Firenze (canzone triste)

Lo striscione dei tifosi della Paganese, unico momento memorabile di una tristissima trasferta...

Lo striscione dei tifosi della Paganese, unico momento memorabile di una tristissima trasferta... 

Max Licari sull'ennesima invereconda prestazione al "Torre". Non bastano 20' a un team senz'anima punito dal gol di Firenze.

Ma quale "strada"?
Partiamo da una considerazione di Alessandro Vagliasindi, espressa con forza durante il postpartita radiofonico di “Pianeta Catania, relativa alle dichiarazioni del tecnico rossazzurro provenienti dalla sala stampa del “Torre” di Pagani: “Con tutto il rispetto possibile, che ce ne facciamo di 20’ su 90’ di ‘miglioramenti’?”. In buona sostanza, non ce ne voglia il buon Giovanni Pulvirenti, che di tutta questa orrenda situazione non ha colpe, ma certe esternazioni non fanno altro che ingigantire la rabbia e la delusione dei tifosi, i quali si sentono quasi “canzonati”. Sicuramente in modo inconsapevole, ma bisognerebbe evitare... “Strada giusta”? Beh, se la strada è quella di tre sconfitte consecutive, quattro nelle ultime sei partite, tre delle quali con Akragas, Melfi e Paganese, siamo al tragicomico. No. Ci vuole “lucidità”, è vero, ma anche coraggio. Il coraggio di prendere atto di una debacle tecnica, l’ennesima, di cui deve farsi carico la società, con in testa Pietro Lo Monaco, sicuramente l'unica garanzia per il prossimo futuro, ma primattore di una strategia finora non produttiva. Le prestazioni e i risultati sono lì, nudi, terribili. E sono incontrovertibili. Il Catania, proprio nel momento in cui doveva spiccare il volo, si è inabissato nelle profondità di una crisi nerissima, frutto di scelte di mercato errate, conduzione tecnica e gestione dello spogliatoio approssimative, approccio mentale/caratteriale alla gara inadeguato e preparazione atletica deficitaria. Il Catania sta riuscendo nella titanica impresa di non raggiungere i play-off che, con ogni probabilità, nel Girone C della Lega Pro premieranno anche l’undicesima piazza. Attualmente, i rossazzurri si ritrovano al dodicesimo posto, anche se a un punto dalle squadre che li precedono, nonché a soli cinque punti sopra il Messina che, non più tardi di quindici giorni fa, sembrava lontanissimo. Il Siracusa, corsaro ancora una volta ad Andria e sesto a un punto dal Francavilla, sta letteralmente “umiliando” gli etnei con una squadra di ragazzotti che corrono a perdifiato e un allenatore, l’ex Sottil, che sta dimostrando di essere di gran lunga più bravo di quelli scelti dalla società di Via Magenta. Non è il tifoso a dirlo, non i giornalisti. È Il campo, unico giudice, a rivelarlo; i numeri, solo quelli…

Una squadra senza carattere e personalità
Non ci sono leader in campo e nello spogliatoio. Sembrerebbe un controsenso, visto che la società ha puntato anche su uomini di esperienza, ma le vicende tecniche e le prestazioni sul campo invitano a ritenere che questa squadra manchi proprio di leadership, di giocatori in grado di assumersi il peso della responsabilità di vestire una maglia così gloriosa/onerosa e trascinare i compagni con il peso della propria personalità. Il Catania appare una compagine senz’anima, senza un’idea di gioco, un’accozzaglia eterogenea di giocatori anche bravi per la categoria, ma sostanzialmente disomogenea, squinternata sotto il profilo atletico e caratterialmente pavida. Anche quando, come sottolinea il tecnico, vive quei 10’/20’ di “illuminazione”, non fornisce mai l’impressione di poter saldamente prendere in mano le redini del proprio destino, troppo tenera a centrocampo e svagata in attacco. Le reti fallite da Pozzebon (due, la seconda incredibile, sull’1-1) e Tavares gridano vendetta, così come gli errori e le dimenticanze di uno sconsolato e sfiduciato Scoppa, nonché la consueta prestazione inadeguata di Parisi, asfaltato da Cicerelli (praticamente, la Paganese si è resa pericolosa solo dal suo lato). Non solo, adesso, ci si mette anche la difesa, fino a qualche tempo fa, almeno, fortino quasi imprendibile. I due gol su calcio d’angolo, in pratica quasi gli unici tiri scagliati verso la porta di Pisseri dai volenterosi e modesti padroni di casa, fanno comprendere come anche il reparto arretrato, non più il migliore del girone, cominci a mostrare crepe preoccupanti. Questa volta sul banco degli imputati va Marchese, non impeccabile in marcatura in entrambe le reti, ma Giovanni era stato bravo in altre occasioni, mentre qualche altro compagno (Drausio) aveva sbagliato. Non è una questione di “capro espiatorio”, è un problema più generale. Sta andando tutto a rotoli, anche ciò che funzionava sta subendo un’involuzione preoccupante. E la “pezza”, prima rappresentata da Petrone e poi da Pulvirenti, purtroppo, non riesce a turare l’ampia falla creatasi nella chiglia della navicella rossazzurra.

