ottimi Russotto, Dall'Oglio e Manneh.

Russotto “ricarica” il Catania
Dal peggior Catania stagionale al migliore in tre giorni. È mai possibile? La risposta non può che essere unica: evidentemente, non vi erano più i presupposti per continuare il "progetto Raffaele". Non si potrebbe spiegare in modo diverso la prestazione dei rossazzurri al cospetto della squadra più in forma del campionato, seconda in classifica e proveniente da 14 risultati utili consecutivi. Undici leoni (+cinque) in campo, tutti all’unisono a pressare e a correre dal primo al 95’ anche nell’area avversaria, serie di 7/8 passaggi di fila, cosa che fino a ieri sembrava fantascienza ipergalattica, insospettata qualità sulla trequarti e sulle corsie laterali, diverse occasioni da rete e tre gol. Un improvviso inno all'Abbondanza, giusto nella gara in cui si era nettamente sfavoriti dal pronostico! Attenzione, però. Sarebbe riduttivo, malgrado la tentazione emerga prepotente, spiegare il tutto con il nuovo modulo utilizzato da Baldini, da più parti invocato e mai tradotto sul terreno da gioco dall’ex tecnico etneo. È vero, il 4-3-3 ha funzionato, finalmente alcuni giocatori si sono ritrovati nella posizione giusta al momento giusto, ma pensare che tutto possa ricondursi a una questione tattica sarebbe ingenuo. Qualcosa nella testa dei giocatori si era inceppato e ciò influiva anche sulle gambe, altrimenti non si spiegherebbero partite come quella interna con il Teramo o l’orrore di Torre del Greco, al cospetto della squadra meno attrezzata di tutti e tre i gironi della C. Se, da un lato, mister Raffaele era convinto che non si potesse fare il 4-3-3 con questo organico, dall'altro, la netta vittoria ottenuta da Izco e soci contro l’Avellino smentisce in prima battuta tale assunto. Probabilmente, l’allenatore di Barcellona Pozzo di Gotto aveva ragione "idealmente" in merito alle caratteristiche dei difensori rimasti disponibili (Claiton, Giosa e Sales), apparsi realmente non adatti a livello dinamico a giocare a quattro, ma per il resto… Per il resto, esattamente il contrario. Vedere Calapai e Pinto rinascere nel ruolo di terzini puri; vedere lo sbertucciato Izco riprendersi i galloni di mediano titolare e combattere in mezzo con antico ardore; vedere Maldonado distribuire il gioco con "quella" qualità, al di là del comunque importante errore commesso in occasione del rigore concesso al 46’ ai biancoverdi; vedere Dall’Oglio giganteggiare fisicamente in mediana, sradicando palloni e portandoli avanti con vigoria (come nel caso del raddoppio di Russotto); vedere lo stesso Russotto giocare nel suo ruolo di esterno offensivo e realizzare una doppietta fondamentale; vedere Manneh entrare nel suo ruolo naturale di esterno sinistro d’attacco e fare la differenza contro avversari di livello; ecco, "questo" è un vedere “diverso” che potrebbe far mutare in meglio, sebbene tardivamente, la stagione del Catania. Non sono considerazioni peregrine, perché il nuovo modo di stare in campo potrebbe consentire di recuperare alla causa giocatori “dati per persi”. Certo, nessuna esaltazione. Prima di certificare una eventuale “svolta”, si dovranno verificare ulteriori riprove. Abbiamo, purtroppo, nel recente passato dovuto amaramente registrare sulla nostra pelle inizi folgoranti di nuovi allenatori (Novellino docet) e poi tracolli ancor più rovinosi. Quindi, “muti e pipa”, accettiamo quel che viene e continuiamo a lavorare sodo sulla nuova veste tattica, in modo da perfezionarla sempre di più. Magari, per esempio, con un Tonucci (in attesa del rientro di Silvestri), la difesa a quattro potrebbe risultare più solida. In ogni caso, questi tre punti costituiscono puro ossigeno per la classifica del Catania che si porta a un punto dal Foggia sesto e a tre dalla Juve Stabia, rimasta al quinto posto dopo la vittoria serale nel derby di Pagani. Che sia una vera "ripartenza"?

