Fondi paralleli

Gran gol, ma esultanza effimera...

Gran gol, ma esultanza effimera... 

Max Licari sul deludente pareggio tra Catania e Fondi. 20' non bastano; poi, confusione. Necessario cambiare rotta. Presto.

La spia comincia a lampeggiare con sempre maggiore intermittenza…
Spero proprio di sbagliarmi. Anzi, lo desidero ardentemente. Tuttavia, la mia impressione è che quella attuale sia strada che difficilmente possa “spuntare”. E non lo dico perché si è pareggiato al “Massimino” con il Fondi, squadra di cui ignoravo l’esistenza fino a questa ennesima stagione di Lega Pro. Non lo affermo perché il Catania, in questo inizio di campionato, ha racimolato 7 punti in 6 gare, delle quali 3 in trasferta e 3 interne, trend più o meno simile a quello tenuto nel girone di ritorno della scorsa annata agonistica; andamento che può, al massimo, consentirti una risicata salvezza. Non lo asserisco perché quattro delle sei compagini incontrate si chiamano Andria, Reggina, Akragas e Fondi. Non lo esterno perché in due fondamentali gare casalinghe consecutive, contro avversari di medio-basso livello, si è conquistato un misero punticino. Non lo estrinseco perché in 6 partite un attacco ipoteticamente “importante” per la categoria ha siglato 5 gol, meno di uno ogni 90’, rimanendo a secco in metà dei match disputati. Non lo proclamo perché, dopo appena 6 partite, i rossazzurri si ritrovano, complice la penalizzazione, a distanza siderale da quelle che erano state indicate come le principali antagoniste. Di calcio ne abbiamo visto e tutto ci può stare. Il (forte) dubbio mi sopraggiunge considerando il (non) gioco del Catania. Si tratta, al momento, di una squadra che non ha una propria fisionomia, spesso troppo “bassa” sul campo, incline a eccessiva fatica nella gestione del possesso palla, spesso speranzosa in improbabili lanci lunghi dalle retrovie. Una squadra, inoltre, che si concede amnesie letali in difesa, sbaglia parecchio in transizione, mostra scarsa lucidità sotto porta e, soprattutto, non possiede l’intensità giusta per la categoria. Quando hai in campo tre o quattro giocatori che, ovviamente non per scarso impegno (quello lo profondono a piene mani tutti, nessuno escluso), non riescono a sostenere i ritmi abituali di contendenti che possiedono praticamente solo tale arma o poco più, non puoi non andare in difficoltà. In aggiunta, purtroppo, le direzioni arbitrali (anche con il Fondi, sostanzialmente, l’arbitraggio del signor Camplone di Pescara risulta penalizzante nei confronti del Catania, sia nell’assegnazione dei falli, sia nella gestione dei cartellini, con in più il solito netto rigore negato, nell’occasione a Russotto) ci dicono che, a oggi, al Catania si ha la tendenza a far pagare anche ciò che non esiste più. Una volta si tremava dalle parti di Cibali, adesso pare addirittura che gli etnei giochino in trasferta, considerata la protervia in negativo dei “fischietti” e dei collaboratori di linea (quanto accaduto con l’Akragas è da “guinness dei primati”, compreso l’annullamento di un gol regolarissimo quasi impossibile da non giudicare correttamente). Sappiamo che non sono fenomeni, lo sapevamo anche prima. Ma, quando si è scarsi, lo si è in maniera bidirezionale, non unilaterale…Però, indulgere al vittimismo non porterebbe da nessuna parte. Necessario guardare la realtà così come ci si prospetta. Al di là delle giuste dichiarazioni di prammatica, la storia di Pietro Lo Monaco ci racconta di un dirigente tempestivo nel prendere le decisioni più consone nel momento in cui ci si accorge che un determinato percorso non procede secondo le strategie programmaticamente articolate. Per tali ragioni, sono arciconvinto che non potrà accadere quanto successo durante la scorsa stagione.

