DI Piazza la piazza...

Matteo ancora decisivo...

Matteo ancora decisivo... 

Max Licari sul sofferto ma cruciale pari con il Potenza. Catania poco brillante, ma grande cuore...

Urlo liberatorio
Lo si sapeva. Lo si sapeva che sarebbe stato difficile, contro una squadra scorbutica e ben messa in campo; una squadra che in tre partite non si era mai riusciti a sconfiggere. Lo si sapeva e così è stato. Il tifoso catanese ha perso in media una decina di chili nell’angosciosa attesa di una rete che scacciasse via i fantasmi di una prematura eliminazione. Il gran gol di Matteo Di Piazza a una dozzina di minuti dalla fine del match assurge, così, a parabola esemplare della sostanza stessa della “catanesità” applicata al pallone. Bello da impazzire, quasi insperato, pressoché disperato, meravigliosamente folle se declinato nell’urlo liberatorio dei 13.000 che hanno affollato il “Massimino”. Quando il beffardo tiro in diagonale, vissuto per lo più in apnea dopo la folgorante accelerazione dell’attaccante ex leccese, ha varcato la linea di porta, ecco, le coronarie irrorate di sangue rossazzurro, fin lì in pericolo di esplosione a causa dell’eccessiva pressione, hanno ricominciato a funzionare più o meno correttamente. Ma il pericolo corso si è dimostrato corposo, reale, doloroso. E dovrà servire da monito per il prossimo turno: questo Catania non potrà bastare, sarà necessario elevare il livello, sia sotto il profilo fisico, sia sotto quello dell’espressione tecnica. La compagine dell’Elefante, obiettivamente, non ha giocato bene. È apparsa contratta e poco lucida da centrocampo in su. Tuttavia, ha messo in campo tutto quello che aveva. E ciò, in questa categoria, può talora risultare decisivo. Sottil e i suoi uomini, pur non brillando, hanno fatto vedere al pubblico che sono “dentro” questi playoff con la testa e con il cuore. Per tali motivi, più che per la qualificazione ottenuta, hanno meritato l’applauso dei propri sostenitori. Bisogna ammettere, del resto, che alla rete di Di Piazza e al triplice fischio del mediocre Camplone (nessuno potrà dire che il Catania abbia ricevuto il minimo “aiuto”, anzi…) non si sentiva un urlo dello stadio così forte dai tempi della Serie A. Forse l’attesa di lunghi anni nell’anonimato, forse la delusione dello scorso anno, ma si percepisce che il pubblico catanese non ne può più di questa infame categoria e ha una voglia matta di “esplodere” al raggiungimento di un obiettivo a dir poco “dovuto”. Ovviamente, ancora non si è fatto nulla e gli etnei sono attesi da un doppio turno difficilissimo contro una delle quattro “teste di serie”: le tre seconde (Piacenza, Triestina e Trapani) più il Pisa (miglior piazzata fra le qualificate). Un duplice round che vedrà i rossazzurri sfavoriti e in cui non potranno sussistere i “calcoli” effettuati al cospetto del Potenza. Con due pareggi si va a casa, tanto per intenderci…