Nel segno di Baldini
Lo si sapeva che il marchio del tecnico ex trapanese fosse il 4-3-3 e la squadra messa in campo alla sua prima al “Massimino” non ha costituito una sorpresa tattica. Semmai, sorprendenti si sono rivelate alcune sue scelte tecniche, come Martinez in porta al posto di Confente o la coppia di centrali “stagionata” costituita da Claiton e Giosa oppure capitan Izco dal primo minuto nel suo classico ruolo di mezzala di contenimento nel centrocampo a tre. Eppure, fin dal primo minuto, contro il solido 3-5-2 di Braglia (pur privo di alcune pedine importanti per via del Covid-19, in primis i centrocampisti De Francesco e Carriero, un ex), si è visto un Catania compatto, “alto”, arrembante in pressing e disposto al fraseggio sulla trequarti, grazie alle giocate di Russotto e Piccolo, ben supportati dalla regia lucida di Maldonado (finalmente responsabilizzato e tenuto in campo anche a seguito di un clamoroso "abbaglio") e dalla verve di un Dall’Oglio straripante. Subissati D’Angelo e Aloi in mediana, impegnati i centrali difensivi con un Sarao davvero tosto sotto il profilo fisico, il "nuovo" Catania è risuscito a sfondare sulle corsie laterali dove i già citati Russotto e Piccolo, supportati da Calapai e Pinto hanno costretto l’ex Ciancio e il temuto Tito a rimanere bassi e subire le incursioni dei dirimpettai. Ovviamente, quando determinate imprese “devono” realizzarsi, un pizzico di fortuna (assai nemica al Catania ultimamente) ci vuole. E il calcio di punizione di Russotto dai 25 metri deviato da un difensore irpino all’interno della propria porta già al 2’ può essere considerato il ”delitto perfetto” in tal senso. Tuttavia, nessun dubbio: il Catania ha meritato fin dal primo secondo di gara il vantaggio, poi mantenuto con un atteggiamento sempre propositivo, tale da riservare pochi spazi alle manovre dell’Avellino, ribadito da un raddoppio giunto al termine di una delle più belle azioni viste al “Massimino” negli ultimi tempi: "break" fisico di Dall’Oglio, palla consegnata a Russotto, appoggio a destra verso Piccolo, prezioso assist centrale allo stesso Russotto che, da centro area, piazza di piatto destro all’angolino. Una sinfonia. Doppietta meritatissima per il numero 7 etneo, sempre più al centro del progetto e, di certo, facilitato dal nuovo assetto tattico. considerazione, questa, da allargare anche al rivitalizzato Dall’Oglio: messo nel suo ruolo di mezzala assaltatrice e “depotenziato” di compiti e responsabilità in termini di impostazione a lui non congeniali, l’ex bresciano è sembrato un altro giocatore, portando a termine una prestazione maiuscola. L’unica iattura da scongiurare poteva essere rappresentata da un episodio negativo capace di rivitalizzare un Avellino fin lì annichilito. Purtroppo, ciò si è materializzato a fine prima frazione, in virtù di un grave errore in disimpegno in piena area di rigore rossazzurra compiuto da Maldonado, peraltro uno dei più positivi fino alla sostituzione poi avvenuta nella ripresa al 67’. Il rigore, generato dal successivo intervento di Martinez su Santaniello e trasformato da D’Angelo, punisce oltremisura un Catania senz'altro meritevole di rientrare negli spogliatoi con il doppio vantaggio. Eppure, chi si aspettava un netto calo fisico da parte degli etnei nella ripresa è rimasto deluso, in netta controtendenza rispetto alle terribili esibizioni dell’ultimo periodo. Il secondo tempo, del resto, viene approcciato dall'undici di Baldini in pressing alto come durante il primo, con chiara volontà di proporsi in avanti e non chiudersi meramente dietro a difesa dello striminzito gollettino di vantaggio. I cambi di Braglia, intesi a ravvivare un centrocampo spento (dentro Rizzo, l’ex Baraye e Rocchi) forniscono maggior verve agli ospiti che, in ogni caso, tentano di rendersi pericolosi in avanti, tanto che Martinez deve impegnarsi al 78’ su una botta da centro area di D’Angelo e nel finale il subentrato Sales (entrato in campo davvero male sotto il profilo dell’approccio mentale) per poco non combina il patatrac perdendo una palla sanguinosa sulla propria trequarti non finalizzata dall'ex Maniero, subentrato nel finale e dimostratosi attaccante di altra categoria. Tuttavia, il Catania non dà mai l’impressione di andare in apnea come altre volte e, in specie grazie agli innesti di Welbeck per Izco e Manneh per lo stanco Russotto, si rende spesso pericoloso in ripartenza. In tal direzione, molto buono il lavoro di Sarao come punto di riferimento centrale in avanti, bravo il nuovo tecnico etneo a tenerlo in campo fino al 90’. Molto bene anche il giovane gambiano, che dimostra di essere maturato fisicamente e assai migliorato tecnicamente; ottimi alcuni suoi dribbling al limite dell’area non sfruttati dai compagni e perfetto lo scaltro inserimento in area che costringe al 95’, in un momento di grande sofferenza per il Catania, un difensore campano a un netto fallo da rigore. Dopo tanti “buchi”, ecco di nuovo Sarao a presentarsi dal dischetto e trasformare per il definitivo e meritatissimo 3-1 finale. Un’altra maledizione viene sfatata!

A Cava per confermarsi
Vero, si andrà a giocare in casa del fanalino di coda Cavese, reduce dall'ennesima sconfitta in extremis a Caserta e atteso dal recupero infrasettimanale interno contro il Catanzaro, ma ricordiamo quanto accaduto a Torre del Greco. Inoltre, a parere di chi scrive, la formazione metelliana non è certamente inferiore ai corallini di mister Caneo e, pertanto, ci sarà da soffrire, come sempre in Serie C e in campi del genere. Sarà importante l’atteggiamento: dovrà essere il medesimo, propositivo, consapevole di dover fare la partita in nome di una superiorità tecnica evidente. Non più quelle comparsate da 0-0 viste a Pagani, a Vibo o nel primo tempo del “Liguori”. Basta. Basta. Speriamo che veramente si sia cambiato registro… Let’s go, Liotru, Let’s go!!!