Cosi di Catania (calcio): Gravina & dintorni

Tifosi e giocatori a Torre del Grifo nel saluto d'addio dello scorso 10 aprile

Tifosi e giocatori a Torre del Grifo nel saluto d'addio dello scorso 10 aprile 

Questioni chiuse & questioni aperte (a cura di Alessandro Russo).

Il calcio Catania non c'è più epperò ora c'è il bando e si spera che non ci siano più i banditi. Il bando delle ciance invece lo abbiamo già fatto. Rimane il problema di Gravina che non è collegato al persistente traffico mattutino sullo svincolo autostradale ma al fatto che al signor Gabriele, di anni sessantotto e di professione presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, potrebbe non andar giù chi si aggiudicherà questo benedetto bandolo della matassa.
Ho scritto poco fa “benedetto” e non me ne vogliano gli amici lettori se involontariamente ho celebrato il nome di battesimo di uno che non accende belle rievocazioni all’ombra del pennacchio etneo fumante. Peraltro qui di questo tizio qua, fortunatamente, si è persa ogni traccia, laddove disgraziatamente numerose sono le impronte di Nino e di qualche altro ancora. Mi tocca precisamente aggiungere che dalle nostre parti sussistono anche ora sia le orme di Gaetano che quelle di Giovanni e ce ne è financo qualcuna pure di Pietro e anche di Riccardo.
C’è chi, nevvero, mi assicura di avvistamenti sospetti a Torre del Grifo, ma c’è pure qualcuno che giura e spergiura che le presunte apparizioni di costoro, tutti insieme o una per volta, sarebbero avvenute a Catania centro nel popoloso quartiere di Cibali: perdindirindina. Chi invece ogni giorno legge il nostro quotidiano sa per filo e per segno tutto quello che c’è da sapere su chi e su cosa si stia muovendo, cioè nulla. Il calcio Catania, dicevo, non c'è più e venti giorni orsono al “Viviani”, in quel di Potenza, per l’ultima volta ha giocato a pallone pareggiando per due a due una partita conclusasi poi in rissa. Ma, qualche giorno dopo, a fallire e a esser cacciata dal campionato non è stata solo una storica società sportiva ma un’intera città insieme alla sua squadra di football, alla sua amministrazione comunale senza sindaco e a tutta una serie di incapaci tra gli addetti ai lavori.

Un frame dell'indecoroso finale di gara col Potenza (Foto Galtieri) 



Adesso lasciamo perdere una volta per tutte le polpette, colui il quale le prepara e chi ce le porge a tavola; mettiamo da parte vecchi dilemmi e annose preoccupazioni, passiamo piuttosto alle buone nuove. Basta, per favore, scrivere e parlare di transazioni americane e di interlocuzioni arabe, nessuno vuol qui più saperne di sponsorizzazioni maltesi e di investitori inglesi: bonu chiui.
Nel più breve tempo possibile il calcio Catania risorgerà, me lo ha appena confidato un mio collega ortopedico che si chiama Angelo e che mi dice che in sogno gli è apparso mio nonno che poi si chiama proprio come lui. Ordunque possiamo ora dormire sonni tranquilli perché le cose andranno finalmente come devono andare, sarebbe a dire nel verso giusto e quindi per il meglio.
Ciò significa che tra un paio di mesi, tre al massimo, tantissimi catanesi sventoleranno fieri la bandiera rossazzurra in tribuna B o nelle due curve del Massimino. Non importa più niente a nessuno di loro della matricola né della categoria, qua si tratta di salvare la faccia. L’unico sistema per far ciò è vedere facce nuove, possibilmente quelle di gente seria che vorrà investire denaro liquido sulla sola cosa che ci resta, che poi è quella più importante e cioè la nostra passione.

Melior de cinere surgo 



Mi accingo a chiudere la quarantunesima puntata di Cosi di Catania (calcio), nondimeno mi accorgo che ci sarebbe ancora altro da dire; chiedo ordunque aiuto a tre “storici” amici.
«La faccia– attacca Roberto Quartarone – l'abbiamo già persa tutti quando ci siamo divisi in pulvirentisti, matricolisti, tacopinisti, sigisti, mancinisti e antagonisti vari. Avremmo dovuto vigilare e creare una coscienza critica contro gli avvoltoi che negli anni hanno razziato la maglia rossazzurra e i nostri sogni. Ora ci vorrebbe un imprenditore forte, che voglia fare i suoi interessi ma almeno con mezzi e obiettivi seri. Solo questi potrebbe raccogliere i cocci, spazzare via i dissensi ed evitare che domani ci ritroviamo di nuovo divisi tra tre o quattro squadrette che nulla avranno a che vedere con il nostro amato Catania.»
«Ale, scusami
– così Salvo Giglio- ma sono pochissimo ispirato. Le vicende catanesi farebbero passare la voglia di parlare di calcio persino a Galeano, Soriano o Nick Hornby.»
«Il disastro
–chiude Filippo Fabio Solarino- lo avevamo preconizzato otto anni fa. Siamo stati irrisi dalla gran parte dei tifosi ma si è tristemente conclamato. Un disastro con tanti padri: dall’attore principale, l’ormai ex imprenditore Pulvirenti, a una tifoseria disposta a compromessi con personaggi improponibili pur di vedere ancora la squadra in campo. Alla S.I.G.I. che ha illuso tutti senza avere i mezzi per un’impresa impossibile, a un tribunale che, con una scelta incomprensibile, nel luglio 2020 le assegna senza piano industriale una società irreversibilmente decotta. In ultimo una stampa che per anni ha nascosto la polvere sotto il tappeto per non inimicarsi la società. Sul futuro non mi faccio illusioni, solo una proprietà forte che non accetti compromessi con i soliti cascami del passato tutt’oggi galleggianti, potrà salvarci da un futuro calcistico che si prefigura difficilissimo.»


Domenica 3 aprile 2022
35a giornata Campionato nazionale serie C girone C

POTENZA-CATANIA 2-2
Potenza Marcone, Zampano (70’ Nigro), Matino, Cargnelutti, Coccia, Bucolo (61’ Costa Ferreira), Sandri, Guaita (61’ Salvemini), Cuppone, Burzio (61’ Ricci), Romero. All. Arleo
Catania Stancampiano, Albertini, Ercolani, Monteagudo, Zanchi, Rosaia (76’ Provenzano), Cataldi (84’ Izco), Simonetti (46’ Russini), Greco (84’ Russotto), Sipos, Moro (76’ Piccolo). All. Mularoni
Arbitro Rutella di Enna,
Gol 4’ Sipos, 61’ Matino, 75’ Ricci, 95’ Piccolo