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Raffaele, ancora tanto da lavorare...

Raffaele, ancora tanto da lavorare... 

Max Licari sul pari in extremis raggiunto dal Catania contro la Paganese. Ancora tanto da lavorare, ma è necessario sostenere!

Difficoltà, carattere, sostegno
Avventurarsi in giudizi definitivi dopo le prime due partite (letteralmente) sarebbe scorretto oltre che ingeneroso, visto tutto quello che ha passato il Catania in estate e le difficoltà oggettive riscontrate da Pellegrino e Guerini a rifondare la squadra. È necessario comprendere il momento e non indulgere in inutili catastrofismi che condurrebbero precocemente al baratro. La critica deve essere proposta in modo costruttivo, non dimenticando un assunto fondamentale: il bene del Catania. E il bene lo si fa sostenendo, sostenendo nei momenti più difficili. E questa società, per quello che ha fatto di miracoloso fin qui, merita il sostegno di tutti. Il Catania attuale, evidentemente, è un vero e proprio cantiere aperto e nemmeno il buon Raffaele, proveniente da stagioni più che positive al Potenza, può concedersi miracoli. Si lavora con il materiale a disposizione, si cerca di assemblarlo al meglio e, soprattutto, di renderlo funzionale al confezionamento di uno spettacolo calcistico almeno decoroso. Che fosse una stagione di “ripartenza” lo si sapeva; altrettanto nota la ristrettezza del budget a disposizione per fare mercato. Attualmente, il Catania è composto da molti giocatori in ritardo di condizione perché giunti “strada facendo” e alcuni ragazzi promettenti ma ancora alla ricerca della propria fisionomia. Pertanto, non stupisce affatto questo inizio difficoltoso (sconfitta con una squadra di Serie D in Coppa e pareggio con la modesta Paganese alla prima di campionato), anche in considerazione del fattore terreno di gioco, in condizioni pietose. Paradossalmente, i rossazzurri sono stati sfortunati a giocare le prime due partite al “Massimino”, peraltro tristemente vuoto sugli spalti (bello lo striscione in Curva Nord: “Assenza forzata,oggi col cuore, domani in balconata”); probabilmente, se le avessero disputate in trasferta, avrebbero fatto meglio. Tuttavia, la realtà del campo dice che in questo preciso frangente quella etnea è una compagine “in fieri” e chiaramente incompleta. Lo ha ribadito lo stesso Raffaele: si attende non meno di quattro o cinque innesti. Il pareggio interno con i campani di mister Erra ha evidenziato in modo palese tale carenza quantitativa e qualitativa. Al netto dell’assenza di un giocatore importante come Pinto e del ritardo di condizione di gran parte dei nuovi arrivati, si vede subito come a questa squadra manchi qualcosa in fatto di fosforo in mediana e di fantasia in attacco. Il 3-5-2 del tecnico di Barcellona Pozzo di Gotto, per funzionare, necessita sì di un’ottima condizione fisica che consenta aggressività e pressione, ma anche di un uomo d’ordine in mediana e di un attaccante dai piedi buoni capace di garantire brio dalla trequarti in su. Il Catania, alla luce della complessità normativa della “querelle Maldonado” (il regista prescelto dalla società) e della legittima volontà di chiudere la “pratica” Curcio, non accoglie ancora in organico né l’uno né l’altro. Inoltre, mancano almeno due difensori centrali in grado di completare il reparto (ma uno di esperienza potrebbe giungere già da lunedì), considerato che il giovane Noce potrebbe andare in prestito per trovare un minutaggio più ampio in grado di accrescerne l’esperienza. Detto ciò, se un dato positivo è da ricercarsi in questo esordio casalingo dei rossazzurri, lo si trova nel carattere. I ragazzi hanno mostrato personalità nel voler a tutti i costi rimediare all’errore iniziale di Silvestri (sebbene il rigore concesso al 14’ dal mediocre Perenzoni per supposto fallo di Santurro su Guadagni, poi trasformato dallo stesso centravanti, paia assai dubbio per non dire inesistente, in quanto le immagini mostrano l’estremo difensore etneo anticipare nettamente l’attaccante ospite) e a un primo tempo deludente per cifra di gioco e capacità di produrre azioni potenzialmente pericolose (sostanzialmente, il portiere della Paganese Fasan non è mai stato impegnato). Giusto e meritato, seppur tardivo, il pareggio su incornata susseguente a corner del nuovo arrivato Claiton nel finale. Da rimarcare come nella ripresa, con gli innesti di Manneh, Vicente e Gatto e il passaggio a una sorta di 4-2-4 molto offensivo, il Catania sia andato meglio, aiutato ovviamente dall’arretramento nella propria metà campo dei campani, impegnati nella difesa di un risultato prestigioso. Ma si è trattato di una reazione di pancia, d’orgoglio. Per il gioco, c’è tempo. Si spera.