20’ e stop
Non penso che, oggi, il Catania possa permettersi contemporaneamente in campo Scoppa, Calil e Paolucci. Lo dico con il massimo rispetto per i giocatori, che in carriera hanno fatto bene in categorie superiori, ma che al momento, tutti insieme, non garantiscono una dose di cattiveria, dinamismo ed efficacia confacente alla categoria. Proprio per questo, le scelte di Rigoli non si rivelano vincenti. Abbiamo constatato come finora i migliori risultati in termini di rendimento siano stati offerti da ragazzi affamati e grintosi come Di Grazia, Nava (ma non in questa partita), Fornito (autore di una splendida rete e poi uscito per un infortunio che speriamo non sia grave, giacché si rivelerebbe una vera e propria iattura per il Catania), oppure da giocatori di esperienza già rodati per la categoria (quelle poche volte che è stato impiegato, Di Cecco, capitan Biagianti, Bastrini, Bergamelli). La strada è quella, un giusto mix tra fame ed esperienza. Imbottire la squadra di elementi compassati in non ottime condizioni di forma non consente, a mio avviso, la costruzione di una fisionomia di squadra in prospettiva adatta alla tipologia di campionato. Anche contro i laziali di mister Pochesci, nove onesti pedatori di periferia più l’ex Calderini e il bravo Tiscione, il tecnico rossazzurro ha scelto di proseguire su una strada che non aveva prodotto frutti. Vero, ha cercato la continuità, schierando, a parte Nava al posto di Parisi, lo stesso undici di domenica sera, ma ha riproposto gli stessi equivoci, cercando di fornire in corsa le medesime, inefficaci, risposte. Sostanzialmente, dopo una ventina di minuti buoni, conditi da una traversa scheggiata da Paolucci e dal gran gol di Fornito da fuori area, il Catania è tornato a ruminare calcio “antico”, abbassando il baricentro e concedendo campo al Fondi, che ha preso in mano il pallino del gioco, magari concedendo qualcosa (una traversa ancora scheggiata da Bastrini al 36’), ma spesso proponendosi con pericolosità nella trequarti avversaria. Per questo, nessuno si è stupito del pareggio al 40’ dal “piccoletto” Tiscione, lasciato inspiegabilmente solo a colpire (di testa!!!) a due passi da Pisseri. Pareggio tutto sommato meritato dagli ospiti e Catania troppo farraginoso nella tessitura delle trame di gioco, con Nava in gravi ambasce su Calderini (suo il cross decisivo per lo stesso Tiscione), Scoppa in palese difficoltà dinamica in mezzo al campo, nonché il duo Paolucci-Calil volenteroso, a tratti smanioso di far bene, ma nei fatti inconcludente. Come contro l’Akragas, a reggere la baracca la volontà nei contrasti di Biagianti e la verve dei due ragazzini Di Grazia e Fornito. Stop.

Ripresa deludente
Ci si aspettava che nella ripresa cambiasse la musica e Rigoli proponesse varianti tecnico-tattiche atte a piegare la non irresistibile tenacia dei laziali. Invece, come al solito il tecnico ha mantenuto l’assetto del primo tempo, salvo poi dover cambiare forzatamente per l'infortunio di Fornito. L’ingresso di Russotto, con il conseguente spostamento di Di Grazia a mezzala, non ha arrecato alcun beneficio, se non ancora più confusione (pessima la prestazione dell’ex catanzarese, forse infastidito dalla seconda panchina consecutiva). Ecco, questo è il termine più adatto al Catania attuale: confusionario, volenteroso ma con poche idee, peraltro “appiccicate”, cioè non interiorizzate. Del resto, quando non azzecchi la formazione iniziale e poi sei costretto a cambi obbligati (come quelli del già citato Russotto per Fornito e quello successivo di Di Cecco per l’acciaccato Bastrini) la frittata è bella che fatta. Basti pensare che il Catania ha tenuto in campo per 90’ Scoppa e Calil, nonché per 73’ Paolucci, elementi sostanzialmente fuori dal match, quando Maks Barisic, in poco meno di 20’, ha prodotto assai più di quello mostrato complessivamente dai tre suddetti. Forse, in questo preciso frangente, sarebbe il caso di puntare in maggior misura su ragazzi dinamicamente più pronti. La realtà delle cose, comunque, è che non si è vinto e se Pisseri non avesse compiuto un autentico miracolo al 82’ ancora su Tiscione, si sarebbe persa anche questa importantissima sfida. Forse non sarebbe stato meritato, ma il ripetersi, partita dopo partita, degli stessi eventi negativi, deve far pensare Rigoli. In ogni caso, questa volta, a differenza della gara con l’Akragas, non si può dire che il pareggio non sia giusto. Non ci siamo. Non è quello che si attende la tifoseria, come espresso chiaramente dalle curve a fine partita.

A Taranto bisogna cambiare registro
Lo dico adesso: se si giocherà come nelle ultime due partite, a Taranto si perderà. E comincerebbe a farsi davvero pesante l’aria intorno a Rigoli e alla squadra. Per evitarlo, sarà necessario che il tecnico faccia scelte coraggiose, improntate soprattutto alla corsa (Di Cecco, per esempio) e al coraggio. Rimanere troppo bassi come a Matera o ad Andria sarebbe deleterio contro una squadra che, seppur non eccezionale, metterà in campo tanto agonismo e, non ultimo, l’apporto di un pubblico numeroso, considerata la rivalità storica fra le due piazze, le quali non si incontrano da tempo. Attenzione... Let’s go, Liotru, let’s go!!!