Centrocampo in affanno, decisiva la giocata del singolo…
Questa volta il 4-3-1-2 quasi “titolare” (Sottil ha inizialmente inserito il solo Carriero al posto di Bucolo in mediana) ha mostrato la corda fin da subito, soprattutto a livello di presenza fisica. I centrocampisti etnei sono apparsi stanchi e poco lucidi. Lo stesso Sarno, elemento chiave in fatto di costruzione di gioco, non è riuscito a ripetere la prestazione sciorinata contro la Reggina. E, in una squadra così concepita, con tre mediani muscolari e due terzini sulle fasce, se il fantasista non ti funziona, vai in ovvia difficoltà. Il 3-4-3 di mister Raffaele, sostenuto da una invidiabile verve atletica, ha fin dai primi minuti messo in difficoltà il lento giro palla rossazzurro, grazie a un buon pressing che costringeva i difensori centrali o lo stesso Biagianti a lanciare lungo per le punte, poi preda della prestanza fisica di Sales, Emerson e Sepe. Molto bene in mezzo Dettori e Coppola che, ben supportati da Panico e Guaita, nonché dai rientri di Ricci, si sono mostrati abili ad attivare le punte Genchi e Lescano. Tanto che la rete ospite è giunta precocemente al 13’: il centravanti argentino, ben imbeccato in piena area da un cross dalla trequarti di Emerson, si è rivelato molto abile a schiacciare di testa sull’angolino basso alla sinistra di Pisseri. Chiaro, nell’occasione, l’errore in uscita di Biagianti, che ha tenuto in gioco l’avversario. Malgrado il gioco si sia sviluppato frammentario e il centrocampo abbia fatto fatica (particolarmente in difficoltà Carriero), le individualità rossazzurre sono riusciti a produrre sporadiche occasioni da rete, come quella sprecata al 18’ da Di Piazza a tu per tu con Ioime (bello l’assist di Biagianti) e i due presunti rigori sul finire della prima frazione, sempre su iniziative del numero 32 rossazzurro (in entrambi i casi, perlomeno dubbi gli interventi dei difensori lucani e, nel secondo, il fallo di mano con braccio lontano dal corpo appare evidente). A parte le veementi proteste del pubblico, dei giocatori e dell’allenatore (Sottil verrà poi espulso durante l’intervallo), ciò dimostra come in ogni caso non fosse immeritato già nella prima frazione il pareggio del Catania, pur (e lo ripetiamo con estrema onestà intellettuale) nell’ambito di una prestazione non certo positiva. Nella ripresa, il doppio cambio (necessario) Carriero-Lodi e Marchese-Baraye non ha garantito immediati benefici alla manovra, sempre piuttosto lenta e farraginosa, anche perché ostacolata da una tattica giustamente improntata alla difensiva del Potenza, abile a chiudere gli spazi, senza comunque mai rinunciare a qualche ripartenza ben assestata in grado di mettere sul chi va là la difesa catanese. Paradossalmente, il Catania ha creato meno nel secondo tempo con Lodi e un attaccante in più (al 66’ Manneh al posto di Biagianti), a disegnare una sorta di 4-2-3-1 (al 62’ Curiale aveva sostituito uno stanco Marotta), che nella prima frazione con il solo Sarno a supporto delle punte. Si poteva risolvere la partita solo con una giocata individuale come quella di Lodi su punizione dai 30 metri al 72’ (miracoloso Ioime) e quella, finalmente decisiva, di Di Piazza al 78’, peraltro ben servito da una sponda di Curiale (che, ammonito sotto diffida, salterà la prima gara del secondo turno di playoff nazionale). Ma il Potenza ha dimostrato di essere squadra vera, tanto che Emerson al 68’ (su punizione dal limite) e il subentrato França all’85’ (a centro area di testa) per pochissimo non avevano “bucato” la porta di Pisseri. Onore al merito, dunque, alla squadra di Raffaele, neopromossa terribile, che ha disputato gare quasi perfette al cospetto di un avversario sì tecnicamente più dotato, ma certamente inferiore come compattezza di squadra e tenore atletico.

Mercoledì prossimo contro chi?
Piacenza, Triestina, Trapani o Pisa? Giocando come contro il Potenza, sarà quasi impossibile con qualunque avversario, che sia ben chiaro. Bisognerà riposarsi, lavorare, migliorare tecnicamente e tatticamente. Magari recuperare un minimo della verve mostrata contro la Reggina, sebbene vi sia la consapevolezza che il prossimo avversario sarà superiore sia ai calabresi, sia ai lucani. La personale preferenza di chi scrive va ai granata di mister Italiano, non perché siano inferiori alle altre formazioni in lizza, ma per ragioni di carattere societario. Non sembra che la nuova proprietà del Trapani sia perfettamente focalizzata su una eventuale promozione in B… Inoltre, è avversario (come il Potenza stesso) che il Catania conosce bene e, quindi, meno foriero di eventuali sorprese. Ma, come sempre, si tratta di sensazioni, di opinioni strettamente personali. Conterà solo il campo. E gli splendidi tifosi del Catania. Quelli sì decisivi... Let’s go, Liotru, let’s go!!!