Delirio d'im...Potenza!

Marotta, pomeriggio amaro... lucano!

Marotta, pomeriggio amaro... lucano! 

Max Licari sulla pessima prestazione di Potenza. Molto male il 3-5-2, condizione atletica in ribasso.

No ai drammi, ma la prestazione è pessima
Una doccia gelata che, mi auguro, possa fare bene a tutti. Soprattutto a chi pensava che il Catania dovesse “ammazzare” il campionato a gennaio. La Serie C, ormai, la conosciamo. E non funziona così! Il “pane duro” è pietanza giornaliera e, se non sei concentrato e “cattivo”, puoi perdere ovunque e con chiunque, giacché di “Manchester United” non ve ne sono adesso e mai ve ne sono stati. Questa fragorosa sconfitta subita a Potenza è una risposta, mi duole parecchio dirlo, anche a tutti coloro che ancora speravano, come sacrosanta giustizia avrebbe voluto, in un tardivo ripescaggio novembrino in Serie B, con una decina di partite da recuperare. Monopoli e Potenza hanno dato un responso più che lampante: questa squadra, qualora si fosse regolarmente cominciato il torneo ad agosto o agli inizi di settembre, avrebbe necessitato più (molto più) di un rinforzo “pesante” per poter pensare di essere competitiva in direzione di un campionato tranquillo in cadetteria. Ora, sarebbe stata un’autentica follia, non essendoci quasi nulla di “commestibile” in un mercato eventualmente da allestire in fretta e furia e dovendo giocare una partita ogni tre giorni contro formazioni assai più attrezzate. Pertanto, facciamo i seri! Facciamo i seri e pensiamo al Siracusa… Da vecchio cuore rossazzurro mi chiedo quando finirà questo calvario, questa maledetta sosta negli Inferi del pallone che da tanto, troppo tempo vede i rossazzurri regalare momenti di gloria a simpatiche cittadine dell’italico meridione, pronte a (giustamente) festeggiare come se si fosse vinta la Coppa del Mondo. Quanto accaduto al “Viviani” è del tutto simile alle “castellammarate” o alle “monopolate” degli ultimi campionati; una partita senza nerbo, senza corsa, in balia di un avversario di gran lunga più determinato e volitivo, un avversario che al termine della partita meritatamente ti sventola in faccia il vessillo del vincitore. Gli “ammonimenti pugliesi” ricevuti al “Veneziani” una decina di giorni fa, gara in cui il Catania aveva portato a casa un pareggio mai producendo un’occasione da gol, evidentemente sono serviti a poco. I rossazzurri si sono presentati in terra lucana con l’albagia dei “predestinati” e la presunzione dei perdenti, finendo per essere puniti sì duramente ma, forse, anche in minor misura di quello che avrebbero meritato. Improponibile, e lo ripetiamo da quattro anni, in questa categoria presentarsi in questi terreni in sintetico a giochicchiare a basso ritmo, concedendo agli “entusiasti” avversari di turno tutto l’agio possibile di aggredirti e metterla sul piano agonistico. Improponibile pure, mi si perdoni (e lo dico con tutta la serenità possibile), lo schieramento tattico con il quale si è presentato il team etneo a Potenza dal primo minuto. Un 3-5-2 compassato, impostato su di una mediana troppo lenta per far fronte alla corsa dei vari Dettori, Matera, Guaita e Strambelli, esattamente fatto apposta per farsi “affettare” dall’evidente differenza di velocità in campo. In aggiunta, con un Manneh sacrificato a fare il “quinto” a sinistra e una coppia d’attacco, Curiale-Marotta (che già a Monopoli aveva dato segni di improduttività), palesemente non in giornata e, forse, concettualmente non del tutto assortita. Quando Sottil si è accorto di aver sbagliato l’impostazione tattica generale, passando al 4-3-3, la partita sostanzialmente era quasi compromessa (2-0 per i rossoblù già al 26’, grazie alle perfette realizzazioni di França di testa e di Strambelli con sinistro a giro), sebbene un gran tiro dai 22 metri di Biagianti avesse in qualche modo generato fondate speranze di poterla rimettere in piedi, consentendo ai rossazzurri di correre negli spogliatoi a fine primo tempo con un solo col di scarto. La seconda frazione, purtroppo, certifica che, atleticamente, questa squadra paga un gap notevole di condizione, ma anche che, probabilmente, qualcosa in termini di forza e corsa in mediana dovrà essere aggiunto nel prossimo mercato. Il Potenza non è calato, il Catania non è “salito” e la partita si è chiusa su di un corner trasformato in gol dall’argentino Guaita (un “giramondo” pronipote del famoso Enrique, attaccante oriundo campione del mondo nel ’34 con la nazionale italiana), una carriera spesa quasi interamente nelle categorie dilettantistiche (come del resto lo stesso brasiliano trentottenne França). Tuttavia, questa volta bisogna interrogarsi, riflettere bene in merito a un dato: i lucani hanno fatto meglio non solo in fatto di corsa e di gioco, ma pure in fatto di tecnica. Hanno mostrato a centrocampo piedi avvertiti per la categoria e trame superiori a quelle rossazzurre. Emerson, da difensore centrale, è sembrato il miglior Bonucci; Dettori, in mezzo, una sorta di Redondo; Guaita e Strambelli, sulla trequarti, la miglior riedizione del duo Cristiano Ronaldo-Giggs. Il Potenza una sorta di “Piccolo Barcellona” (una volta lo era il Catania, in Serie A…). Obiettivamente, troppo. Troppo. Una prestazione poco edificante che si spera possa essere solo frutto del “marasma” cui è stata sottoposta questa squadra fino alla settimana passata. Una prestazione che, comunque, dovrà fa riflettere, e molto, Sottil riguardo alle scelte tecnico-tattiche e la società riguardo a eventuali “integrazioni”, giacché quest’anno non si può sbagliare e alibi non ne sono concessi a nessuno. Non si cominci, per favore, con la solita tiritera del “ci può stare”. No, non ci può stare, non ci sta nessuna sconfitta, tanto meno questa di Potenza. Lungi dall’allestire tragedie greche, dunque, perché la classifica è ancora fluida e vi è tutto un campionato davanti, ma prontezza nel saper cogliere “segnali” così negativi. Da subito, ci si attende una reazione caratteriale efficace e, soprattutto, un’accelerazione decisiva in direzione del raggiungimento di una fisionomia tattica definita. In sostanza, non deve essere il Catania a cambiare. Devono essere gli altri a farlo quando incontrano il Catania. Per paura. Dannata paura di incontrare un gigante.