Non una questione di modulo
Ci siamo tanto accapigliati in merito all’opportunità di questo o quello schieramento, di questo o quel modulo. La realtà è che sono i giocatori a fare gli schemi, non viceversa. Il problema sta lì. Nel valore degli interpreti e nella loro capacità di amalgamarsi per comporre una squadra vera, tecnicamente e mentalmente pronta. Il Catania non c’è, sotto questo profilo. Al “Torre”, mister Pulvirenti è tornato al 4-3-3, complice l’infortunio di Djordjevic e la squalifica di Mazzarani, con il ritorno di Scoppa in regia e Tavares a fare da esterno d’attacco insieme a Di Grazia. Tuttavia, benefici non se ne sono visti, se non una migliore predisposizione a giocare la palla, evitando i lanci lunghi dalla difesa, ma per non più dei 20’ minuti iniziali della ripresa, dove il Catania ha prodotto il suo sforzo maggiore al fine di recuperare lo svantaggio (colpo di testa di Alcibiade, lasciato solo a colpire in mezzo all’area da Marchese e Scoppa) maturato nel corso di un primo tempo letteralmente desolante, in cui pure (e si pensi al valore della Paganese…), come già accennato, Pozzebon e Tavares erano riusciti a mangiarsi due gol fatti in contropiede, entrambi in modo improvvido e quasi beffardo per le coronarie degli imbufaliti tifosi del liotru. Non si possono sbagliare occasioni del genere, nemmeno in Lega Pro e con piedi non “nobilissimi” come quelli del portoghese (nullo da laterale, meglio non impiegarlo in quel ruolo) e dell’ex messinese (finora due gol e tante occasioni fallite, non si può dire che il suo rendimento si sia attestato ai livelli sperati dalla dirigenza e dalla piazza).

Giusta punizione
Se tu, però, dopo aver trovato al 53’ il pareggio con un tiro di Di Grazia deviato da un difensore, qualche minuto dopo sbagli un gol come quello fallito a tu per tu con Liverani da Pozzebon, meriti di perdere. Il gol di Firenze al 72’, frutto dell’ennesimo pastrocchio su azione da corner (questa volta ci si mette anche Pisseri, oltre che Marchese), risulta una sentenza per una squadra squinternata e priva di idee. Inoltre, sarei grato se, dopo aver registrato il giusto cambio Tavares/Russotto al 57’, qualcuno mi spiegasse il senso, al 78’ e con un gol da recuperare, del cambio Scoppa/Bucolo. Per non prendere una goleada? Sarebbe stato più logico far entrare subito Barisic (poi subentrato a Fornito al 82’) per l’argentino. E, magari, immediatamente dopo aver incassato il gol della Paganese… Ma tant’è. Ritornando all’assunto iniziale, sentirsi dire che il Catania ha giocato bene e che la strada “è giusta”, quando i tuoi voti relativi alla prestazione dei vari Parisi, Marchese, Scoppa, Pozzebon, Tavares non superano il 4 di stima e quelli degli altri (a parte Bergamelli e Gil, gli unici a salvarsi) non valicano il 5 politico, procura legittima amarezza.

Con il Foggia lo vogliamo vedere all’opera qualche ragazzo?
Così scrivevo una settimana fa: “Con i “passeggianti” in campo, prevedo ulteriori dolori. E mi piange il cuore nel pronosticarlo”. Bene, preso una volta in più atto che questa è “strada che non spunta”, lo vogliamo tirare fuori il coraggio (che, peraltro, giustificherebbe la scelta Pulvirenti in panchina) di mettere in campo qualche ragazzo (almeno un paio: Piermarteri e Manneh, per esempio) in grado di rivitalizzare sotto il profilo atletico la squadra e far balenare nella mente dei desolati tifosi etnei che il futuro, magari, potrebbe non essere così nero? Che senso ha, adesso, pensare di bruciarli, anche se si gioca con il Foggia capolista, quando i veri “bruciati”, agli occhi dei supporters, sono molti fra gli attuali “seniores”? Posso assicurare che il tifoso accetterebbe maggiormente una sconfitta condita dall’ardore di giovanotti che corrono e sudano per la maglia, piuttosto che assistere all’ennesima pantomima di supposti “campioni” che arrancano in campo per onor di firma e, per giunta, afflitti da fisime “psicologiche”. Serietà… Let’s go, Liotru, let’s go!!!