Chi ben comincia

Maniero, primo

Maniero, primo "acuto" in rossazzurro... 

Max Licari sulla larga e corroborante vittoria ottenuta dal Catania sulla Pro Vercelli. Buon inizio, ma la strada è lunga...

Finalmente gente che corre…
Sono rimasto impressionato da un commento su Facebook di un tifoso rossazzurro: “In 75’ Mazzotta ha corso più di Peruzzi e Monzon in due anni”… Ecco, questa battuta goliardica riassume perfettamente il pensiero “medio” in merito alla larga e corroborante vittoria ottenuta dagli uomini di Marcolin sulla Pro Vercelli. Probabilmente, il sentimento più comune è al momento quello del “risveglio da un incubo”, ma non mi sento di banalizzarlo oltre misura. Ancora v’è tanta strada da percorrere, la classifica resta assai precaria, “una rondine non può fare primavera”. Servono riprove su riprove per poter anche solo azzardare mezza “illusione”. Troppe amarezze ingurgitate, troppe scottature sulla pelle in quest’ultimo anno. Tuttavia, se proprio vogliamo proseguire nei luoghi comuni, non si può negare come il famoso proverbio “chi ben comincia è a metà dell’opera” ben si attagli alla prestazione sciorinata dagli etnei nell’anticipo del “Massimino”. Il “nuovo” Catania sembrerebbe (il condizionale è d'obbligo) aver aperto una “nuova era”, un’era di sudore, lotta e consapevolezza del mondo circostante, esattamente il contrario di quanto proposto precedentemente dalla sconclusionata “armata Brancaleone” dei Peruzzi, dei Monzon, dei Leto e via discorrendo. La necessaria rivoluzione messa in atto dalla società di Via Magenta comincia con il piede giusto. I sette nuovi giocatori (ma metterei dentro anche l’ottavo, Terracciano, che ha giocato pochissimo finora) hanno mostrato di avere testa, "gamba" e cuore, oltre che doti in grado di far ben figurare la squadra in Serie B. Appunto, Serie B. Per la prima volta i tifosi catanesi hanno potuto ammirare una “squadra di B”, conscia della B e pronta a battagliare come si conviene in questa categoria. Forse non è tutto oro quello che luccica, probabilmente la Pro Vercelli non ha reso secondo le aspettative del suo trainer Scazzola, ma quello che si è visto in campo lascia ben sperare per il futuro. Un 4-3-1-2 compatto e veloce, solido in difesa, dove finalmente al centro si è concesso poco con gli esperti Schiavi e Ceccarelli (Spolli squalificato) e sulle fasce si è volato in specie sulla sinistra con Mazzotta (Belmonte, anche per scelta dell’allenatore, rimane un po’ più bloccato dietro), uno dei migliori in campo; coeso a centrocampo dove Rinaudo, finalmente coadiuvato da due ragazzi che corrono piuttosto che camminare, ha saputo prendere in mano le redini del gioco con autorevolezza, lasciando al bravo Sciaudone il compito di inserirsi secondo caratteristiche (il rigore conquistato dall’ex barese ne è una chiara dimostrazione); un attacco dove i “tre tenori”, giocatori indubbiamente “top” per la categoria, hanno saputo cantare e portare la croce, fare da sponda, sacrificarsi in ripiegamento (soprattutto lo splendido Maniero) e verticalizzare, come testimoniato dalla doppietta del micidiale Calaiò (13 reti complessive), la splendida segnatura su punizione di Rosina e il grande gol della punta ex pescarese, a coronamento di una ripartenza sontuosa dello stesso “arciere”. Soprattutto, una squadra battagliera che ha annientato fin da subito le fonti di gioco e le bocche da fuoco avversarie (Scavone e il bomber Marchi in particolare), non lasciando alcuna speranza di "riscossa" all'attonito contendente. Non era mai accaduto, nemmeno nella partita vinta largamente con l'Entella. Insomma, un esordio perfetto giustamente sottolineato dagli applausi di un pubblico ritornato sugli spalti a incitare e, nel caso dei gruppi organizzati, contestare comunque l’operato della società. Adesso, si dovrà continuare necessariamente su questo percorso, senza mollare un centimetro, perché il Catania è troppo indietro in graduatoria per potersi permettere esitazioni. Non si può sbagliare quasi nulla se si vuole, innanzitutto, raggiungere la tranquillità, lontano dalle zone bollenti dei bassifondi. Questo, chiariamoci, deve essere l’obiettivo primario dei ragazzi e dell’allenatore. Il resto è assai prematuro e parlarne già da adesso sarebbe deleterio. L’errore fatale da non commettere è passare dalla depressione acuta all’euforia ingiustificata. Per adesso, solo olio di gomito, lavoro duro e pedalare a testa bassa. L’unica ricetta possibile.

Marcolin: gruppo e… ancora mercato
Sicuramente, rispetto ai predecessori, Marcolin è da considerarsi un allenatore fortunato, dato che gli è stata consegnata una squadra nuova di zecca, piena di gente d’esperienza già rodata e in buone condizioni atletiche. Ma, almeno limitatamente a questa gara, non possono essergli disconosciuti meriti evidenti. Ha preparato bene la partita, mettendo in campo con raziocinio e profitto giocatori avuti a disposizione solo da un paio di giorni. Non era facile. Significa che ha il supporto totale della società e la fiducia dei giocatori stessi, tanto che gli abbracci con Mazzotta e Calaiò all’atto delle sostituzioni mi sono sembrati assai significativi. Forse, sta nascendo la necessaria unione d’intenti, il famoso “gruppo” la cui mancanza ha significato la principale rovina dell’ultimo Catania. Ho visto gente aiutarsi in campo, applaudirsi reciprocamente all’errore anche marchiano, incitarsi dopo il gol o l’intervento difensivo importante. Tutte ovvietà, naturalmente, in squadre “vere”, ma autentiche chimere fino a qualche giorno fa in quella sgangherata accozzaglia di anime in pena totalmente smembrata dalla “mannaia” del mercato. Però, ripeto, nessuna esaltazione e consapevolezza che ancora il quadro generale deve essere compiutamente delineato. Manca il portiere, con Gillet in pole position e un altro attaccante qualora, come sembra, Çani dovesse andar via. Del resto, la mancata convocazione dell’albanese e di altri elementi come Almiron o Leto (Calello è già andato al Quilmes), è un segnale abbastanza eloquente. Completiamo, pertanto, l’opera e poi stiamo a vedere come evolve la situazione, cercando di rimanere quanto più possibile con i piedi per terra.

Non fallire la riprova
Ciò che è mancato finora al Catania è la continuità. Anche nel miglior momento dell’esperienza “sanniniana”, la squadra non è mai riuscita a dare seguito a un filotto di risultati in grado di rilanciare definitivamente l’asfittica classifica. In particolar modo, il tragico rendimento esterno ha tarpato le ali a qualsiasi velleità di rilancio. Ora, prima della prossima trasferta (Modena), il Catania avrà la possibilità di una seconda consecutiva gara casalinga contro il Perugia, un match da non fallire. Una partita da vincere a tutti i costi contro un avversario tosto e sicuramente più qualitativo rispetto alla Pro Vercelli. Ci aspettiamo la stessa verve e meccanismi di gioco ancor più oliati. E uno spogliatoio sempre più “bonificato” attraverso il mercato in uscita… Alla società, Marcolin e giocatori la palla! Let’s go, Liotru, let’s go!!!