Perché?
Andando, per l’ennesima volta (e, soprattutto, dopo il secondo tempo di Pagani e la gara di Monopoli) , ad analizzare questo 3-5-2, riemerge prepotente la solita domanda: perché? Perché si è cambiato un modulo che in Coppa e nelle prime gare di campionato aveva prodotto risultati anche eclatanti? Perché si è passati da un 4-2-3-1 (o 4-3-3) molto propositivo a un 3-5-2 più difensivo che, in quattro trasferte, a parte Pagani dove si è giocato (e sofferto) contro una Berretti rinforzata, ha prodotto pochissime occasioni da rete e risultati non certo in linea con le aspettative? Ho tentato di fornire un paio di risposte in merito a tali scelte di Sottil:
1. In considerazione della schizofrenia di rinvii e improvvise abbuffate di partite conseguente al caos giudiziario che tutti conosciamo, ha riscontrato un ritardo di condizione atletica e ha pensato bene di cautelarsi;
2. L’infortunio di Rizzo lo ha privato del centrocampista di corsa e sostanza che gli consentiva il modulo a 4, inducendolo ancor di più al passaggio alla difesa a cinque, ritenendo tale modulo più indicato a supportare una mediana più compassata;
3. Ritiene, anche in considerazione degli acciacchi di Barisic, di non avere una batteria di esterni offensivi adeguata numericamente alla bisogna.
4. Volontà più che legittima di far giocare insieme i due attaccanti più importanti, Curiale e Marotta, tra l’altro due degli elementi di maggior spicco della rosa.
Naturalmente, le motivazioni possono essere state anche diverse, ma ciò che preme maggiormente comprendere è se ne sia valsa la pena. I risultati, l’unica cosa che conta quest’anno, dicono di no. Al “Viviani”, inoltre, tutti i giocatori sono apparsi confusi tatticamente. Male il trio di centrali difensivi in cui esordiva Lovric, poi bocciato a fine primo tempo; malissimo il centrocampo, dove si è compreso come Biagianti, Angiulli e Lodi non costituiscano un pacchetto assortito sotto il profilo dinamico, essendo (soprattutto gli ultimi due) troppo compassati per determinati ritmi; non benissimo nemmeno i “quinti”, soprattutto Manneh, molto più efficace da attaccante esterno; decisamente sotto tono il tandem d’attacco, già poco efficace a Monopoli. È vero, quando si è passati al 4-3-3 (prima con Aya terzino destro e Curiale esterno, poi con l’ingresso di Calapai al posto di Lovric a inizio ripresa), qualcosina in più si è visto: il gol di Biagianti (molto bello), qualche accelerazione del gambiano, qualche scambio tra i due attaccanti. Ma decisamente troppo tardi, anche perché a livello fisico gli avversari si sono dimostrati superiori, mostrando (come detto) anche una buona tecnica di base. I cambi della ripresa, con passaggio ulteriore a un 4-2-3-1 con gli ingressi di Vassallo, Brodic e Llama, non hanno aggiunto molto di più, anche se il Catania, già sotto di due reti dopo la già citata mazzata finale di Guaita, un paio di occasioni da gol le ha create con Llama e Curiale. Solo palliativi, comunque, giacché i padroni di casa hanno sfiorato almeno tre volte la quarta segnatura, soprattutto con Dettori (miracolo di Pisseri al 65’). Insomma, una sconfitta, netta, dura e meritata.

Pronto riscatto contro gli aretusei
Meno male che non ci sarà il tempo di rimuginarci su… E meno male che già da mercoledì sera al “Massimino” ci sarà l’occasione di un pronto riscatto. Gli aretusei sono reduci da una vittoria scaccia crisi contro la Cavese e, sicuramente, faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote ai più quotati avversari. Finora, in casa non si è mai fallito e sarà bene che ciò continui ad accadere. A Sottil il compito di presentare una squadra più quadrata sotto il profilo tecnico e caratteriale, indipendentemente dagli uomini che deciderà di mettere in campo. Tempo non ce n’è. Alibi a disposizione nemmeno. Massima attenzione. Let’s go, Liotru, let’s go!!!