Molto da migliorare
Lo ha sottolineato giustamente Raffaele nel postpartita: c’è ancora tanto da migliorare. È piaciuta, contestualmente, la determinazione del tecnico a non voler cercare l’alibi del campo (disastroso anche per i ragazzotti campani, giunti alle falde dell’Etna in formazione rimaneggiata e con ben sette elementi dell’undici titolare nati dal ’98 in poi) e del condizionante errore iniziale di Silvestri “punito” quasi certamente in modo ingiusto dal direttore di gara. Come detto, il 3-5-2 di base necessita di determinate caratteristiche che ancora l’allenatore non ha a disposizione. In primis, un giocatore di qualità in mezzo. Rosaia è una mezzala di inserimento, l’esperto Izco (in netto ritardo di condizione) è un mediano difensivo, Dall’Oglio ha caratteristiche simili agli altri due. Manca la “luce” e si vede, anche in considerazione del fatto che la condizione fisica approssimativa non consente verticalizzazioni efficaci sulle corsie laterali e in attacco Reginaldo (almeno volenteroso) e Sarao (quest’ultimo ancora in fortissimo ritardo di forma) non sono giocatori di estro in grado di creare la superiorità numerica, ma necessitano di assistenza in profondità o cross dalle fasce. In questo senso, riteniamo assolutamente transitorio il posizionamento di Biondi da “quinto” di sinistra, giacché il ragazzo perde così di pericolosità in percussione offensiva. Quando rientrerà Pinto, nel 3-5-2 la sua collocazione dovrebbe essere da interno di centrocampo. Le note liete del pomeriggio del “Massimino” provengono dalla buona lena del ritrovato Dall’Oglio, a nostro parere il migliore dei suoi (un “acquisto” potenzialmente produttivo), dalla risaputa personalità (e pericolosità sulle palle inattive) di Claiton e, come nel finale del match contro il Notaresco, dall’esperienza di Vicente. Sappiamo come la società non punti sull’ex stabiese (anche se le ultime notizie indicano una ritrovata volontà di trattenerlo), ma in questo frangente ci pare l’unico in grado di dare un minimo di ordine e razionalità a un centrocampo di faticatori. Non è un caso che, una volta in inseritolo nella ripresa, il Catania abbia migliorato la circolazione del pallone e si sia reso più pericoloso sulle fasce. In questa direzione, l’ingresso dei più dinamici Manneh e Gatto, se pur a volte in modo confusionario, ha conferito maggior vivacità alla manovra offensiva. Non per nulla, proprio negli ultimi venti minuti il Catania, oltre alla rete del difensore brasiliano al 86’, ha confezionato due o tre palle gol importanti (clamorosa quella fallita nei minuti finali dal subentrato Pecorino, che avrebbe consentito ai rossazzurri di mettere a segno una miracolosa rimonta).

Tempo
L’auspicio è che aver evitato una sconfitta dolorosa (e aver incamerato un punticino, in ogni caso, utile a ridurre a tre punti la penalizzazione) aiuti tecnico e giocatori a trovar maggior autostima che, accompagnata a un necessario miglioramento della condizione atletica e a un altrettanto indispensabile completamento del mercato in entrata e in uscita, consenta di potersi presentare nel difficile campo di Monopoli con qualche chance in più di poter battagliare al cospetto di una compagine sulla carta più attrezzata. Lo stretto tempo necessario a confezionare il prodotto finito, almeno quello, è doveroso concederlo a chi ci sta mettendo la faccia. Let’s go, Liotru, let’s go!